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Economia e Finanza

Banche, il destino è segnato: entro 10 anni potrebbero non esistere più

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Maggiore è la crescita dell’economia digitale e dei servizi di finanza decentralizzata, più le banche sono costrette a ridimensionare i loro servizi.

Oggi giorno assistiamo allo sviluppo di mezzi e metodi di pagamento e deposito, che con una maggiore efficienza possono funzionare facendo a meno dei tradizionali servizi bancari.

Con la prosecuzione della tendenza in atto, i flussi di cassa per gli istituti di credito sono destinati a diminuire, considerando nel suo complesso lo sviluppo degli asset intangibili e i servizi in grado di supportarli, sono in grado di espletare le funzioni che una volta erano esclusiva della moneta e delle riserve di valore come l’oro.

Quale sarà il futuro della finanza?

Non solo le criptovalute, ma le valute digitali come l’Euro digitale sostituiranno in modo graduale ma inesorabile i contanti e le transazioni, che necessitano di istituti in cui depositare beni fisici come controvalore. Le operazioni di pagamento potranno a fare a meno delle banche e avverranno per mezzo di società operanti nei servizi che offrono portafogli digitali come PayPal e Alipay, due colossi oggi rappresentativi dell’industria dei pagamenti elettronici rispettivamente per l’Occidente e l’Oriente.

Già l’anno scorso la Banca Centrale Europea (BCE) si è fatta avanti introducendo la possibilità di emettere un Euro digitale a sostituzione di quello fisico che tutti noi conosciamo. Secondo le aspettative della BCE, un euro digitale offrirebbe vantaggi sia per i cittadini che per le istituzioni, tali da rendere nel corso del tempo obsoleto ed economicamente irrazionale l’uso del contante.

Solo per comprendere quanto questa soluzione possa essere realistica e funzionale, soprattutto oggi per realtà come l’Italia, in grossa difficoltà nel ripristinare l’efficienza del suo sistema tributario, basti pensare come questo sistema possa segnare in modo definitivo la fine dell’evasione fiscale, riequilibrando quindi anche i livelli di pressione fiscale ed economici del Paese.

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Per quali motivi faremo a meno delle banche?

Con la netta riduzione della necessità di un servizio di custodia dei contanti, il relativo azzeramento delle commissioni per le transazioni, la possibilità di accedere dalla propria applicazione a servizi di investimento intelligenti o riferibili a un gestore patrimoniale privato, l’ecosistema dei servizi bancari tradizionali affronterà un periodo di transazione nel quale dovrà ripensare completamente le sue funzioni o cessare di esistere, almeno per quanto riguarda gli istituti di credito minori.

L’internazionalizzazione dei sistemi di pagamento tramite i quali è possibile effettuare transazioni e la comodità di accedere dal proprio smartphone al proprio portafoglio digitale, annullando i tempi per le transazioni, agevolerà facilmente l’adozione di un sistema di pagamenti che diventa sempre transnazionale, anche in considerazione che già oggi è possibile pagare qualsiasi bene prezzato in un’altra valuta, semplicemente perché i sistemi sono già collaudati per le conversioni istantanee.

Anche il rapporto di intermediazione prima necessario tra il cliente e l’istituto di credito è diventato facoltativo. A questo si possono già oggi preferire sistemi finanziari che utilizzano le applicazioni decentralizzate, che funzionando sulla blockchain possono offrire lo stesso servizio di una banca con costi molto più ridotti.

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Nella rivoluzione in corso, il delicato equilibrio dell’economia è messo a dura prova anche dal modo nel quale si potrà accedere al credito, se il settore dovrà cedere il passo alle nuove evoluzioni tecnologiche, questo diverrà il primo aspetto a essere modificato. Ogni nuovo prestito è necessariamente alimentato dalla possibilità di mettere a garanzia una parte dei propri beni immobili o materiali. Ma già oggi è possibile trasferire convertire e digitalizzare il valore delle proprietà e accedere a un mercato dei prestiti estremamente più aperto e concorrenziale.

Bisogna notare infine che il modo con il quale si finanziano le imprese e le persone utilizzano il proprio denaro per l’acquisto di beni e servizi, è sempre meno legato al territorio, ed è vicino a un sistema aperto accessibile su internet assomigliando a quello che la globalizzazione economica sarebbe dovuta diventare anche per il mercato del lavoro.

Andrea Carta

Ha studiato Analisi Tecnica dei mercati finanziari e ha svolto la professione di trader indipendente fino al 2019. Appassionato di letteratura e scrittura creativa, concilia le sue conoscenze ed esperienze scrivendo articoli in tema finanziario, socio economico e politico

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