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Economia e Finanza

La Russia è entrata in default con un caso unico nella Storia: ecco chi è più esposto in Italia

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A mezzanotte di lunedì 27 giugno, la Russia è entrata in default con un caso unico nella Storia.

L’insolvibilità della Russia nei confronti dei debiti contratti l’ha resa virtualmente in una condizione di bancarotta. Tuttavia è la prima volta nella Storia che ciò avviene in questo modo.

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Sono 100 milioni di dollari gli interessi su due obbligazioni che hanno decretato lo stato di insolvenza e il conseguente default sul debito estero. La Russia in default per soli 100 milioni dovrebbe avere esaurito completamente le sue risorse finanziarie, così non è evidentemente. La causa dell’incapacità della Russia di ripagare i propri debiti è infatti da ricercare interamente nelle sanzioni economiche imposte dall’Occidente.

La Russia è stata isolata dal sistema finanziario internazionale impedendo così il normale svolgimento delle transazioni e dei pagamenti anche sulle obbligazioni. Fino a maggio la Russia è stata in grado di pagare grazie alle esenzioni concesse dall’amministrazione USA.

Le condizioni economiche del Paese non sono certamente delle migliori con sanzioni ed ambarghi economici sul fronte internazionale. Nonostante questo, i flussi di capitale provenienti da gas e petrolio sono stati abbondanti, considerando l’aumento dei prezzi superiore alla riduzione della domanda.

L’importanza del default russo sul piano economico

Per la stessa ragione è probabile che l’amministrazione russa rifiuterà la definizione di default, essendo inadempiente esclusivamente a causa di limiti materiali imposti dalla controparte. Il fallimento dello Stato russo è comunque importante sul piano economico, la Russia non potrà teoricamente più finanziarsi attraverso il ricorso al debito estero. Tra i campanelli d’allarme c’è l’esposizione di alcuni grandi istituti.

Intesa Sanpaolo ha circa 4 miliardi di euro di esposizione verso la Russia e ha registrato una svalutazione di 800 milioni di euro legate all’attività nel primo trimestre dell’anno. Unicredit aveva fino a tre mesi fa crediti verso il paese per un ammontare pari a 7,5 miliardi di euro.

Unicredit serve in Russia 1.500 aziende, di cui 1.250 sono aziende europee che stanno chiudendo o hanno già chiuso la loro attività nel Paese. A marzo erano particolarmente esposte anche Société Générale con 18,6 miliardi di euro, Raiffeisen Bank International, ING e Crédit Agricole. Gli istituti di credito stanno adottando le misure necessarie per ottemperare alle sanzioni, cercando una via d’uscita dal Paese.

Nel breve termine ci si aspetta che le conseguenze di questo default rimangano modeste. La Russia rimane in grado di finanziare la sua economia, ma non essendoci precedenti storici in questo senso è difficile prevedere cosa accadrà da ora in avanti.

Andrea Carta

Ha studiato Analisi Tecnica dei mercati finanziari e ha svolto la professione di trader indipendente fino al 2019. Appassionato di letteratura e scrittura creativa, concilia le sue conoscenze ed esperienze scrivendo articoli in tema finanziario, socio economico e politico

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