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Le multinazionali del tabacco crollano in Borsa: gli effetti potrebbero essere devastanti

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Secondo gli analisti la diminuzione del consumo di sigarette e dei prodotti da fumo, potrebbe portare entro 30 anni alla fine delle aziende connesse all’industria del tabacco.

Nel mondo del tabacco gli effetti del cambiamento delle politiche sanitarie a tutela dei consumatori, ha portato negli anni a un’attenzione sempre maggiore: regolamentazion degli spot pubblicitari, campagne di informazione, divieto di fumo nei locali, fino all’inclusione di messaggi diretti sulle confezione di sigarette e trinciati.

La notizia sorprendente giunge dalla Food and Drug Administration (FDA), l’agenzia governativa USA responsabile per la tutela della salute pubblica, il cui compito è anche quello di verificare la qualità degli alimenti dei medicinali e dei prodotti da fumo come il tabacco. La FDA, sotto la nuova mministrazione di Joe Biden, sta pensando di vietare la produzione di sigarette che abbiano un livello di nicotina tale da causare la dipendenza dalla sostanza.

Nonostante gli Stati Uniti siano i quarti produttori mondiali di tabacco, preceduti da Cina, India e Brasile, la produzione di tabacco negli Stati Uniti è diminuita significativamente a cominciare dal 1980, passando dao 180.000 impianti di coltivazione ai 10.000 di circa 10 anni fa.

Le maggiori industrie impegnate nel settore del tabacco si trovano ora più che mai in difficoltà. Nonostante abbiano dimostrato negli anni la capacità di continuare a trarre buoni rendimenti dal settore, i profitti incentrati su una politica di aumento progressivo dei prezzi, potrebbero non essere più sufficienti qualora vi fosse un cambiamento improvviso nella qualità percepita delle sigarette e della loro capacità di appagare il consumatore, privando le sigarette della loro capacità di compensare il bisogno fisiologico dovuto alla dipendenza della nicotina.

Mentre parallelamente aumenta la consapevolezza dei rischi legati al tabagismo e le politiche dei governi si fanno sempre più stringenti intorno al settore, British American Tobacco, la prima azienda al mondo per ricavi nel settore, produttrice del tabacco Lucky Strike, ha visto lunedì le sue quotazioni perdere in borsa oltre l’8% del loro valore. La stessa sorte è toccata il giorno seguente ad Atria Group, produttrice delle note Marlboro che ha visto le sue quotazioni crollare sotto il peso della notizia della imminente decisione, perdendo più di 11 miliardi di dollari di capitalizzazione.

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Investire nel settore del tabacco è ancora conveniente?

Nonostante gli investitori siano consapevoli da anni della rischiosità di un investimento in un settore divenuto tanto controverso, l’industria del tabacco e soprattutto le aziende americane come Atria Group, con una fetta di mercato pari a più della metà della produzione domestica, ha un importante potere lobbistico, visto il suo notevole peso sull’economia di alcuni degli stati americani come North Carolina, Kentucky, Virginia e Tennessee, la cui produzione genera introiti per più di 45 miliardi di dollari annuali.

Prima di dare per certa la morte dell’industria del tabacco, si aspettano battaglie e ricorsi legali, che potrebbero vedere posticipare per anni le modifiche alla legislazione vigente.

Qualcosa di simile è già successa nel Regno Unito quando un nuovo regolamento entrato in vigore il 20 maggio 2020, ha modificato le caratteristiche che le sigarette e il tabacco devono avere per essere vendute, vietando ad esempio il mentolo, in grado di generare una sensazione di freschezza durante la fumata, e più in generale filtrini e cartine aromatizzati, nonché tutti gli accorgimenti atti al fine di modificare la gradevolezza o l’intensità del tabacco.

Le restrizioni sono in linea con le politiche sociali per ridurre il numero di persone che si avvicinano al tabagismo. Un problema in UK  coinvolge sopratutto i giovani, con due terzi dei fumatori che iniziano prima dei diciotto anni.

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Gli effetti collaterali del proibizionismo

Nonostante le evidenze degli effetti che l’abitudine del fumo ha sulla salute, gli scenari futuri rimangono tuttavia incerti. È possibile nel breve termine che la riduzione della nicotina possa portare paradossalmente a un aumento della domanda, in quanto chi cerca l’appagamento dato dal suo effetto, cercherà di soddisfarlo fumando più sigarette di quelle che erano prima necessarie per raggiungere la soddisfazione.

È naturale immaginare che il divieto e la riduzione della qualità di tabacchi e sigarette, oltre ad avere un impatto negativo sul mercato del lavoro con migliaia di licenziamenti, può formare un mercato nero in cui trovate sigarette non adulterate, con alti livelli di nicotina o particolari caratteristiche di gradevolezza.

Andrea Carta

Ha studiato Analisi Tecnica dei mercati finanziari e ha svolto la professione di trader indipendente fino al 2019. Appassionato di letteratura e scrittura creativa, concilia le sue conoscenze ed esperienze scrivendo articoli in tema finanziario, socio economico e politico

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