La BCE raffredda l’economia ma i dati del secondo trimestre mostrano l’incoerenza degli sforzi

La BCE mostra tutta l’intenzione di rallentare la crescita del Pil che gli ingenti sforzi economici durante la pandemia sono riusciti a realizzare.

Il paradosso della politica della Banca Centrale Europea è un intervento sul mercato per tagliare sul nascere il Pil dell’eurozona, da lei stessa coadiuvato attraverso l’intervento nei due anni precedenti.

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Importanti segnali di recupero giungono dal mercato del lavoro e dalla crescita dei consumi. Mentre l’occupazione sale dello 0,4% rallentando rispetto al trimestre precedente, il Pil dell’eurozona cresce dello 0,8% rispetto ai primi tre mesi del 2022.

Il dato è reso noto dall’Eurostat ha rivisto al rialzo la stima preliminare e risulta superiore alle previsioni degli analisti. Anche l’Italia stupisce le aspettative recessive, la crescita dell’1,1% si mostra in controtendenza rispetto agli altri Paesi.

Aumenta la pressione sulla BCE; l’incoerenza della sua politica rischia di causarne il fallimento

Mentre moltiplicano i timori di rallentamento dell’economia e l’euro continua a perdere terreno sul dollaro, aumenta la pressione sulla BCE, responsabile diretta della moneta unica. Oltre alla motivazione palese della svalutazione monetaria l’elemento sotto la lente è il controverso aspetto del trattamento di alcuni rifinanziamenti erogati dalla BCE alle banche durante la crisi causata da lockdown e misure anti Covid. Le condizioni vantaggiose di questi hanno agevolato una gestione espansiva delle attività e dei crediti che ora contrastano in modo stridente con le condizioni che si stanno imponendo a imprese e famiglie, passando proprio dalle banche.

Il quadro complessivo rimane quindi complesso; lo scenario di rallentamento è previsto inevitabilmente nella prima parte del 2023. Allora la politica restrittiva insieme agli effetti dei prezzi delle materie prime comincerà a manifestarsi in maniera aggregata nell’encomia reale. Nel complesso la dinamica di crescita si traduce in un rialzo del Pil per l’UE del 4,1% su base annua.

Mentre inflazione e volatilità sui mercati energetici pesano sulle prospettive per il 2023, la comunicazione delle decisioni di politica monetaria attese per le ore 14.15 di oggi farà il paio con l’aspettativa creatasi con la fine dei flussi di gas da Nord Stream 1. Al momento la politica monetaria non è arrivata ancora a incidere significativamente sui tassi reali alimentando la necessità di interventi aggressivi. La conferenza stampa sarà l’unica indicazione che può fare la differenza nella reazione e nell’interpretazione dei dati da parte degli investitori.

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