Riforma pensioni, i partiti indicano i punti chiave in vista delle elezioni: quali sono?

Evitare il ritorno all’applicazione integrale della Riforma Fornero: questo è l’obiettivo comune dei partiti politici in vista delle elezioni del 25 settembre. Ma la riforma pensioni al momento è congelata, nonostante le ultime proposte delle formazioni politiche. Il quadro in sintesi

Con le elezioni politiche previste il 25 settembre la corsa ad accaparrarsi il maggior numero di voti si fa subito sostenuta e ricca di argomenti. D’altronde si sa: la campagna elettorale è fatta di tanti programmi e promesse, che poi gli eletti dovranno concretizzare per non tradire quella fiducia che gli elettori hanno riposto in loro.

riforma pensioni
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Ecco allora che tra i temi clou della campagna elettorale fa subito la sua comparsa la riforma pensioni. Tanto attesa quanto rimandata, il mondo della previdenza la vuole da parecchio, e con esso gli italiani. Ci sono partiti come Forza Italia che mirano all’aumento delle pensioni minime per portarle ad almeno di mille euro al mese.

Mentre le formazioni della sinistra cercano un approccio più soft, pensando di rafforzare i meccanismi di flessibilità e di uscita anticipata ma sostenibile per i conti pubblici.

Proviamo a fare il punto della situazione in vista delle elezioni politiche di inizio autunno. Non manca molto e su temi complessi e spinosi come quello delle pensioni, un po’ di chiarezza di certo non guasta. Quale sarà il futuro del sistema previdenziale nel nostro paese?

Riforma pensioni: cosa propone il centro destra

Potere d’acquisto, flessibilità in uscita, tenuta dei conti Inps e non solo: tanti sono gli argomenti che agitano il dibattito sulle pensioni in apertura della campagna elettorale. D’altronde la posta in palio è molto alta: il prossimo 25 settembre i cittadini italiani si esprimeranno anche sui temi sociali e sul welfare del futuro, perciò i partiti politici sanno che anche e soprattutto sulla riforma pensioni si giocheranno i voti alle elezioni politiche.

Negli ultimi anni gli interventi in ambito pensionistico sono stati frammentari e temporanei. Pensiamo ad es. alla proroga di Opzione Donna, Ape Sociale e all’esperimento di Quota 100, ma ricordiamo anche il taglio alle pensioni d’oro e ai vitalizi di deputati e senatori. Interessante è il riscatto agevolato della laurea, e proprio recentemente l’Inps ha lanciato l’ipotesi del riscatto gratuito.

Il punto comune ai partiti è però evitare il ritorno all’applicazione tout court della legge Fornero, la quale ha prodotto varie problematiche nel corso del tempo che hanno giustificato modifiche e correttivi. Serve insomma una riforma pensioni integrale ed organica.

Le proposte in materia di riforma pensioni da parte del centrodestra hanno le seguenti fondamentali caratteristiche:

  • introduzione di quota 41, ovvero  la possibilità di uscire con 41 anni di contributi al di là dall’età del lavoratore. Oggi questo sistema vale soltanto per alcune categorie di lavoratori e perciò il centro destra vuole l’estensione a tutti;
  • pensioni alle mamme;
  • pensioni minime pari ad almeno 1000 euro mensili per 13 mensilità.

Gli obiettivi del centro per cambiare il mondo della previdenza in Italia

Ovviamente le formazioni politiche allineate al centro hanno posizioni meno radicali in tema pensioni. Infatti le intenzioni sono quelle di proseguire sul sostegno ai punti del programma che il Governo uscente ha tentato di concretizzare, avviando un finora infruttuoso dibattito con i sindacati. Quali sono questi punti? Ricapitoliamoli di seguito:

  • priorità ai meccanismi di equità;
  • sostegno e conferma dell’Ape Sociale;
  • sostenibilità della previdenza e flessibilità in uscita con il sistema contributivo;
  • riforma dello stesso sistema contributivo che vada a tutelare e garantire categorie più ‘deboli’ ad es. caregivers o giovani con carriere professionali frammentarie e intervallate da periodi di disoccupazione (ad es. introduzione di una pensione di garanzia e il riconoscimento di contributi figurativi).

Ma i partiti di centro ambiscono anche ad una riduzione del prelievo fiscale, secondo un programma non così difforme dai contenuti dell’agenda dell’Esecutivo Draghi, ormai però confinato al disbrigo degli affari correnti.

Le proposte di PD e M5S in tema di riforma pensioni

In estrema sintesi vediamo anche quali sono i punti clou della riforma secondo il PD:

  • introduzione del salario minimo orario (come già avviene in altri paesi UE);
  • flessibilità in uscita sostenibile, ovvero riservata in particolare alle categorie di lavoratori svantaggiati;
  • interventi per ridurre la pressione delle tasse sui contribuenti.

Nel Movimento certamente la fase non è delle migliori ma per lo meno si registra una certa continuità per quanto riguarda i capisaldi della riforma pensioni:

  • difesa e rilancio del reddito di cittadinanza, con possibili correttivi;
  • introduzione di Quota 41;
  • misure di sostegno a favore dei pensionati poveri e di chi percepisce un trattamento pensionistico al di sotto di una certa soglia;
  • come il PD, introduzione del salario minimo.

 

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