L’occupazione nel settore automobilistico può cambiare volto dopo l’ultima dichiarazione di Volkswagen

Volkswagen potrebbe delocalizzare la produzione non solo fuori dalla Germania ma anche dall’Europa orientale se persisteranno le condizioni di scarsità attuali.

L’ultimo segno della crisi energetica scatenata dall’invasione russa dell’Ucraina minaccia di cambiare il panorama industriale europeo.

Auto Volkswagen
Stock.Adobe

Il settore automobilistico potrebbe cambiare volto dopo che Volkswagen, la più grande casa automobilistica europea, ha dichiarato che spostare la produzione è una delle opzioni disponibili sul medio termine per fronte alla carenza di gas.

La casa automobilistica con importanti fabbriche dislocate in Germania, Repubblica Ceca e Slovacchia, si trova più di altre esposta alla crisi energetica. Questi sono infatti tra i Paesi più dipendenti dal gas russo in Europa. Le alternative a medio termine scarseggiano e si riverbera la sensazione di fragilità già sperimentata in un contesto di carenza di semiconduttori e interruzioni della catena di approvvigionamento.

Le preoccupazioni di Volkswagen, simbolo dell’attività economica dell’Eurozona.

La decisione della Russia di limitare le forniture di gas all’Europa ha sollevato preoccupazioni sul fatto che la Germania potrebbe essere costretta a un regime di razionamenti. Attualmente gli stoccaggi nel paese hanno raggiunto il 90% completando l’obbiettivo di sicurezza prima del previsto.

Tuttavia a causa della guerra commerciale secondo la Banca Mondiale il rallentamento economico proseguirà nei prossimi trimestri con i maggiori effetti che sconteranno nel corso del 2023. L’ipotesi di recessione potrebbe non essere del tutto da escludere in alcune aree, soprattutto in Europa. L’attività economica dell’Eurozona, potrebbe subire un impatto maggiore per le incertezze geopolitiche.

Gli analisti internazionali iniziano a guardare al futuro con molto meno ottimismo di prima. Secondo gli analisti di Fitch, il prodotto interno lordo potrebbe contrarsi con l’inizio di una recessione tra il 2023 e il 2024. Alzare i tassi di interesse per frenare l’inflazione riduce anche la quantità di denaro in circolazione; contrae di conseguenza anche gli investimenti e i consumi.

Aumenta l’avversione al rischio degli imprenditori a causa degli elevati costi energetici.

È in questo contesto che il produttore tedesco di materie plastiche Covestro AG, leader mondiale nello sviluppo di polimeri high-tech impiegati soprattutto nel settore automobilistico, pur non aspettandosi una carenza di gas questo inverno, non farà investimenti in Europa a causa degli elevati costi energetici.

L’Europa sudoccidentale o le zone costiere dell’Europa settentrionale, potrebbero essere avvantaggiate dato il migliore accesso al gas naturale liquefatto via mare. Per questo possono essere i nuovi potenziali candidati per uno spostamento della produzione tedesca. Già oggi il gruppo Volkswagen gestisce fabbriche in Portogallo, Spagna e Belgio, tutti paesi che ospitano terminali GNL.

Sebbene Volkswagen si sia preparata al meglio per la carenza di gas per questo inverno, ha detto di essere preoccupata per l’effetto che gli alti prezzi del gas potrebbero avere sui fornitori. Se la corsa dei prezzi della materia prima non verrà interrotta, le piccole e medie imprese energivore, avranno grossi problemi nella catena di approvvigionamento e dovranno ridurre o interrompere la produzione.

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