Pensione di reversibilità: calcola in 3 mosse quanto ti spetta

La Pensione di reversibilità viene corrisposta secondo precisi criteri, e non è sempre uguale. Ecco come calcolarla in 3 semplici mosse.

Pensione di reversibilità
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L’Assegno di reversibilità è un’erogazione di tipo economico predisposta dall’INPS, e viene assegnata al superstite di un pensionato deceduto. Il sostegno è dedicato ai familiari, ma non solamente alla moglie o marito. Esistono diverse possibilità contemplate dall’Ente di Previdenza, e per calcolare quanto spetta è necessario conoscere alcuni parametri. Vediamo nel dettaglio tutte le opzioni possibili.  Per prima cosa, ricordiamo che la pensione di reversibilità non è un diritto automatico. Chi pensa di poterla corrispondere deve fare richiesta all’INPS.

A chi spetta l’Assegno di Reversibilità

La Legge prevede che possono presentare la domanda le seguenti figure: moglie/marito del defunto, anche in caso di separazione. Va precisato che se il defunto si era risposato, l’assegno viene diviso tra l’ex coniuge e la persona rimasta vedova, in quote che vengono stabilite direttamente dalle autorità giudiziarie. Inoltre, l’assegno spetta al coniuge divorziato se: è titolare dell’assegno divorzile; se non si è risposato; e infine solo se l’iscrizione all’INPS del deceduto risulta precedente alla sentenza di divorzio. Purtroppo, l’assegno non spetta in caso di coppia di fatto.

Possono fare domanda anche i figli, che siano naturali, adottati, in affidamento o comunque che erano a carico del deceduto. La richiesta può essere inoltrata se il figlio è minorenne, ma anche se maggiorenne e studente (universitario) fino ai 26 anni; anche il figlio disoccupato o disabile maggiorenne possono fare la richiesta di assegno di reversibilità. Il beneficio viene esteso anche ai nipoti, sempre che siano minorenni e a carico del defunto.

La legge, in caso di mancanza di coniuge, figli o nipoti, concede la pensione di reversibilità anche ai genitori della persona deceduta. Per avere il beneficio però, i genitori devono avere più di 65 anni, non percepire pensione e risultare a carico del defunto. Anche i parenti come fratelli e sorelle nubili possono avere diritto all’assegno, ma solo se inabilitati al lavoro.

Come calcolare la Pensione di reversibilità

Abbiamo accennato poco più su che non esiste un importo standard. Il calcolo dell’Assegno avviene secondo specifici criteri e ogni singola situazione è a sé. Ad ogni modo, esistono delle percentuali specifiche a cui l’INPS fa riferimento. Prendiamo ad esempio una pensione da 1.000€ percepita dal defunto. Quanto spetta ad ogni erede? Sicuramente il 100% andrà al coniuge che ha 2 o più figli; il coniuge rimasto con un figlio ottiene l’80%; mentre il coniuge da solo ha diritto al 60%.

Altre percentuali sono previste proprio in base a come è composta la famiglia. Più nello specifico, spetta il 70% ad un figlio superstite; l’80% ai due figli; il 100% a tre o più figli; il 15% a un genitore; il 30% in caso di entrambi i genitori; il 15% a un fratello o una sorella; e 30% a due fratelli o sorelle. L’erogazione economica è cumulabile con altri redditi già percepiti dagli eredi, ma ovviamente sono previsti dei tetti massimi. Secondo quanto riporta l’ultimo aggiornamento INPS, infatti, e più precisamente la circolare 33 del 28.02.2022, sono previsti dei tagli quando: il reddito è compreso tra 20.489,82 e 27.319,76€ (-25%); per i redditi fino a 34.149,70€ (-40%); infine, viene tagliato del 50% se i redditi sono superiori a 5 volte il trattamento minimo. Le riduzioni però, non si applicano se il reddito non supera i 20.489,82€ e se nel nucleo familiare risultano a carico figli minori, studenti o disabili.

La pensione di Reversibilità dura per sempre?

La risposta, ovviamente, è no. O meglio, non è scontata. Infatti, ci sono sempre delle possibilità che il beneficio decada. Se per esempio il coniuge superstite si risposa, perderà l’assegno. I figli minorenni beneficiari perdono il diritto una volta raggiunta la maggiore età. Ma anche se trovano lavoro e diventano indipendenti. Il beneficio rimane se si iscrivono all’università, fino all’età di 26 anni. I fratelli o le sorelle, una volta raggiunta l’età pensionabile, perdono l’assegno.

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