Il tema del riscatto della laurea accompagna da anni chi guarda al proprio futuro previdenziale. Per alcuni è una scelta di convenienza, per altri un costo che non porta benefici immediati. Ma in quali casi conviene davvero e quando invece rischia di essere solo una spesa in più?
Parlare di pensione per un trentenne può sembrare prematuro, eppure strumenti come il riscatto degli anni di laurea sono stati introdotti proprio per permettere di costruire con anticipo una posizione contributiva più solida. Le regole sono chiare: si possono riscattare i periodi corrispondenti alla durata legale del corso di studi, a condizione che si sia conseguito il titolo. L’onere si calcola con due sistemi: la riserva matematica per periodi antecedenti al 1996 e il calcolo percentuale per i periodi successivi.

Molti si chiedono: conviene davvero? Le variabili sono numerose. Il riscatto può anticipare l’età di pensionamento, aumentare l’anzianità contributiva o semplicemente incidere sull’importo della pensione di vecchiaia. Secondo i tecnici dell’INPS, resta uno strumento utile soprattutto a chi avrà una carriera stabile e continuativa. Per chi invece è disoccupato, la convenienza si riduce, ma non scompare del tutto: l’onere può essere pagato a rate, è deducibile fiscalmente e può quindi rappresentare una forma di risparmio a lungo termine.
Come funziona il riscatto della laurea e chi può beneficiarne
Il riscatto laurea è disciplinato dal D.P.R. 917/1986 e successive modifiche. Possono richiederlo tutti coloro che hanno conseguito un diploma universitario, una laurea triennale, una laurea specialistica, un dottorato di ricerca o un diploma di specializzazione. La condizione essenziale è che sia stato versato almeno un contributo effettivo da lavoro.
Dal 2019 è disponibile anche il cosiddetto riscatto agevolato, introdotto con il “Decreto crescita”, che consente di calcolare l’onere con un criterio più leggero: il 33% del minimale contributivo annuo (circa 5.800 € per anno riscattato). Questo sistema è rivolto in particolare a giovani e lavoratori con redditi medio-bassi. La richiesta si presenta online sul portale INPS e può essere estesa fino a un massimo di 10 anni, a seconda della durata del corso di studi.

Secondo l’INPS, le domande di riscatto sono in aumento: nel 2024 si sono superate le 35.000 richieste, segno che cresce l’attenzione verso questo strumento. Tuttavia, la valutazione resta personale: il riscatto consente di far valere anni di contributi che altrimenti andrebbero persi, ma non produce effetti automatici sull’ammontare della futura pensione.
I vantaggi fiscali e i limiti per chi sceglie il riscatto
Uno degli aspetti più discussi riguarda i benefici fiscali. L’onere del riscatto è infatti deducibile dal reddito imponibile IRPEF, riducendo l’imposta da pagare. Ad esempio, chi versa 6.000 € può recuperare in dichiarazione una parte rilevante della spesa, a seconda della propria aliquota. È inoltre possibile rateizzare il pagamento fino a 120 rate mensili senza interessi, rendendo l’impegno più sostenibile.
Il Ministero del Lavoro ha più volte ribadito che la convenienza non è uguale per tutti: per un giovane disoccupato, il riscatto non aumenta immediatamente l’importo della pensione futura, ma rappresenta comunque un “investimento contributivo” che potrà contare in prospettiva, soprattutto se si accederà a pensioni anticipate che richiedono un determinato numero di anni di versamenti.
Gli esperti sottolineano però i limiti: se l’obiettivo è raggiungere la pensione di vecchiaia a 67 anni, il riscatto non anticipa il diritto alla prestazione. In questo caso incide solo sul montante contributivo, migliorando l’assegno. Per chi invece punta a uscire prima dal lavoro con la pensione anticipata, ogni anno riscattato diventa determinante.
In definitiva, il riscatto laurea può rivelarsi utile come strumento di pianificazione previdenziale, grazie alla deducibilità fiscale e alla possibilità di completare i contributi mancanti. La valutazione, però, deve tenere conto della posizione lavorativa presente e futura, della continuità dei versamenti e degli obiettivi pensionistici personali.