Buone notizie per i metalli preziosi: gli scenari sull’oro, argento e platino

A settembre l’oro ha avuto il suo mese più volatile e ora affronta i venti contrari dovuti alla forza del dollaro Usa e dei rendimenti sul mercato obbligazionario.

Entrambe le variabili saranno smorzate in caso di un intervento meno aggressivo sui tassi di interesse.

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Una nuova salita del metallo giallo è possibile a partire dall’impossibilità della Fed di ridurre l’inflazione senza un danno collaterale eccessivo sull’economia rispetto ai suoi benefici. Se il dollaro non è più supportato dalla spinta dell’aumento dei tassi di interesse e le obbligazioni scontano a causa di questi sui rendimenti una possibile recessione, entrambe le variabili possono lasciare spazio al ritorno degli investimenti sull’oro.

Il metallo giallo può essere arrivato al minimo di questo ciclo ribassista; Le intenzioni della Fed possono mutare in relazione a uno stallo evidente nella crescita degli Stati Uniti.

Le ultime rilevazioni relative all’indice ISM dipingono un quadro negativo sia in termini di scorte che di nuovi ordini. Lo stesso accade sul mercato del lavoro che rallenta rispetto al dato del mese precedente. Anche gli indicatori prospettici dell’inflazione sono scesi in modo significativo. Questi includono ad esempio i prezzi delle auto usate, diminuiti per diversi mesi consecutivi.

Le aspettative sull’oro e l’inefficacia degli sforzi sull’inflazione della Federal Reserve

Le aspettative sull’oro si sconteranno con un cambio di mano dei futures entro l’inizio del 2023. In questo trimestre i mercati prezzeranno il raggiungimento del massimo per i tassi della Fed e in parte per i rendimenti a lungo termine delle obbligazioni. In questo senso l’evento più importante è stato la pubblicazione dei dati di settembre dell’indice dei prezzi al consumo Usa. Questi incideranno contemporaneamente sul mercato valutario e sul prezzo dei future dell’oro.

L’oro tende a performare bene in scenari recessivi; ci sono due probabilità su tre che lo scenario sia favorevole per un nuovo trend rialzista. La prima ipotesi a favore è un’inflazione che sale in modo ostinato, attestandosi a nuovi record nel primo trimestre 2023. Questo dovrebbe dare sostegno ai prezzi così come una revisione della politica restrittiva a fronte di un’inflazione rientrata sotto controllo.

In entrambi i casi l’oro potrebbe salire avvicinandosi a quota 2.000 dollari l’oncia entro il secondo trimestre del prossimo anno. Entrambi gli scenari sono includono un’economia in recessione, motivata indirettamente nel primo caso da una perdita del controllo dell’inflazione e in modo diretto nel secondo con il rallentamento dell’inflazione dovuta a quella dei consumi.

Nel secondo caso ciò allenterebbe la pressione al rialzo anche sui rendimenti obbligazionari riducendo l’interesse speculativo e anche la spinta sulla quotazione del dollaro.

Lo scenario ribassista per l’oro; in quale caso le quotazioni possono crollare?

Nello scenario ribassista invece la Fed adotterebbe un approccio molto più aggressivo a prescindere dagli effetti recessivi sul breve termine. Così facendo aumenterebbe prezzo del dollaro e i rendimenti obbligazionari portando nell’immediato a una ulteriore liquidazione delle posizioni sull’oro. Oltre questo se la Fed riuscisse a ridurre comunque l’inflazione in un contesto economico non compromesso allora l’interesse per il metallo prezioso scenderebbe ulteriormente arrivando fino ai 1250 dollari all’oncia.

Argento e Platino; correlazioni, prospettive e differenze

Anche l’Argento correlato con l’oro e con l’attuale contesto macroeconomico passa in primo piano tra le commodity per la grande variazione avvenuta a settembre. Il prezzo dell’argento è infatti passato nell’ultimo mese da livelli di poco inferiori a 18 dollari fino ai massimi di 21 dollari l’oncia. Un incremento di circa il 17% che a differenza dell’oro può aumentare in prospettiva di un rallentamento dell’inflazione e perciò di una ripresa delle aspettative di crescita del settore industriale. In questo senso sull’argento sembra che tutte le cattive notizie siano state prezzate. Il sentiment in generale è estremamente negativo e nei prossimi mesi la domanda industriale di argento resterà probabilmente contenuta.

La motivazione principale oltre naturalmente la contrazione degli investimenti anche la dinamica del prezzo del gas in Europa che rende difficili le prospettive economiche per i costi di produzione.

Tra i metalli preziosi segue il trend ribassista dell’oro anche il Platino sceso ai minimi nell’ultimo mese dei 830 dollari l’oncia. La rottura al ribasso è stata contenuta e il platino è poi risalito fino a livelli superiori ai 900 dollari, correlato al il più ampio rialzo dell’oro e dell’argento. Le prospettive del platino mantengono correlazioni simili a quelle dell’argento e molto meno rispetto a quelle dell’oro. Non essendo un bene rifugio rimane correlato più all’andamento del settore manifatturiero e all’industria automobilistica. Per questo le prospettive sul platino rimangono deboli con prezzi che rimarranno contenuti sotto i mille dollari all’oncia.

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