I lavoratori prossimi alla pensione si chiedono quanto riceveranno se smetteranno di lavorare entro la fine dell’anno in corso.
Quello della pensione è uno dei traguardi più importanti per un lavoratore. Bisogna, però, possedere degli specifici requisiti anagrafici e contributivi.
Poiché, nell’ultimo periodo, si parla tanto di Riforma delle Pensioni e della possibilità che possano mutare i requisiti per accedere alla pensione, i cittadini attendono con ansia l’esito delle elezioni del prossimo 25 settembre. Dopo tale data, infatti, sarà possibile scoprire se l’attuale sistema pensionistico verrà modificato ed, eventualmente, in che modo.
I contribuenti più interessati alle possibili evoluzioni sono quelli che smetteranno di lavorare da settembre a dicembre 2022. Quanto guadagneranno? L’assegno pensionistico subirà delle penalizzazioni? Scopriamolo insieme.
Consulta anche: “Riforma pensioni, i partiti indicano i punti chiave in vista delle elezioni: quali sono?”
L’INPS ha pubblicato i dati aggiornati degli eventuali rischi che si possono verificare in relazione ai trattamenti pensionistici. Tali rischi riguardano, prevalentemente, la possibilità di subire una penalizzazione sull’importo finale dell’assegno.
Per tale motivo, i futuri pensionati degli ultimi quattro mesi del 2022 aspettano con insistenza le prossime elezioni politiche. La preoccupazione più diffusa riguarda l’ammontare della pensione. Quanto guadagneranno, concretamente?
Dopo la caduta dell’ultimo Governo Draghi, purtroppo, il processo di riforma dell’attuale sistema previdenziale ha subito una battuta d’arresto. Di conseguenza, non si sa se molte misure, pensate dallo scorso Esecutivo e valide per l’anno in corso, verranno confermate anche per il 2023.
In attesa di ulteriori risvolti, è probabile che alcuni strumenti di flessibilità in uscita previsti per il 2022, come Quota 102, Opzione Donna e Ape Sociale, non saranno più validi dopo il 31 dicembre. E questo è un aspetto di non poco conto, da dover considerare.
Molti partiti politici impegnati in prima linea nella competizione elettorale hanno inserito la revisione del sistema pensionistico tra i punti dei propri programmi. L’obiettivo, infatti, è evitare che, con l’abrogazione degli attuali strumenti, si ritorni completamente alla Legge Fornero.
Tra i temi più discussi dai partiti vi è quello della tanto attesa Riforma delle Pensioni. I leader, infatti, cercano di dare certezze agli italiani che chiedono cosa cambierà dopo il 25 settembre.
Per ulteriori approfondimenti: “Elezioni e Riforma pensioni, cosa succederà a quelle anticipate? Gli scenari non sono buoni“.
Senza dubbio, gli argomenti più “caldi” sono la proroga di Opzione Donna e Ape Sociale. Oggi, Opzione Donna consente alle lavoratrici di andare in pensione in anticipo, al raggiungimento di 58 o 59 anni di età e di 35 anni di contribuzione. Utilizzando tale strumento, però, le interessate avranno un taglio dell’importo dell’assegno di circa un terzo.
Molti interrogativi ci sono anche su Ape Sociale. Si tratta di un’indennità di 1.500 euro al mese, erogata in favore dei lavoratori addetti ai mestieri usuranti, che possiedono almeno 63 anni di età e 36 di contributi versati. Anche questa misura cesserà di esistere?
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