C’è un movimento sottotraccia che si sta facendo sempre più visibile tra le righe dei report degli analisti. Non si tratta di un’ondata di entusiasmo improvviso, ma di segnali che, letti con attenzione, indicano come il settore energetico statunitense, spesso dato per scontato, stia attraversando una fase tutt’altro che ordinaria. Alcune azioni considerate stabili e prevedibili sembrano oggi cariche di potenziale, proprio mentre l’attenzione degli investitori si concentra altrove. E mentre il prezzo del petrolio resta sopra livelli chiave, certi titoli iniziano a brillare di una luce diversa, più concreta, più silenziosa.
C’è sempre un momento in cui il mercato cambia ritmo, ma non lo fa mai con rumore. Lo si avverte dai piccoli segnali: una revisione al rialzo di un target price, un rating che si sposta da neutrale a positivo, o un flusso di capitale che si muove verso settori apparentemente tranquilli.

È ciò che sta accadendo nel cuore del comparto petrolifero americano. Le grandi banche d’affari hanno iniziato a guardare con più attenzione a titoli che sembravano aver già detto tutto. Ma la storia, a quanto pare, è ben lontana dal finale.
Perché le grandi dell’energia USA tornano a far parlare di sé tra analisi e capitali in movimento
Titoli come Exxon Mobil e Chevron continuano a restare centrali nel panorama energetico, ma con una rinnovata consapevolezza. Exxon Mobil, con una quotazione aggiornata di 112,23 dollari, riceve un target price medio di 126,05 dollari, pari a un potenziale di rialzo di circa il 12%. Gli analisti ne sottolineano la solidità finanziaria, i generosi piani di buyback e la capacità di adattarsi in un mercato ancora volatile. Non è solo questione di performance passata, ma di come la compagnia stia gestendo la sua traiettoria futura.

Anche Chevron, con un prezzo attuale di 149,92 dollari, mostra una struttura solida. Le stime degli analisti si muovono tra 161 e 165 dollari, con una crescita attesa fino al 10%. La compagnia resta ben posizionata in un contesto dove il greggio si mantiene sopra i 70 dollari, mentre continua a migliorare l’efficienza operativa. Il suo bilancio resta uno dei più robusti nel settore, con una capacità di generare valore anche in scenari meno favorevoli. In un’ottica di lungo periodo, questi due giganti mantengono una combinazione rara tra stabilità e potenziale.
Le “non protagoniste” che oggi sorprendono: BP, Occidental e Chord Energy alla ribalta
Fuori dai riflettori principali, ci sono titoli che stanno vivendo un momento molto interessante. BP plc, ad esempio, si attesta sui 31,92 dollari, mentre il target price medio è compreso tra 33,5 e 35,5 dollari, con un margine di crescita potenziale del 5–11%. Pur mantenendo un profilo più prudente, la società britannica risulta ancora sottovalutata in base alla sua capacità di generare utili costanti e alla tenuta in un contesto globale incerto.
Diverso il discorso per Occidental Petroleum, che oggi quota 42,63 dollari. Dopo mesi di performance deludenti legate a un debito elevato, l’azienda ha avviato un percorso deciso di deleveraging. Le nuove stime parlano di un target tra 50 e 58 dollari, che rappresenta un potenziale incremento del 17–36%. Il rating “Outperform” di più case di investimento suggerisce che qualcosa stia cambiando, e che il mercato potrebbe non essersene accorto del tutto.
Infine, Chord Energy, con i suoi 102,20 dollari, è forse il titolo meno noto al grande pubblico, ma quello con il potenziale più marcato. Le stime aggiornate indicano un target price tra 143 e 151 dollari, il che significherebbe un rialzo potenziale tra il 40 e il 48%. Gli analisti premiano la solidità operativa della compagnia e la sua efficienza nel gestire il capitale in un mercato a medio rischio. In un periodo in cui molti investitori cercano nuove storie, qui ce n’è una che si scrive silenziosamente, ma con fondamenta solide.