L’inflazione colpisce anche il lavoro, le ultime notizie sull’occupazione sono preoccupanti, cosa c’è da sapere!

Come da tradizione il lavoro per antonomasia si conferma quello stabile. Guerra, pandemia e inflazione, hanno fatto il resto.

La prepotente inflazione di questi tempo ha peggiorato lo stile di vita di tutti i cittadini. Non solo, incide sull’occupazione in quanto impone la riduzione dei consumi.

Inflazione lavoro
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L’inflazione ci dice +8% a giugno, poco sotto la media europea +8,6%.

A oggi, con il medesimo denaro non è più possibile acquistare gli stessi prodotti o servizi del mese trascorso. Le spese essenziali sono anteposte ad altre. È così che sono rinviati spese accessorie o potenzialmente prorogabili.

Le aziende, in particolare quelle che si concentrano sui consumi interni, non s’impegnano nello studio, nella produzione o nel lancio di nuovi articoli.

L’economia si intorpidisce. Così non si pongono le basi per realizzare il lavoro del domani. Meglio se stabile, s’intende.

Inflazione: lavoro a tempo indeterminato, la situazione attuale

Un contratto a tempo indeterminato garantisce al lavoratore di programmare il suo futuro. Come consente al datore di lavoro di finanziare nella formazione e nello sviluppo del suo dipendente.

Non da meno un contratto a termine ma con orizzonti di conferma. Nell’immediato entrate, nel futuro e nelle circostanze più appetibili impegni a lungo termine.

I valori statistici di questi giorni sono quelli dal sapore più amaro. Dati che collidono con gli orizzonti di rimbalzo economico a seguito di un biennio che ci ha visti dominati dalla crisi pandemica.

I preoccupanti dati in calo degli occupati

Nelle indicazioni che ci giungono, il mese di maggio vede il computo generale degli occupati calare a 23 milioni, cioè 49mila unità in meno. In particolare, confrontandosi con la statistica del mese di aprile si vede una riduzione di 96mila contratti a tempo indeterminato.

Uno stato di cose che cela molto altro. Innanzitutto una carenza totale di turnover con i lavoratori andatisene per riposo. La rinuncia all’edificazione di un itinerario condiviso. Una predilezione per contratti a breve scadenza, di facile interruzione.

Si naviga a vista. Le aziende sono strette nella morsa degli aumenti delle materie prime, del restringimento dei consumi, delle spese in aumento. Immense devastazioni, prima umane, poi economiche. Pandemia, guerra.

Esigenze dell’economia vera

L’economia reale esige un contesto dove di ciascuna scelta si possano considerare concretamente spese e vantaggi. Che si parli di grossi investimenti o di ingaggi di risorse professionali. Mancando tale scenario si procede con stagnazione, rinuncia alle iniziativa, carenza di qualità.

La crisi dell’occupazione abbraccia la fascia dai 25-34 anni (-75mila) e dai 35-49enni (-17mila). Si fanno strada nel mercato del lavoro 34mila nuove profili under 2. Non è abbastanza per capovolgere una disoccupazione giovanile al 20,5%, dato tra i peggiori del continente. Prendendo in considerazione che tanti di questi saranno contratti a scadenza, non siamo messi bene.

I contratti a termine hanno raggiunto a maggio i 14mila (+258mila in 365 giorni) per poi sfiorare i 3 milioni 176mila, record dal 1977.

Inflazione galoppante

L’inflazione galoppante di questi tempi (+8% a giugno, poco al di sotto della media europea +8,6%) incide negativamente sulla qualità della vita di ciascun cittadino. Non solo, incide sull’occupazione obbligando una riduzione sostenuta dei consumi.

Occorre ripensare la nostra economia, quella vera, occorre un cambiamento di rotta.

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