Cina: si pensa a una riforma del mercato azionario

I politici cinesi per arginare il debito spingono affiché il mercato azionario del paese svolga un ruolo più importante nel finanziamento dell’economia.

Cina e tribunali

La scorsa settimana gli alti funzionari riuniti a Pechino hanno annunciato di voler riformare il mercato azionario nel 2021, spingendo verso maggiori vendite di azioni da parte delle aziende locali. Le proposte prevedono l’introduzione di  nuovi strumenti di copertura o l’ampliamento del limite di prezzo giornaliero sulle azioni, queste manovre potrebbero aumentare la liquidità e aiutare ad attrarre capitali stranieri. L’idea della riforma sarebbe anche quella di promuovere degli investimenti più maturi.

Man mano che l’andamento economico migliorerà, la Cina vorrebbe aumentare anche il costo del prestito, puntando al mercato azionario come fonte alternativa di finanziamento.

Se lo scorso anno i tagli sui tassi d’interesse e le iniezioni di liquidità da parte della banca centrale hanno fatto sopravvivere le aziende cinesi, quest’anno l’accumulo di debito è un forte rischio per il sistema finanziario. Le misure includono la  modifica del sistema per le offerte pubbliche iniziali (IPO) sulle principali borse di Shanghai e Shenzhen, così che molte aziende possano riuscire a ridurre il debito arretrato in attesa di essere quotate. Per le aziende, diviene sempre più difficile accedere al mercato azionario, l’idea del regolatore è quella di iniziare a fissare limiti sempre più alti per coloro che vogliono vendere le proprie azioni.

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Le revisioni in atto nel mercato azionario cinese

La maggior parte delle 4.000 azioni cinesi si può spostare del 10% in entrambe le direzioni, sia in rialzo che ribasso. Certamente, vi sono stati degli allentamenti delle restrizioni sulle azioni singole e questo ha avuto un impatto sul mercato, infatti, avere a disposizione una  fascia di negoziazione più ampia potrebbe incoraggiare un trading più attivo, che migliora la liquidità del mercato. Tra i cambiamenti da attuare, la Cina vorrebbe avere a disposizione un programma guida basato sulla registrazione per le IPO ed espanderlo a tutte le sedi di negoziazione. Attualmente, il regolatore controlla le vendite di azioni  sulle principali borse di Shanghai e Shenzhen, e questo controllo rende il mercato azionario inaccessibile per molte piccole società. Il sistema è stato adottato dallo Starboard nel 2019 e implementato sul ChiNext nel 2020.

Il mese scorso l’autorità di regolamentazione dei valori mobiliari ha annunciato che le modifiche e le revisioni sono in attuazione e che stava procedendo in maniera organizzata per portare avanti questo processo. L’obbiettivo sarebbe avere un mercato primario più accessibile ed efficiente, in cui la valutazione è determinata dagli investitori.

A fine gennaio in Cina  vi erano più di 800 aziende in fila  con la volontà di essere quotate. L’aumento delle restrizioni però, non darà spazio a tutti.

In generale, gli investitori internazionali erano restii a esporsi ai titoli onshore, per la scarsità di strumenti di copertura come futures e opzioni, e questa è stata una delle quattro preoccupazioni sollevate da MSCI Inc.  Le maggiori restrizioni sui futures su indici, comporterebbero un aumento degli investimenti esteri, infatti, questo strumento è il più semplice ed economico per coprire le posizioni e per gestire il rischio, un rischio che è inevitabile nei fondi d’investimento.

Il mercato azionario cinese, diversamente dagli Stati Uniti, ha un meccanisco di scambio T+1, e quindi  gli investitori possono vendere le loro azioni solo il giorno dopo l’acquisto.

L’impatto di questo meccanismo è che un trading di tale genere è preferito dagli speculatori e dai trader ad alta frequenza, perché possono trarre profitto dalle fluttuazioni intraday. Anche se in tale modo aumenta la liquidità, aumenta nettamente anche la volatilità dei mercati e contemporaneamente i mercati risultano essere più efficienti.

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