Pechino risponde ai paesi occidentali: è ancora sicuro investire sulla Cina?

La Cina è protagonista dell’economia globale e ha un ruolo centrale nell’equilibrio geopolitico. È sicuro oggi investire sugli asset cinesi?

Le richieste di Unione Europea e Usa non sono in linea con le politiche cinesi nella risoluzione dei conflitti. Il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin durante la conferenza stampa di lunedì 28 febbraio ha chiarito che la Cina non intende danneggiare la normale cooperazione commerciale nello spirito del rispetto e vantaggio reciproco tra Mosca e Pechino.Bandiere Usa Cina Europa

Pechino si offre di collaborare solo in caso di una soluzione diplomatica astenendosi dalle risoluzioni Onu che chiedono la condanna delle azioni di Mosca.

Secondo quanto rivela il New York Times, citando fonti dell’amministrazione americana, i vertici cinesi sapevano avevano un certo livello di conoscenza dei piani o delle intenzioni di Mosca di invadere l’Ucraina. La Cina chiese alla Russia di non invaderla prima del 20 febbraio, quando si sarebbero concluse le olimpiadi invernali.

Russia e Cina non nascondono l’evidenza di un intesa e un possibile fronte comune che mette in discussione l’ordine guidato dalla Nato. L’alleanza non è mai stata chiarita sul piano militare. Non è improbabile che la Cina possa agire in modo ambiguo nei confronti di tutti i paesi già coinvolti.

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Pechino risponde ai paesi occidentali: come la Cina può competere con gli Stati Uniti

Senza escludere la continuità degli accordi commerciali, Pechino continua a fare accordi mantenendo la giusta distanza tra i suoi interlocutori. La Russia ha recentemente aderito al sistema di pagamenti alternativo bilaterale messo a punto dalla Cina. Questa non ha mai nascosto l’ambizione di voler rendere lo yuan uno strumento di pagamento internazionale.

Russia e Cina avrebbero in linea teorica la possibilità di creare un sistema alternativo di pagamenti basato sulla convertibilità in oro. Un ritorno in grande stile del gold standard, che lascerebbe gli Stati Uniti particolarmente deboli nella sua pretesa di continuare a imporre il dollaro come valuta internazionale.

I due Paesi hanno insieme 4600 tonnellate di oro più del 50% del totale detenuto dagli Stati Uniti. L’importanza di questo dato è che i due paesi avrebbero oggi modo di utilizzare le proprie riserve facendo si che una delle valute nazionali superi per affidabilità quella del dollaro USA. Gli Stati Uniti hanno perso terreno nella propria influenza morale e di guida democratica con la maggiore evidenza durante l’amministrazione Trump.

Pechino risponde ai paesi occidentali e fa leva sulla sua importanza economica e commerciale

È passato più di un decennio da quando la Cina ha superato il Giappone. Oggi il Paese è diventato la seconda potenza economica mondiale dietro gli Stati Uniti in termini di PIL. Si prevede che la Cina supererà gli Stati Uniti tra il 2028 e il 2033. Con una popolazione molte volte superiore a quella degli Stati Uniti e più longeva, la Cina può compensare il minore Pil pro-capite tramite il maggiore contributo individuale.

Man mano che i consumatori cinesi aumentano il loro potere d’acquisto e la fiducia nello sviluppo economico futuro, è ragionevole aspettarsi che anche le aziende ne traggano beneficio. Secondo un rapporto pubblicato dagli analisti di Morgan Stanley nel 2021, la spesa dei consumatori cinesi è destinata a raddoppiare entro il 2030. Questo è possibile grazie a una maggiore attenzione alla spesa sociale, alle politiche per sostenere l’economia domestica, l’aumento del reddito delle famiglie nonché i progressi tecnologici e quelli demografici. Lo sviluppo di settori quali la robotica, la presenza abbonante di terre rare e l’indipendenza energetica, hanno dato alla Cina una grande autosufficienza nel suo ciclo produttivo.

Un esempio della lungimiranza dei piani cinesi: la sfida nel settore dei semiconduttori

La Cina ha intrapreso il proprio viaggio per l’indipendenza nella catena dell’approvvigionamento dei semiconduttori già a partire dagli anni ’90. I semiconduttori, conosciuti anche come chip o circuiti integrati, sono alla base di tutte le tecnologie digitali attuali nonché delle componenti hardware.

La catena del valore dei semiconduttori è composta da fasi distinte. La loro creazione è un processo molto complesso, perché richiede circa 700 passaggi. Ancora oggi in questo settore gli USA detengono la prima o la seconda posizione in quasi tutti i segmenti principali della loro realizzazione. La Cina ha attualmente una quota di mercato del 6% a differenza del 39% degli USA.

Dal 2014 la Cina ha apertamente espresso l’intenzione di realizzare un’industria che possa mettersi a diretta competizione degli Stati Uniti. A fronte della protezione dei propri interessi nazionali, nel 2018 il Congresso USA ha approvato due disegni di legge per limitare gli investimenti e le esportazioni legati alla tecnologia in Cina. Le limitazioni sono l’espressione materiale della divisione ideologica e della relazione conflittuale tra i primi rappresentanti delle economie occidentali e orientali.

A cosa servono i semiconduttori e come la Cina ha avvantaggiato il settore nel suo Paese

In risposta a queste sfide, la Cina ha intensificato il proprio impegno per rendere autosufficiente la propria industria. Il Consiglio di Stato cinese ha annunciato l’eliminazione per 10 anni delle imposte sul reddito delle aziende produttrici di chips. Nel 2020 è stata decretata l’esenzione da alcune tariffe di importazione, nonché sussidi diretti dallo Stato a questo tipo di industria.

Alla fine dello stesso anno la Cina ha dichiarato che la scienza e la tecnologia sono la massima priorità nazionale. Tra il 2012 e il 2020 la Cina ha triplicato la propria capacità di produzione di chip. Oggi detiene tra il 15 e il 22% della produzione globale di semiconduttori. Più del 20% della produzione di chip per telefoni cellulari e di processori video per televisori ad alta definizione è cinese. Per questo motivo sono cinesi circa il 40% degli smartphone del mondo, nonché il 25% circa delle vendite mondiali di PC.

Nonostante questo scenario sembri nell’immediato particolarmente attraente per gli investitori l’evoluzione dello scenario può nascondere il rischio di importanti cambiamenti normativi per gli investimenti stranieri. Le condizioni economiche favorevoli possono venire interrotte o messe a rischio da più importanti obbiettivi di natura territoriale.

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L’equilibrio dell’Unione Europea tra oriente e occidente

Ne è un esempio il fallimento della Via della Seta cinese, un progetto finalizzato all’integrazione economica e geografica della regione euroasiatica per mezzo di accordi commerciali. Tra queste soprattutto infrastrutture, come porti e ferrovie. In alternativa al gigantesco e avveniristico progetto di integrazione continentale portato avanti dalla Cina, l’Europa ha invece preferito un’alternativa in grado di garantire l’autonomia decisionale e l’indipendenza economica. L’opacità delle intenzioni cinesi e il suo grande peso economico, nonché l’assenza di una democrazia parlamentare, potrebbe rivelarsi eccessivamente ingombrante.

L’impossibilità di allinearsi alla visione dei diritti civili e politici occidentali, è stato il campanello d’allarme su cui gli Stati Uniti sono riusciti a fare presa sui governi europei. Dal punto di vista strategico Biden è disposto a offrire all’Italia e all’Unione Europea l’opportunità economica di un piano infrastrutturale esplicitamente in concorrenza con la Belt and Road. Questo suggerisce che la tendenza a generare sistemi di potere centralizzati, come quello cinese, crea quelle basi di consenso tali da sopperire al sospetto dei paesi democratici, che possono in cambio avvantaggiarsi da accordi commerciali.

Dalla Seconda guerra mondiale a oggi gli Stati Uniti sono stati il centro economico e politico dell’Occidente. In seguito al crollo delle potenze sovietiche anche della restante parte del mondo. Oggi questa egemonia sembra scivolare velocemente verso l’Oriente. Quelle che erano economie emergenti, hanno saputo organizzare la loro politica interna escludendo larghe fasce di dissenso e velocizzando i loro processi decisionali. La Cina ha centralizzato l’economia e preso parti funzionali del modello capitalista. In questo modo è stata capace di ridare lustro al suo paese, non solo dal punto di vista finanziario ma anche da quello della credibilità internazionale.

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