Prezzi pazzeschi per le materie prime, ma qualcosa sta cambiando e inizia col petrolio sotto i 100 dollari

La corsa dei prezzi nel settore delle materie sembra invertire la tendenza, in particolare il petrolio sotto i 100 dollari al barile mostra un chiaro segno del cambiamento delle prospettive future.

È un vento di ribassi, inatteso e sinistro in relazione a quello che gli investitori immaginano sarà la produzione futura.

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Stock.Adobe

La guerra in Ucraina ha messo in crisi le certezze sull’efficacia delle politiche monetarie espansive. Oggi il pericolo per l’Ue si concretizza anche nella possibilità dell’interruzione delle forniture a cui segue una vera e propria economia di guerra.

Mentre le bollette energetiche di gas ed elettricità sono destinate ad aumentare ciò che si intravede è la possibilità di una riduzione dell’inflazione più rapida del previsto. Il mercato delle materie prime può andare incontro a una contrazione. La tendenza a percepire il dollaro nel suo ruolo di bene rifugio sta confermando le preoccupazioni per una possibile recessione. La pressione ribassista è evidente su oro, petrolio, argento e rame.

Materie prime, gas Algerino, metalli pregiati

Non si arresta in questo contesto la ricerca di alternative al gas dell’Italia; la novità è l’accordo con l’Algeria, che ha deciso di aumentare il volume delle sue forniture di gas di altri quattro miliardi di metri cubi a partire dalla prossima settimana. Da inizio anno l’Algeria ha consegnato all’Italia 13,9 miliardi di metri cubi superando del 113% i volumi previsti. Il nuovo accordo prevede ancora una consegna entro l’anno di altri sei miliardi di metri cubi. La partnership energetica rafforza così la strategia di diversificazione dei fornitori di gas per l’Italia.

Il prezzo dell’oro ha proseguito a ribasso per la quarta settimana consecutiva, arrivando al minimo degli ultimi 10 mesi fino a 1.742 dollari, con un deprezzamento del 3,8% su base settimanale. Il rame arrivato a 3.345 ha visto il suo livello più basso da novembre 2020 chiudendo la settimana con un deprezzamento del 4,2%.

La spinta rialzista dei prezzi si è quindi interrotta sulla possibilità concreta dell’inizio di una nuova fase nelle tensioni internazionali, a iniziare dall’Ue, mancante delle risorse per controbilanciare l’interruzione degli approvvigionamenti energetici. A eccezione del gas europeo quindi, questo sta pesando su tutte le commodities più cicliche.

La discesa di olio, rame e metalli industriali, commodity agricole e infine anche gas naturale USA, ha attenuato le aspettative di inflazione e ha di conseguenza galvanizzato l’azionario.

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