Come investire a partire dal 2022: il tema operativo di gennaio

Ancora oggi le incertezze dell’economia globale rendono difficile immaginare di poter riuscire a stimare quali saranno i settori economici su cui investire, in grado di garantire le performance migliori nonostante l’inflazione.

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Nonostante questo, non bisogna cadere nell’errore di attendere il momento ideale per cominciare a investire.

La prima considerazione da fare è come investire o proteggere il proprio capitale difronte alla possibilità che l’inflazione perduri anche nel 2022. L’inflazione ha vinti e vincitori, che sono coloro che ne traggono vantaggio. Questi sul breve termine sono infatti le imprese, perché iniziano a vendere a dei prezzi più alti man a mano che l’inflazione si manifesta, mantenendo invariato il costo degli stipendi che aumenta in maniera molto più lenta.

Allo stesso tempo gli investitori spostano i capitali su settori a più ampia crescita come l’azionario o su beni rifugio come l’oro ma anche gli immobili, preferendolo a rendimenti di titoli a tasso fisso come il settore obbligazionario. A perdere sempre sul breve termine sono i lavoratori dipendenti e i risparmiatori che tengono i loro risparmi disinvestiti.

Come investire durante un periodo di inflazione alta

Per questo motivo il modo migliore per affrontare un periodo di inflazione, a livello di finanza personale, è proprio investire. L’obbiettivo finale è quello di costruire un portafoglio tematico dedicato a un investimento in un’ottica di lungo termine, finalizzato ad accumulare un rendimento in grado di compensare l’esposizione al rischio.

Pianificare l’investimento di un capitale di circa 50.000 è necessario pianificare una diversificazione di base comprendendo il tema operativo a partire da gennaio 2022.

Già da prima della pandemia, la crescita economica e la produttività a livello globale non brillavano per le loro performance. La necessità di affrontare le conseguenze dei lockdown e delle restrizioni attraverso ulteriore indebitamento, ha messo in difficoltà gli Stati a cui è venuta in soccorso la politica economica delle banche centrali. Questa proseguendo in modo coerente anche dopo le riaperture ha causato il rialzo dei prezzi. La domanda riversatasi improvvisamente su beni e servizi ha causato un’impennata dell’inflazione che avrebbe dovuta rivelarsi transitoria ma che ora è piuttosto difficile tenere sotto controllo. Una politica monetaria accomodante sembra ancora necessaria per contenere i costi del debito pubblico contribuendo però agli squilibri sull’economia reale.

I cambiamenti nell’Unione europea e le influenze cinesi sui mercati finanziari

La crisi finanziaria ha spinto l’Eurozona a creare una forma di unione fiscale con la novità di obbligazioni emesse obbligazioni a livello comunitario. Questa può essere la premessa per cambiamenti significativi nella struttura politica e finanziaria dell’Unione. Ci potranno essere riforme in particolare sul raggruppamento dei debiti pubblici dei Paesi membri dell’Eurozona. Tuttavia, data la complessa connotazione dovuta ai diversi assetti politici dei Paesi membri queste modifiche richiederanno del tempo.

Un elemento importante che si inserisce all’interno degli equilibri economici da prendere in considerazione è l’ondata di riforme del governo cinese, che mira a costruire un’economia diversificata aperta e stabile. La liberalizzazione del mercato dei capitali e l’espansione del mercato obbligazionario locale possono avere conseguenze importanti sia per i Paesi sviluppati che per quelli emergenti. La Cina è quindi sia un elemento di discontinuità sia un protagonista in grado di innescare nuove tendenze positive nell’economia globale.

20% Private Equity

Il modo più immediato di diversificare il rischio investendo al di fuori del mercato finanziario è quello farlo attraverso il private equity. Esso è una classe di investimento mediante la quale un investitore accede in modo frazionato a un asset che richiederebbe diversamente grossi capitali.

L’investimento avviene solitamente per mezzo di un’organizzazione, che mette a disposizione del pubblico la possibilità di finanziare una società o di un’impresa. Questa può evitare così di rivolgersi al settore bancario o istituzionale, garantendo un ritorno ai suoi investitori. Tra le possibilità del private equity c’è anche quella di investire sulla costruzione di immobili, sia a scopo abitativo che commerciale.

L’Italia è uno dei paesi in cui tradizionalmente il settore immobiliare e le case rappresentano un investimento che sul lungo periodo è in grado di sostenere e accrescere il patrimonio famigliare. Il crowdfunding immobiliare o real estate crowdfunding è un sistema che permette l’accesso agli investimenti negli immobili tramite la partecipazione collettiva e parcellizzata. Questo permette di superare tutti i limiti connessi agli investimenti immobiliari, conservando il vantaggio insito nella relativa stabilità del valore d’uso e di quello finanziario.

10% REIT – Real Estate Investment Trust

Un altro modo per investire in immobili senza necessariamente impegnare la totalità o gran parte del proprio capitale è attraverso un Real Estate Investment Trust ossia una società per azioni quotata che gestisce investimenti immobiliari e rappresenta, di fatto, uno strumento alternativo all’investimento diretto in immobili. Il REIT può essere considerato alla stregua di un fondo di investimento specializzato nel settore immobiliare.

Queste società possiedono direttamente numerosi immobili da cui traggono un rendimento concedendoli in locazione. Tra i principali vantaggi offerti da un REIT rispetto a un investimento diretto è quello di accedere, come nell’equity crowdfunding al mercato immobiliare con somme molto contenute. Questo da la possibilità di diversificare l’investimento acquisendo quote di diversi immobili contemporaneamente, riducendo di fatto l’esposizione al rischio di mercato.

Le quote di un REIT sono titoli scambiabili sul mercato finanziario, questo consente di investire in parti di immobili in mercati dislocati in diversi paesi nel mondo come Stati Uniti, Canada, Australia ma anche Italia. Il loro rendimento è costituito dai flussi cedolari che ci avvantaggiano rispetto al reddito proveniente direttamente dagli affitti, di cui ci dobbiamo fare carico della riscossione.

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20% ETF su fondi indicizzati

I fondi indicizzati sono fondi d’investimento che replicano un indice di mercato, tipicamente costituito da titoli od obbligazioni. Questi fondi di solito investono in tutte le componenti incluse nell’indice. Queste consentono di investire in modo semplice ed economico su un intero comparto rappresentativo di un paese o di un settore. Un modo più semplice per accedere a questa possibilità anziché sottoscrivere la quota di un fondo è quella di usare un ETF. Questo permette di investire sul valore del fondo in modo analogo all’investimento di un’azienda attraverso un titolo azionario, potendo essere acquistato o liquidato velocemente per mezzo di un intermediario finanziario o un broker.

È possibile dedicare una parte del proprio portafoglio a un ETF come iShares Core S&P 500. Con un rendimento medio annuo superiore al 10% questo ETF consente una diversificazione immediata investendo sulle 500 società più redditizie negli Stati Uniti.

L’inconveniente di investire sul valore dei fondi indicizzati S&P 500, è che le prime 10 società rappresentano oltre il 30% dell’attuale ponderazione del suo valore. Per questo si rischia che l’andamento avverso alla nostra posizione di una di queste possa avere un’influenza sproporzionata sulla variazione del suo valore. Esistono tuttavia fondi indicizzati ponderati come L’Invesco S&P 500 Equal Weight ETF che risolve almeno in parte questo problema ribilanciando i pesi delle società al suo interno.

Nella stessa ottica un altro indice interessante è MSCI All Country World Index su cui esistono diversi ETF che permettono di investire sul mercato azionario internazionale. L’indice replica titoli di 23 paesi sviluppati e 27 paesi emergenti. Il peso maggiore è costituito dalle azioni degli Stati Uniti con il 59,6%, seguite da Giappone con il 5,8% e Cina con il 4,14%. L’indice globale comprende aziende del settore che pesano sul paniere per circa il 22%, i servizi finanziari con il 14% e i beni di consumo discrezionali pari al 12,40%

15% settore automobilistico

Una delle aziende in grado perfettamente inserita sul comparto automobilistico in grado di ottenere un ottimo rendimento sul medio lungo termine è Continental.

Continental produce pneumatici e componentistica auto nei segmenti della mobilità autonoma, dell’elettronica e della sicurezza dei veicoli. I primi cinque clienti della società sono Daimler, Stellantis, Ford, Renault, Nissan, Mitsubishi e Volkswagen, che rappresentano circa il 37% del fatturato dell’azienda.

In questo senso gruppo tedesco può contare su una forte presenza globale e una clientela ben diversificata. Con essa ha instaurato rapporti commerciali di lunga durata, verso cui può far valere un discreto potere contrattuale. L’azienda che investe in modo particolare in ricerca e sviluppo e può beneficiare delle tendenze dell’industria automobilistica. Una tra queste è la guida autonoma dato l’accrescersi dell’elettronica nei modelli più moderni di automobile. Di questo beneficerà in particolare la divisione ContiTech, impegnata nello sviluppo di parti funzionali, come i pannelli e le centraline di controllo, componenti e sistemi per il settore automotive e per altri importanti settori industriali.

20% Energie alternative

Una delle energie alternative in grado di inserirsi in modo trasversale nel settore delle energie alternative e rinnovabili è l’idrogeno. Una delle realtà più rappresentative in questo campo Air Products chemicals, il più grande fornitore al mondo di idrogeno ed elio e gas.

Il fatturato dell’azienda è fortemente influenzato dall’indotto dell’idrogeno su cui la società ha investito al fine di produrre versioni ecocompatibili ed economiche. Air Products ha un portafoglio che serve clienti in settori come chimica, energia, assistenza sanitaria, metalli ed elettronica.

Questo è in grado di garantire una profittabilità sul lungo periodo e generare inoltre una rapida crescita dei ricavi, grazie un piano decennale di investimenti per oltre 30 miliardi di dollari. Questo prevede tra gli altri la produzione di idrogeno verde nonché la cattura e stoccaggio del diossido di carbonio. Nel passaggio dalle fonti fossili a quelle rinnovabili l’idrogeno gioca un ruolo da perfetto intermediario. L’idrogeno verde sembra essere oggi la soluzione più convincente per sostituire i carburanti fossili in quanto può essere prodotto senza CO2 attraverso l’elettrolisi dell’acqua.

15% Influencer marketing e ricerca di mercato

Sono sempre più numerosi i marchi che affidano ai social media il compito di pubblicizzare prodotti e servizi. Oggi il consumatore è sempre più connesso e raggiungibile sui social, questo contribuisce a creare un ambiente ottimale per fidelizzare il cliente, tramite un marketing costruito su misura e rappresentato dagli influencer.

Quello dell’influencer marketing è un mercato che esiste già da diversi anni e che è cresciuto costantemente nel tempo. Almeno dal 2017 si è affermato come uno degli strumenti indispensabili per vendere e pubblicizzare i prodotti costruendo nel tempo un’immagine dell’azienda soprattutto grazie agli influencer. Sono questi che trasmettono le proprie impressioni sul prodotto parlando direttamente alla propria fan base, diventando un punto di riferimento nelle scelte di consumo. Ogni social media come YouTube o Instagram funziona secondo le proprie dinamiche, con personaggi che muovono un’immensa mole di visualizzazioni e condivisioni.

Tra le aziende quotate in grado di continuare nel 2022 ad avere ottime performance patrimoniale e finanziarie c’è Forrester Research, una società di ricerca di mercato e consulenza. L’azienda offre una varietà di servizi che la rendono uno dei riferimenti nel settore pubblicitario e della consulenza per aziende. Queste si rivolgono ai suoi servizi per migliorare i loro prodotti in relazione ai mutamenti nella sensibilità dei consumatori. Forrester il cui valore in borsa è cresciuto nell’ultimo anno di quasi il 50%, fornisce analisi di mercato per il settore tecnologico. Tra i suoi clienti aziende di informatica, software, networking, Internet e telecomunicazioni. I clienti dell’azienda includono anche manager e professionisti impegnati nel settore IT. Queste realtà vogliono migliorare l’impatto dei propri prodotti e penetrare il mercato con una strategia frutto di un’accurata ricerca tra le caratteristiche e le preferenze dei consumatori.

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