Assegno sociale 2025: chi ha debiti con l’INPS rischia il blocco dell’importo? Facciamo chiarezza

L’Assegno sociale può essere trattenuto dall’INPS in caso di debiti con l’Istituto di Previdenza? Il dubbio assale molte persone.

L’Assegno sociale è una misura assistenziale riconosciuta dall’INPS a coloro che vivono una condizione economica di disagio. Spetta ai soggetti che hanno compiuto almeno 67 anni di età (ossia che hanno maturato l’età pensionabile) e che risiedono abitualmente in Italia da almeno 10 anni. È, inoltre, richiesto il possesso di un reddito annuo non superiore a 6.947,33 euro per i non coniugati e di 13.894,66 euro per i coniugati.

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Assegno sociale 2025: chi ha debiti con l’INPS rischia il blocco dell’importo? Facciamo chiarezza (trading.it)

Ma, nel caso in cui i percettori di Assegno sociale abbiano debiti non saldati con l’INPS, l’Ente è legittimato a trattenere (in tutto o in parte) la prestazione per soddisfare le proprie pretese creditorie? Ecco cosa stabilisce la legge.

Assegno sociale e debiti con l’INPS: quando la prestazione può essere trattenuta?

Il nostro ordinamento non contempla alcuna norma per la quale la percezione dell’Assegno sociale è preclusa nel caso in cui si abbiano debiti con l’INPS (ad esempio, per contributi non pagati). La giurisprudenza, però, ha specificato che le pensioni, gli assegni e le indennità che vengono pagati dall’INPS possono subire una penalizzazione.

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Assegno sociale e debiti con l’INPS: quando la prestazione può essere trattenuta? (trading.it)

In particolare, possono essere pignorati o ceduti entro la misura massima di un quinto del loro importo, se il debito deriva da rapporti che intercorrono tra il titolare della prestazione e l’Istituto di Previdenza. In tal caso, le trattenute per recuperare le somme dovute possono essere compiute anche sull’Assegno sociale, a condizione che l’importo che viene ceduto, sequestrato, pignorato o trattenuto non ecceda un quinto dell’Assegno stesso.

Tale regola si applica anche alle ipotesi in cui il debitore sia titolare di indennità di accompagnamento perché affetto da disabilità grave. Al riguardo, la Corte di Cassazione ha chiarito che non può essere considerata valida la compensazione superiore a un quinto effettuata dall’INPS tra il credito maturato nei confronti di un percettore di Assegno sociale e il debito contratto dall’INPS verso lo stesso soggetto per arretrati relativi all’indennità di accompagnamento. In tal caso, i giudici hanno specificato che l’Istituto di Previdenza può recuperare tramite trattenute sulla pensione, ma tenendo sempre presente il limite di un quinto.

Il debito nei confronti dell’INPS, infine, può derivare anche dalla percezione non dovuta di una prestazione previdenziale o pensionistica. In questi casi di parla di indebito e si tratta di un credito che l’Ente matura nei confronti dei soggetti che hanno ricevuto una misura a cui non avevano diritto. Se, poi, l’INPS ha dei debiti con lo stesso soggetto, allora invece di procedere con la restituzione dell’indebito viene compiuta la compensazione delle somme a debito, e viene pretesa solo la differenza.

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