Previdenza integrativa: 7 motivi per cui i fondi negoziali possono essere migliori dei privati

La previdenza complementare è ormai indispensabile per chi vuole integrare la pensione pubblica. La scelta tra fondi negoziali e fondi aperti può sembrare complessa, ma conoscere le differenze è il primo passo per pianificare al meglio il proprio futuro.

Il sistema previdenziale italiano ha subito profonde trasformazioni, rendendo evidente la necessità di strumenti di previdenza integrativa. Molti lavoratori si chiedono quale soluzione sia più vantaggiosa tra i fondi pensione negoziali, legati a contratti collettivi, e i fondi pensione aperti, accessibili a chiunque. Non si tratta solo di rendimenti, ma anche di costi di gestione, del ruolo del TFR e dei contributi del datore di lavoro.

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Previdenza integrativa: 7 motivi per cui i fondi negoziali possono essere migliori dei privati – trading.it

Secondo la COVIP, milioni di italiani hanno già aderito a un fondo, ma non sempre conoscono i reali vantaggi fiscali, come la deduzione fino a 5.164,57 € l’anno. La scelta dipende dal profilo professionale e personale, dal tempo a disposizione e dalla capacità di destinare risorse al risparmio. Comprendere questi aspetti consente di affrontare il tema con maggiore consapevolezza e di valorizzare al meglio i benefici della previdenza complementare.

Caratteristiche dei fondi pensione negoziali

I fondi pensione negoziali sono istituiti da accordi tra sindacati e associazioni datoriali e sono destinati ai lavoratori dipendenti di specifici settori. Un aspetto fondamentale è il contributo del datore di lavoro: chi sceglie di versare il proprio TFR in un fondo negoziale beneficia anche dell’apporto aggiuntivo dell’azienda, cosa che non accade con i fondi aperti. Secondo i dati COVIP 2024, i costi di gestione dei fondi negoziali sono tra i più bassi del mercato, con un’incidenza media intorno allo 0,2%, contro lo 0,8% dei fondi aperti.

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Caratteristiche dei fondi pensione negoziali – trading.it

Dal punto di vista dei rendimenti, la performance varia in base alla linea scelta (garantita, obbligazionaria, bilanciata o azionaria). Negli ultimi dieci anni, i fondi negoziali hanno offerto un rendimento medio annuo superiore al TFR lasciato in azienda, pur con oscillazioni legate all’andamento dei mercati finanziari. Il vantaggio principale resta dunque quello di unire la gestione collettiva a costi contenuti e l’integrazione dei contributi aziendali, che accrescono nel tempo il montante finale.

Fondi aperti e PIP: libertà e flessibilità

I fondi pensione aperti e i PIP, gestiti da banche, assicurazioni e società di gestione, sono accessibili a chiunque desideri costruire una rendita futura. Offrono un’ampia gamma di comparti di investimento, con diversi livelli di rischio e rendimento, permettendo al sottoscrittore di modificare la linea scelta durante il percorso. Questa flessibilità li rende adatti anche ai lavoratori autonomi o a chi cambia spesso settore e non ha accesso a un fondo negoziale.

Il principale svantaggio è rappresentato dai costi di gestione, sensibilmente più alti rispetto ai fondi negoziali. Secondo la COVIP, i costi totali annui possono variare dall’1% al 2%, con un impatto rilevante sul capitale accumulato nel lungo periodo. In compenso, questi strumenti possono offrire servizi aggiuntivi, come coperture assicurative in caso di invalidità o premorienza. Anche qui i vantaggi fiscali restano gli stessi: deducibilità dei contributi, tassazione agevolata sui rendimenti (20% contro il 26% degli altri strumenti finanziari) e riduzione progressiva dell’aliquota sull’assegno finale fino al 9% dopo 35 anni di partecipazione.

In sintesi, la differenza principale tra fondi negoziali e fondi aperti risiede nel rapporto tra costi, contributi aggiuntivi e accessibilità. I primi premiano chi è dipendente di un settore con un fondo di categoria, i secondi offrono libertà a chiunque, ma con spese più alte che riducono il rendimento netto nel lungo periodo. Entrambe le soluzioni, comunque, rappresentano un pilastro fondamentale per integrare la pensione pubblica e affrontare con maggiore sicurezza il futuro previdenziale.

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