La Naspi, un sussidio prezioso, gli errori da evitare per non rischiare di perderla

Nelle acque non calmissime della Naspi sono in tanti a navigare. Del resto la disoccupazione è attualmente un’esperienza condivisa. Ogni cittadino la sperimenta.

Le emergenze dell’ultimo biennio con la consequenziale crisi economia hanno significato tassi di disoccupazioni fuori da ogni logica.

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Non che le offerte di lavoro siano state di un numero soddisfacente. I cittadini che si affidano a sussidi e agevolazioni non si contano. Il fondamentale congegno di sostegno è sempre il reddito di cittadinanza, sebbene per chi si trovi senza lavoro ci sia in vigore l’indennità di disoccupazione INPS.

La possibilità della Naspi

Nel complesso il solo sostegno che si rivela essere in dote ai lavoratori che si ritrovano privi del loro impiego è senz’altro la NASPI. Fatta eccezione per i dipendenti statali con contratto a tempo indeterminato, agricoli e collaboratori, la rimanente fetta dei lavoratori italiani rientra nei margini della NASPI.

A patto però che il posto non si sia perso volontariamente. In poche parole, la NASPI non è prevista per le dimissioni intenzionali. Accettata l’istanza, sarà essenziale attenzione massima affinché non si perda il sussidio. Tra le ragioni che potrebbero portare all’annullamento della Naspo ve ne sono diverse piuttosto sui generis.

Perdere la Naspi, le ragioni

La NASPI, proprio come qualsiasi altro benefit, risponde a un insieme di condotte che deve seguire il beneficiato.

La NASPI è un ammortizzatore sociale che colma i vuoti lavorativi di quanti abbiano perso l’occupazione.  Nel corso delle settimane di assunzione il lavoratore sposta una fetta dei contributi previdenziali, proprio alla NASPI. Non è tutto, il datore di lavoro alla conclusione del contratto è vincolato al rilascio del celebre ticket licenziamento.

Sarebbe quel versamento che i datori di lavoro debbono rilasciare per sostenere la Naspi che il disoccupato riceverà. Più che di un autentico sussidio, potremmo parlare di un ammortizzatore sociale.

Il beneficiario deve attenersi a delle norme ben precise. Del resto, se si venisse sorpresi a lavorare nel periodo di beneficio della Naspi, non vi sarebbe alternativa, la perderemmo.

Le verifiche

L’annullamento del diritto alla NASPI avviene anche nell’attimo in cui l’impiego svolto oltrepassa specifici perimetri retributivi. Solitamente ci si può imbattere in ammende e penalità che si tramutano in revocazione della disoccupazione anche dopo opportune verifiche di natura fiscale.

Gli accertamenti spettano all’INPS e all’Ispettorato del Lavoro. Ma in materia potrebbe anche intervenire il Fisco. Esami e verifiche che vanno affinandosi sempre più col passare del tempo. Al fine di sorprendere i furbetti con le mani nel sacco, palesando così truffe e frodi imbastite contro l’Inps, vi sono a disposizione diversi strumenti per gli addetti alle verifiche: il redditometro, lo spesometro e addirittura i social network e le fotografie postate.

A destare sospetti anche spese eccessive con dispositivi di facile tracciamento o anche chi fosse in possesso di importi molto alti su c.c. senza una valida motivazione. Altri dubbi potrebbero sorgere osservando scatti social in noti siti turistici e balneari o in locali appartati.

Chi chiede sostegno allo Stato, deve sapere quali sono i benefici, i rischi e a quali regole debba attenersi.

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