Un’agevolazione fiscale confermata fino al 2027 promette di alleggerire la spesa per climatizzare casa. Dati, regole e casi concreti raccontano un incentivo che incrocia economia domestica ed efficienza energetica. Non solo numeri: dietro le percentuali c’è il racconto di chi ha già trasformato il proprio comfort termico in un investimento sostenibile.
Nei palazzi del centro e nelle villette di periferia, l’aria condizionata è diventata più di un semplice elettrodomestico: è un rifugio contro estati sempre più lunghe e inverni meno prevedibili. E mentre le temperature cambiano, anche la politica fiscale ha scelto di intervenire. Nel 2025, una misura inserita nella Legge di Bilancio ha riaperto un capitolo che interessa milioni di contribuenti.

Non si parla di un intervento straordinario, ma di un sostegno ripetibile, che entra di diritto nelle strategie delle famiglie italiane. L’incentivo non riguarda solo chi ristruttura: l’obiettivo è favorire un salto di qualità tecnologico, riducendo al contempo consumi e spese correnti. In alcune città, le richieste sono già aumentate rispetto allo scorso anno, segno che la notizia sta iniziando a circolare. Dietro a questa agevolazione ci sono regole precise, scadenze e percentuali che cambiano nel tempo, ma anche storie reali di chi ha deciso di coglierla al volo. Come spesso accade, non è solo questione di soldi: è la percezione di investire nel benessere domestico e nella sostenibilità, un tema sempre più centrale nell’agenda pubblica.
Il quadro normativo e l’impatto sulle famiglie
Secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate, il bonus condizionatori 2025 consente di detrarre dall’IRPEF il 50 % della spesa sostenuta per la prima casa e il 36 % per altri immobili. Il massimale è di 96 000 € per unità immobiliare, con detrazione suddivisa in dieci quote annuali. Una struttura pensata per diluire il beneficio e renderlo sostenibile per le casse dello Stato. La misura resterà in vigore fino al 2027, ma con una riduzione delle aliquote: dal 2026, infatti, tutti avranno diritto solo al 36 %.

L’agevolazione si applica anche senza ristrutturazione, purché l’impianto sia ad alta efficienza energetica, spesso con pompa di calore integrata. Nei casi in cui si sostituisca un vecchio impianto con uno nuovo a basso consumo, è possibile accedere all’Ecobonus, che prevede requisiti tecnici più stringenti ma garantisce percentuali simili. Secondo l’ENEA, nel 2024 oltre 200 000 famiglie hanno già beneficiato di incentivi analoghi, ottenendo un taglio medio della bolletta elettrica fino al 30 %. Numeri che raccontano un fenomeno crescente, non solo in estate: l’uso invernale della pompa di calore riduce il consumo di gas e rende l’impianto un alleato per tutto l’anno.
Iter e opportunità collegate
La procedura per ottenere la detrazione è chiara, ma va seguita senza errori. Il pagamento deve avvenire con bonifico “parlante”, riportando causale con riferimento normativo, codice fiscale del beneficiario e dati del fornitore. Fatture e ricevute vanno conservate, mentre per gli interventi che rientrano nell’efficienza energetica la comunicazione all’ENEA deve essere inviata entro 90 giorni dalla fine dei lavori, tramite credenziali SPID o CIE.
Se l’installazione avviene durante una ristrutturazione edilizia, entra in gioco anche il Bonus Mobili, con una detrazione del 50 % su spese fino a 5 000 € per arredi ed elettrodomestici. Una sinergia che può moltiplicare il vantaggio fiscale. A Bologna, ad esempio, una coppia ha installato due unità a pompa di calore per 5 800 €, ottenendo una detrazione complessiva di 2 900 €, più 1 500 € grazie al Bonus Mobili. A Torino, una famiglia ha scelto un modello con classe energetica A+++, riducendo i consumi elettrici di circa 280 € annui.