I regali di Natale dal valore più alto di 150 euro saranno vietati. La regola fa già discutere ma non c’è modo di aggirarla: ci si deve adeguare
Manca ormai meno di una settimana al Natale, la festività più amata da grandi e piccini. In Italia, la tradizione vuole che le famiglie si riuniscano attorno alla tavola e condividano del tempo insieme, gustando le prelibatezze tipiche della propria città e regione e passando il tempo con qualche bel gioco di società. Immancabili i regali, da scartare allo scoccare della mezzanotte del 24 dicembre: quest’anno, però, c’è una nuova regola.
In merito ai regali di Natale, ognuno ha le proprie tradizioni. C’è chi in famiglia decide un importo massimo oltre al quale non si può andare e chi, invece, lascia libero spazio alla fantasia e permette a tutti di comprare ciò che gli pare. Altri ancora, invece, organizzano il Secret Santa, tradizione anglofona che però negli ultimi anni ha preso piede anche in Italia. Oggi parliamo della nuova regola dei regali, che non devono superare il valore di 150 euro.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il regolamento relativo al Codice di comportamento che tutti i dipendenti pubblici devono seguire, in linea con le raccomandazioni Ocse in materia di integrità di comportamento ed anti corruzione. Secondo questo regolamento, chi lavora nel settore pubblico deve rispettare alcune specifiche norme: nel caso di violazione, è previsto un meccanismo sanzionatorio anche piuttosto pesante. Innanzitutto, i dipendenti pubblici non possono chiedere compensi, regali o altre utilità e non possono neanche riceverli, tranne quelli di modico valore: la soglia è quella dei 150 euro.
Chiunque riceva quindi un regalo che superi questo valore, se è già stato recapitato e non c’è stato modo di dire di no, deve metterlo a disposizione dell’Amministrazione così che venga devoluto a fini istituzionali. Il regolamento, però, obbliga i dipendenti pubblici anche a comunicare la propria appartenenza ad organizzazioni ed associazioni che potrebbero interferire con le attività di ufficio, esclusi i sindacati e i partiti politici.
Infine, i dipendenti pubblici devono comunicare tutti i rapporti diretti o indiretti di collaborazione retribuita avuti con soggetti privati nei 3 anni precedenti l’inizio del lavoro presso quel determinato ufficio. Vige l’obbligo di informare se questi rapporti sussistono ancora.
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