Un’ondata di innovazione tecnologica sta facendo vibrare i radar di Wall Street, ma questa volta non si tratta dell’ennesima evoluzione dell’intelligenza artificiale. Qualcosa di più silenzioso ma potenzialmente travolgente si sta facendo largo tra gli analisti: il calcolo quantistico.
Un ambito affascinante, per anni confinato nei laboratori di fisica teorica, oggi comincia a trasformarsi in business reale, attirando capitali e attenzione globale. E c’è già chi parla di un nuovo “effetto Nvidia”, ma tutto proiettato su questa nuova frontiera. L’interesse per i titoli legati al quantum computing è in piena ascesa, e alcuni nomi stanno emergendo come potenziali campioni del futuro.

C’è un senso diffuso di déjà-vu tra chi osserva i mercati tecnologici. Come se, dopo la corsa all’oro dell’intelligenza artificiale, si stesse aprendo un nuovo capitolo, carico della stessa energia ma con prospettive ancora più profonde. In molti hanno cavalcato la scia di Nvidia, osservandone l’ascesa esplosiva trainata dalla domanda di chip per l’IA. Ora, gli occhi si stanno spostando altrove, verso qualcosa di meno visibile ma ancora più promettente. Il calcolo quantistico sta abbandonando l’immaginario fantascientifico e si sta trasformando in un’opportunità concreta, supportata da sviluppi tecnologici tangibili e da una domanda potenziale che attraversa settori strategici.
Non solo intelligenza artificiale: ecco perché il calcolo quantistico sta diventando il nuovo faro di Wall Street
Se l’intelligenza artificiale ha rivoluzionato la produttività e l’analisi dei dati, il quantum computing promette di risolvere problemi che nemmeno i supercomputer tradizionali potrebbero affrontare. È qui che si sta giocando la prossima partita: nella capacità di simulare sistemi complessi, ottimizzare processi, creare nuovi modelli in medicina, logistica, finanza e sicurezza. E gli investitori lo hanno capito.

Le startup specializzate in tecnologie quantistiche, come IonQ e D-Wave, stanno diventando i nomi più chiacchierati tra gli analisti. IonQ, con il suo modello orientato al cloud e hardware quantistici all’avanguardia, ha ottenuto rating estremamente positivi. Con un prezzo recente di 46,51 dollari, è al centro di valutazioni molto rialziste: Benchmark ha alzato il target a 55 dollari, Cantor Fitzgerald lo mantiene a 45 con giudizio “Overweight”. Gli analisti sono allineati su un consenso “Strong Buy”.
Anche D-Wave, meno conosciuta dal grande pubblico, ha iniziato a farsi largo tra gli osservatori del settore. Quotata con il ticker QBTS, registra un prezzo intorno ai 18,90 dollari e riceve stime comprese tra 15 e 20 dollari da diverse banche d’affari. A distinguerla è la presenza sul mercato con prodotti già commercializzati, un aspetto che la rende particolarmente interessante per chi cerca una scommessa concreta. In entrambi i casi, non si tratta più di pura speculazione, ma di partecipare a una trasformazione reale in atto.
Spopolano tra gli investitori anche i colossi tech: ecco il lato quantistico di IBM e Alphabet
Non ci sono solo startup tra i protagonisti di questa nuova corsa all’innovazione. Alcuni grandi nomi dell’hi-tech stanno integrando il calcolo quantistico nelle proprie strategie industriali. IBM, per esempio, è tra i pionieri più attivi grazie alla piattaforma IBM Quantum. Il titolo, attualmente intorno ai 285 dollari, è analizzato in ottica di lungo periodo, e il segmento quantistico viene considerato strategico per la crescita futura, anche se non ancora isolato nei report finanziari.
Alphabet (Google) non è da meno. Con il suo Quantum AI Lab, continua a investire in ricerca avanzata e innovazione, mantenendo un prezzo stabile attorno ai 185 dollari. Anche se il business quantistico non è ancora scorporato nei bilanci, le valutazioni da parte di Goldman Sachs, Barclays e Morgan Stanley si mantengono positive. In un momento in cui i mercati premiano la lungimiranza, questa esposizione indiretta ma consistente al settore quantistico offre un’alternativa più stabile rispetto ai titoli emergenti.
Il fascino del quantum computing sta proprio nel suo doppio volto: da una parte l’adrenalina delle startup in fase esplosiva, dall’altra la solidità delle multinazionali che stanno costruendo oggi ciò che domani sarà lo standard.