Nel momento in cui due prestazioni economiche entrano in gioco, la scelta può diventare decisiva. Confrontando quanto offerto dalla NASpI con l’assegno di invalidità ordinaria emergono differenze importanti. Cosa spinge a preferire l’una piuttosto che l’altra? Valori, durate, requisiti contributivi e possibilità di svolgere attività lavorativa: sono solo alcuni degli elementi che fanno la differenza.
Nel racconto quotidiano di chi vive una situazione di difficoltà, emerge spesso il dubbio su quale beneficio possa offrire un supporto più sostanziale. Non si tratta solo di numeri, ma di condizioni concrete: serve sapere se la riduzione della capacità lavorativa è permanente, quanto contributi sono stati versati, o se la fine del lavoro è avvenuta in modo involontario.

La scelta tra NASpI e assegno ordinario di invalidità si fa ancora più rilevante nei momenti in cui entrambe le condizioni si verificano contemporaneamente. È importante conoscere termini, tempi e meccanismi di opzione per non trovarsi impreparati e scegliere in base a una riflessione che tenga conto di tutto ciò che ciascuna prestazione può garantire. Senza svelare subito ogni dettaglio, la riflessione diventa cruciale proprio quando la vita cambia.
NASpI e assegno di invalidità: incompatibilità e diritti di opzione
La NASpI è destinata a chi ha perso involontariamente un lavoro subordinato e ha versato almeno 13 settimane contributive nei quattro anni precedenti. Viene erogata a partire dall’ottavo giorno dopo la perdita dell’occupazione e dura per un periodo pari alla metà delle settimane contributive maturate, con un limite massimo di circa 24 mesi. L’importo si calcola sulla retribuzione media degli ultimi quattro anni, fino a un tetto stabilito annualmente. I titolari dell’assegno di invalidità possono aver diritto alla NASpI, ma non possono percepire entrambe le prestazioni contemporaneamente. L’INPS considera infatti incompatibile la NASpI con l’assegno ordinario di invalidità.

La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 4724 del 23 febbraio 2025, ha chiarito che chi già percepisce l’assegno ordinario ha diritto a fare richiesta della NASpI, purché la domanda sia presentata separatamente. Tuttavia, se l’assegno viene riconosciuto durante il periodo di fruizione della NASpI, diventa obbligatorio esercitare l’opzione entro 60 giorni. Si deve quindi decidere se sospendere la NASpI per passare all’assegno o continuare con la disoccupazione. Un passaggio delicato che richiede una valutazione accurata, soprattutto perché la decisione non può essere modificata automaticamente in seguito.
Quale prestazione potrebbe convenire di più sul piano economico e contributivo
Chi è in condizione di invalidità permanente pari o superiore al 67 % e ha versato almeno cinque anni di contributi (tre nei cinque anni precedenti alla domanda) può richiedere l’assegno ordinario di invalidità. Questa misura dura tre anni, rinnovabile fino a tre volte; dopo il terzo rinnovo diventa definitiva, con possibili controlli sanitari periodici. L’importo dipende dai contributi, ma se risulta inferiore al trattamento pensionistico minimo può essere integrato. È consentito lavorare percependo l’assegno, ma al superamento di soglie reddituali scattano riduzioni fino al 50 %.
La NASpI può inizialmente risultare più conveniente, perché spesso l’indennità di disoccupazione supera l’assegno ordinario. Inoltre, durante la NASpI viene riconosciuta contribuzione figurativa, utile per la pensione. Tuttavia, l’importo decresce del 3 % al mese dal quarto mese e può diventare meno vantaggiosa col tempo, mentre l’assegno mantiene un valore stabile. Chi vuole ottimizzare il sostegno può optare per la NASpI nei mesi iniziali, valutando poi il passaggio all’assegno quando diventa più conveniente.
Ogni scelta dipende da necessità personali, dal peso che si dà alla stabilità nel tempo o alla contribuzione per la pensione, e dalle prospettive lavorative.