Il 2029 si avvicina e tre titoli di Stato italiani stanno attirando l’attenzione di analisti e investitori. Cedole, prezzi e rendimenti raccontano scenari molto diversi, in un contesto di mercato dove ogni punto percentuale conta. Le strategie si dividono tra chi preferisce flussi cedolari generosi e chi, invece, punta a un guadagno più silenzioso ma fiscalmente efficiente. Un confronto che, a guardar bene, è anche uno spaccato del modo in cui oggi si interpreta la parola “investire”.
Sul tavolo, la partita si gioca tutta su numeri che parlano chiaro, ma che cambiano significato a seconda dello sguardo. Da una parte c’è il richiamo rassicurante di cedole alte e regolari, dall’altra la tentazione di acquistare sotto la pari, confidando nel rimborso a prezzo pieno. Nel mezzo, un’opzione che si propone come equilibrio, una via di mezzo che strizza l’occhio a entrambe le filosofie.

In un contesto economico ancora segnato da tassi in evoluzione e incertezze geopolitiche, ogni scelta obbligazionaria diventa un piccolo atto di previsione sul futuro. I BTP con scadenza nel 2029 offrono oggi un terreno interessante per osservare come numeri simili possano raccontare storie diverse. E, proprio come in un servizio di cronaca finanziaria, il dato nudo e crudo si intreccia con le motivazioni di chi lo interpreta, dando vita a tre approcci distinti ma ugualmente legittimi.
Il BTP con cedola generosa: stabilità apparente e rendimento visibile
Il BTP 3,35% 2029 si presenta come il volto rassicurante del gruppo. Prezzo di mercato poco sopra la pari, a 103,08 euro, e una cedola che garantisce flussi periodici consistenti. Il rendimento lordo, pari al 2,53%, scende al 2,11% netto dopo imposte, ma resta sostenuto dalla certezza del pagamento semestrale. La duration modificata di 3,58 anni indica una moderata sensibilità ai movimenti dei tassi: non si tratta di un titolo immobile, ma nemmeno esposto a scosse improvvise.

Gli esperti lo vedono come una scelta “di visibilità”: si paga qualcosa in più al momento dell’acquisto, ma si incassa con regolarità. In un contesto di inflazione più sotto controllo e tassi stabili, questa configurazione risulta appetibile per chi considera il flusso cedolare parte integrante della propria pianificazione. Tuttavia, rispetto ad alternative con prezzo vicino o sotto la pari, il rendimento netto effettivo può risultare meno competitivo, specialmente quando il focus è sul guadagno complessivo e non solo sulla regolarità degli incassi.
Il BTP scontato: rendimento netto e strategia fiscale
Sul versante opposto si colloca il BTP 0,45% 2029, titolo che deve la sua attrattiva non tanto alla cedola, quasi simbolica, quanto al prezzo di acquisto di 93,51 euro. Qui la leva è il capital gain: acquistare sotto la pari significa incassare, a scadenza, una differenza che pesa in modo favorevole sul rendimento netto. A fronte di un rendimento lordo del 2,40%, quello netto sale al 2,32% grazie a una tassazione più leggera sui guadagni in conto capitale rispetto agli interessi. La duration modificata di 3,40 anni rende il titolo leggermente meno sensibile alle variazioni di mercato.