Titoli di Stato (BTP) con rendimenti oltre il 4%, oscillazioni e strategia da seguire

I Titoli di Stato (BTP) con scadenze molto lunghe tornano a catalizzare l’attenzione del mercato grazie a rendimenti che, sulle durate più estreme, superano il 4% lordo.

L’ampia gamma di obbligazioni governative negoziabili sul mercato secondario offre nuove opportunità a chi cerca cedole più generose e margini di guadagno in caso di rialzo dei prezzi. L’orizzonte di investimento, tuttavia, richiede una valutazione attenta della propria propensione al rischio.

Uomo contento con cartello con su scritto BTP
Titoli di Stato (BTP) con rendimenti oltre il 4%, oscillazioni e strategia da seguire (Trading.it)

L’universo dei BTP ultralunghi si popola di emissioni che abbracciano decenni e intercettano strategie diverse, dalla ricerca del flusso cedolare alla possibilità di vendere quando le quotazioni risalgono. Nell’attuale scenario di mercato, le scadenze comprese tra il 2040 e il 2072 mostrano volumi di scambio significativi e una liquidità che agevola l’ingresso e l’uscita dal portafoglio. Per gli investitori abituati a diversificare il rischio, lo spettro temporale diventa un fattore da maneggiare con precisione, perché le variazioni di prezzo possono trasformare il lungo termine in un’opportunità da cogliere con consapevolezza.

La nuova corsa ai titoli di Stato (BTP) lunghi: rendimenti, prezzi e volumi di scambio

L’interesse crescente per i Titoli di Stato italiani con scadenze molto distanti nasce dalla possibilità di ottenere rendimenti più elevati rispetto alle emissioni a brevissimo termine. Le obbligazioni governative con durata residua di un paio d’anni si collocano tra il 2,20% e il 2,31% lordo, mentre le scadenze più remote, come quella del 1° marzo 2072, superano il 4% lordo. La distanza temporale dal rimborso funge da leva naturale per l’aumento del rendimento, elemento che continua ad attrarre investitori orientati a strategie di lungo respiro.

Rana che porta un sacco pieno di soldi
La nuova corsa ai titoli di Stato (BTP) lunghi: rendimenti, prezzi e volumi di scambio (Trading.it)

Il mercato secondario amplia ulteriormente le opzioni,  gli strumenti cominciano a essere scambiati dopo il collocamento iniziale, la varietà di emissioni si moltiplica e offre un ventaglio molto ampio che va dal 2040 al 2072. In questo arco temporale, l’investitore si trova davanti due linee strategiche complementari: da un lato, incassare cedole di valore significativo; dall’altro, sfruttare le oscillazioni dei prezzi per realizzare plusvalenze. I movimenti di mercato possono manifestarsi gradualmente, ma la volatilità sulle scadenze ultralunghe crea potenzialmente margini di vendita interessanti.

Il BTP con scadenza 2072 ne è un esempio emblematico. I prezzi di mercato, da quando è stato emesso, hanno oscillato tra un minimo di 55,53 e un massimo di 64,82, su 100 di valore nominale. Una forbice così ampia riflette un’attività di scambio intensa e rende chiara l’importanza della liquidità, che nel caso dei titoli di Stato italiani rimane generalmente elevata. L’investitore, infatti, può sempre cedere in anticipo una parte o l’intero ammontare investito, fissando anche un ordine limite per evitare vendite a livelli non desiderati.

I volumi rilevanti sulle scadenze lunghe confermano che lo Stato italiano, come emittente, continua a offrire strumenti facilmente negoziabili. Da questo deriva uno dei vantaggi percepiti dagli investitori: la possibilità di inserire queste emissioni nel portafoglio senza rimanere “bloccati”, con la consapevolezza che la durata non impedisce la vendita anticipata.

Come scegliere i titoli di Stato ultralunghi: propensione al rischio, strategie e casi pratici

La costruzione di un portafoglio che includa titoli con scadenze distanti,  da quindici a quasi cinquant’anni,  richiede un esame diretto della propria propensione al rischio. Le emissioni governative ultralunghe, pur offrendo rendimenti potenzialmente maggiori, introducono una rischiosità teorica legata alla distanza del rimborso. L’investitore deve valutare quanto è disposto a tollerare le oscillazioni naturali dei prezzi per ottenere cedole più corpose.

Chi dispone di un profilo di rischio medio-alto può destinare fino al 50% della componente obbligazionaria ai titoli con scadenza medio-lunga. La stessa quota si dimezza quando emerge una prudenza maggiore, pur senza rinunciare del tutto alle prospettive offerte dalle durate più estreme. Se invece il risparmiatore non intende esporsi alla volatilità, la scelta più coerente consiste nel selezionare una sola emissione e mantenerla fino al rimborso, incassando nel frattempo interessi di buon livello.

Le domande più frequenti degli investitori riguardano proprio il “come fare” per orientarsi tra durata, rendimento e prezzo. Molti si chiedono se sia meglio puntare sulle cedole o sulla possibilità di vendere quando il titolo sale. La risposta dipende dall’orizzonte temporale: chi vuole costruire un flusso cedolare stabile guarda alla regolarità degli interessi, mentre chi adotta un approccio più opportunistico osserva con attenzione il valore di mercato per cogliere eventuali rialzi.

Un’altra domanda ricorrente riguarda la rivendibilità dei titoli ultralunghi e la loro liquidità. Nel caso dei titoli di Stato italiani, i volumi di scambio confermano che la possibilità di uscire dall’investimento rimane elevata, anche quando si parla di scadenze al 2072. Questo consente di bilanciare il portafoglio distribuendo il rischio tra più emissioni e modulando l’esposizione secondo la propria strategia.

Anche la scelta del momento in cui acquistare rappresenta un tema molto ricercato. Le variazioni di prezzo registrate negli anni mostrano come l’ingresso a valori più contenuti possa aprire prospettive di rendimento più elevate, sia in termini di cedole sia di eventuali plusvalenze. La finestra temporale offerta dal mercato secondario permette di monitorare queste oscillazioni con continuità, individuando la soglia più coerente con i propri obiettivi finanziari.

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