Con l’abrogazione dell’RD 2657/1923 si rischia il vuoto normativo, il lavoro intermittente potrebbe diventare illegale.
L’abrogazione dell’RD 2657/1923 da parte della Legge n. 56/2025 mette i fari sul lavoro intermittente, poiché ne verrebbero meno i presupposti di legittimità. Cosa rischiano i lavoratori?

È l’art 13 comma1 del DLGS n. 81/2025 che definisce la disciplina del lavoro intermittente, cioè quel rapporto di lavoro discontinuo, di semplice attesa o di custodia, che pone la disponibilità del lavoratore alla chiamata del datore.
Utilizza le potenzialità lavorative a seconda delle esigenze e nella misura dei contratti collettivi di lavoro. Si può anche predeterminare le prestazioni in certi periodi della settimana, mese o anno. Non può abusarne chiedendo più di quanto stabilito per legge.
Quindi, si tratta di un sistema coerentemente legiferato, perché dovrebbe diventare illegale? Innanzitutto, per sussistere questa modalità, devono essercene le condizioni oggettive, le quali sono individuate preventivamente dalle parti in gioco.
Con la sentenza 29423/2019 la Cassazione ha precisato che il CCNL può trattare la definizione di esigenze, ma non può vietare questa forma di lavoro. Di contro i divieti avanzati dalle parti, possono essere considerati illegittimi.
Si richiama l’RD perché si considera il Decreto 23 dell’ottobre 2024, il quale all’art. 1 ammette la disposizione di contratti di lavoro con quanto indicato nella tabella allegata al Regio Decreto. Con l’interpello n.10/2016 il Ministero del Lavoro ha ritenuto ai sensi dell’art.55 comma 3 del DLGS 81/2015, che sino ad altra disposizione, si applica la normativa vigente.
Nello specifico, per il lavoro intermittente è punto di riferimento il DM del 23 ottobre 2024, di conseguenza ci si può rifare all’RD 2657/1923 per attivare le disposizioni di questa tipologia di lavoro.
Ma la recente abrogazione degli atti normativi prerepubblicani risalenti tra 1861 e 1946, ha posto un vuoto normativo nel regolamentare proprio quelle condizioni oggettive che sono essenziali.
Come risolvere il problema del lavoro intermittente se diventa illegale
Sono pochi i contratti collettivi che disciplinano il lavoro intermittente, il cui porlo in essere si basa sostanzialmente sui requisiti anagrafici e che l’attività oggetto del contratto sia posta nell’RD. Da ciò ne consegue la situazione che oggi sussiste.

In sostanza, l’abrogazione della Legge n. 56/2025 non determinerebbe effetti reali sul lavoro intermittente, nonostante il vuoto legislativo.
Questo infatti non significa che debba sussistere in eterno, ma che si necessita di un nuovo Decreto che disciplini la situazione. Non si sfocia nell’illegale in senso pieno, ma poiché si tratta di una situazione di transizione, la si lascia valere, finché non si risolverà con le dovute disposizioni normative.
In base a quanto previsto dall’art 13 comma 1 del DLGS 81/2015, ci vuole un Decreto che possa fornire l’adeguata copertura che necessitano queste modalità di lavoro dalle regole particolari e meno comuni. Il tutto però, ponendo uno sguardo attento alla modernità dei nuovi rapporti di lavoro.
Deve essere un intervento legislativo al passo con i tempi attuali, riconoscendo quindi quali siano le attività discontinue più adatte a questa contrattazione occupazionale. Se già in passato la Circolare n. 35/2010 del Ministero del Lavoro si è trovata a fronteggiare ciò, adesso bisogna trovarne una situazione adatta e innovativa.