Cartelle esattoriali: errori da non commettere quando si riceve un avviso di pagamento dal Fisco

Ricevere una o più cartelle esattoriali non è mai una buona notizia, ma se accade è bene sapere come comportarsi per evitare errori aggravanti.

A partire dal 30 aprile sono iniziati i nuovi controlli da parte del fisco, in seguito alla conclusione del periodo di rateizzazione concesso per le cartelle esattoriali precedenti all’emergenza Covid.

Cartelle esattoriali: errori da non commettere quando si riceve un avviso di pagamento dal Fisco

Molti italiani riceveranno cartelle esattoriali a fronte degli accertamenti eseguiti da parte dell’Agenzia delle Entrate. È bene sapere come comportarsi in caso di notifica di un mancato pagamento di tasse e imposte.

Se, infatti, un contribuente non rispetta gli obblighi fiscali a suo carico potrebbe ricevere dal Fisco un’intimidazione al pagamento. Si tratta di un avviso con il quale l’Agenzia delle Entrate chiede al cittadino di regolarizzare i debiti.

Quando si riceve un avviso di intimidazione al pagamento, il contribuente ha diverse opzioni a cui può accedere. Una di queste riguarda la possibilità di chiedere la rateizzazione del pagamento.

Cartelle esattoriali: come comportarsi per evitare errori

Dopo aver ricevuto l’avviso di intimidazione da parte del Fisco, il contribuente può chiedere la dilazione di pagamento. In questo caso, è necessario presentare un’opportuna domanda entro 5 giorni dalla ricezione dell’avviso.

Tuttavia, la normativa in vigore stabilisce quali sono i casi specifici a cui è concesso l’accesso alla dilazione di pagamento e come effettuarne richiesta. Ciò vuol dire che quest’opportunità non è concessa indistintamente a tutti i debitori. La legge, infatti, prevede comunque delle limitazioni.

Cominciamo col dire che è possibile rateizzare il pagamento dei debiti dovuti all’Agenzia delle Entrate entro un tetto massimo di 60.000 euro, inviando richiesta direttamente sul portale del Fisco. In questo caso, il contribuente può accedere con le proprie credenziali digitali e andare nella sezione “Riscossioni”. In ogni caso, è possibile richiedere fino ad un massimo di 72 rate, spalmate su 6 anni.

Se, invece, l’importo dei debiti dovesse essere superiore a 60.000 euro è opportuno inviare richiesta tramite PEC e seguire una procedura più articolata. In questo caso, occorre allegare anche l’ISEE valido del nucleo familiare. In questo modo, è possibile dimostrare di trovarsi in una situazione economica svantaggiata, che impedisce al contribuente di saldare il debito in un’unica soluzione.

Anche in questa circostanza, è possibile chiedere una dilazione di pagamento che non sia superiore a 72 rate, in 6 anni.

Cosa succede quando si chiede la rateizzazione dei debiti al fisco?

Quando il contribuente si avvale del diritto ad ottenere la dilazione di pagamento dei debiti di cui è titolare nei confronti dell’Agenzia delle Entrate, automaticamente va in contro:

  • Alla sospensione totale di tutti i termini di prescrizione e decadenza del contribuente;
  • Il debitore non può ricevere nuovi fermi amministrativi o delle ipoteche;
  • Il contribuente non può avviare qualsiasi tipo di procedura che preveda l’esecuzione forzata.

Oltre ad avere la possibilità di chiedere ed ottenere la rateizzazione dei pagamenti dei debiti dovuti al Fisco, il cittadino debitore può avvalersi del cd ravvedimento operoso.

Si tratta di un provvedimento del 1997, che permette al contribuente di sanare la situazione debitoria in maniera autonoma.

In questo caso, però, sono previste delle sanzioni e degli interessi in mora che aggravano leggermente la posizione debitoria del contribuente.

Lo strumento del ravvedimento operoso è accessibile nel caso in cui il debitore si accorga di aver dimenticato totalmente o parzialmente di versare le tasse o le imposte dovute. In questo caso, dunque, il cittadino può regolarizzare la condizione debitoria, quando egli non abbia ancora ricevuto alcuna notifica da parte dell’Agenzia delle Entrate.

È fondamentale che il pagamento avvenga in modalità spontanea, senza la presenza di un richiamo amministrativo.

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