Il tema delle pensioni torna al centro dello scontro politico e sociale, con una misura che ha acceso il dibattito anche dentro la maggioranza e ha fatto cambiare rotta al Governo.
Il Governo cambia rotta sulle pensioni anticipate e lo fa nel giro di poche ore, sotto la pressione politica e mediatica. La Manovra 2026 viene riformulata: salta la stretta sul riscatto di laurea, ma resta un intervento che inciderà sui tempi di uscita dal lavoro. Una retromarcia parziale che rassicura alcuni contribuenti e ne preoccupa altri.

Tra polemiche, correzioni lampo e un maxi-emendamento riscritto, l’esecutivo Meloni interviene su uno dei temi più sensibili della previdenza. Il risultato è un equilibrio fragile tra sostenibilità dei conti e aspettative di chi guarda alla pensione anticipata come traguardo prossimo.
Pensioni anticipate 2026: cosa cambia davvero tra riscatto di laurea e finestre mobili
La prima novità, ed è quella che ha fatto più rumore, riguarda il riscatto di laurea. L’ipotesi iniziale prevedeva che, a partire dal 2031, i periodi riscattati perdessero progressivamente valore ai fini della pensione anticipata, con una riduzione crescente fino a due anni e mezzo nel 2034. Una proposta depositata il 16 dicembre in Commissione Bilancio che ha scatenato reazioni immediate, soprattutto tra chi aveva già sostenuto costi rilevanti per riscattare gli anni universitari.
Nel giro di poche ore, dopo l’intervento diretto di Giorgia Meloni, il Governo ha deciso di accantonare completamente la misura. Il riscatto di laurea resta quindi invariato e continua a valere integralmente per la maturazione del requisito contributivo. Per chi ha già riscattato o sta valutando di farlo, questo significa che non cambiano le regole del gioco e che gli anni di studio mantengono lo stesso peso nel percorso verso la pensione anticipata.
Resta invece confermata l’altra modifica contenuta nel maxi-emendamento alla Legge di Bilancio 2026, quella sulle finestre mobili. A partire dal 2032, il tempo che intercorre tra il raggiungimento dei requisiti e la decorrenza effettiva dell’assegno si allunga progressivamente. Dai tre mesi attuali si passa a quattro mesi nel 2032, cinque nel 2033 e sei mesi nel 2034. I requisiti contributivi non cambiano e restano fissati a 42 anni e dieci mesi per gli uomini e 41 anni e dieci mesi per le donne, con adeguamento alle aspettative di vita, ma il pagamento della pensione slitta in avanti.
In termini pratici, un lavoratore che matura il diritto alla pensione anticipata continuerà a raggiungere lo stesso traguardo contributivo, ma dovrà attendere più a lungo prima di ricevere il primo assegno. È una misura che produce risparmi nel medio-lungo periodo e che si concentra su trattamenti previdenziali generalmente elevati, proprio perché legati a carriere contributive molto lunghe.
La riformulazione dell’emendamento segna quindi una marcia indietro sul riscatto di laurea, ma conferma una strategia di contenimento della spesa previdenziale attraverso il fattore tempo. Un equilibrio che il Governo ha scelto per evitare effetti retroattivi e nuove tensioni sociali, ma che rimanda comunque al futuro il confronto su come e quando andare in pensione in un sistema sempre più sotto pressione.