La pensione Opzione donna prorogata nel 2022, crea ancora molti dubbi e il rebus sulla sua stabilità è ancora in atto allo studio al Governo.
L’incontro tra Governo e Sindacati in merito alla riforma pensione, quindi, anche su Opzione donna, previsto per il 7 febbraio, è slittato. Da quanto si apprende, la decisione di sospenderlo è dovuta all’ultimo dibattito che evidenziava la mancanza di un capitolo fondamentale. Nello specifico, è mancante il capitolo di confronto relativo alla flessibilità in uscita.
I sindacati nell’ultimo incontro hanno ribadito la proposta dell’uscita dal lavoro a 62 anni di età e 20 anni di contributi o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età. Il Governo su queste proposte, si è preso tempo per riflettere. Un altro ostacolo sembrerebbe la flessibilità in uscita, ma i tempi per aprire di nuovo la discussione sono stretti e le riconvocazioni arriveranno a breve. Resta il nodo sulla proroga dell’Opzione donna o sulla possibilità di rendere questa misura non più sperimentale ma effettiva. Sono molte le lavoratrici che hanno posto domande sulla prossima proroga nel 2023 o nel 2024.
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La pensione Opzione donna è sempre motivo di discussione. Secondo la Corte dei Conti, in nota depositata in Parlamento nel 2021, suggeriva di garantire ai lavoratori un trattamento di uniformità. In effetti, considerava iniqua la proroga della pensione Opzione Donna e consigliava di preservare le caratteristiche de sistema contributivo con modifiche finalizzate ad una maggiore flessibilità in uscita. Inoltre, consigliava il proporzionamento dell’assegno con la riforma Fornero, quindi, con l’adeguamento alla speranza di vita.
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La pensione dedicate alle donne che svolgono un’attività lavorativa è una misura calcolata con il sistema interamente contributivo e produce effetti negativi sull’assegno. In effetto, per il passaggio dal sistema retributivo a quello totalmente contributivo, le lavoratrici che optano per questa forma pensionistica, subiscono una decurtazione importante sull’assegno in base all’ultimo stipendio percepito (circa il 20-30% in meno).
Tuttavia, il taglio dell’assegno è molto variabile, infatti, dipende molto dalla carriera lavorativa, anzianità contributiva e retribuzione. In linea generale, le lavoratrici che vantano una carriera continua e con retribuzioni alte, può ottenere un assegno senza nessuna penalizzazione. Molto incide anche dal fattore temporale dei contributi, infatti, una maggiore anzianità contributiva al 31 dicembre 1995, può risultare penalizzante con una decurtazione significativa sull’assegno.
Come più volte dimostrato in sede di discussione parlamentare, la pensione Opzione donna, per il suo sistema di calcolo puramente contributivo, non è una misura che grava sulle casse dello Stato, come altre forme pensionistiche. Ed è anche questo il motivo che prorogata annualmente e si è discusso di renderla istituzionale.
È difficile stabile cosa succederà con la nuova riforma pensioni nel 2023, che preannuncia un rivoluzione dell’intero sistema previdenziale. I sindacati e il Governo, con appuntamenti programmati, già sono attivi per trovare la situazione equa sia per i cittadini sia per le casse del Governo. Pertanto, è difficile al momento fare delle previsioni, in quanto non è stata presa ancora nessuna posizione valida.
Per accedere nel 2022 alla pensione dedicata alle donne lavoratrici (dipendenti e autonome) sono richiesti 35 anni di contributi e 58 anni di età se lavoratrici dipendenti, 59 anni di età se lavoratrici autonome.
I requisiti devono essere stati perfezionati al 31 dicembre 2021. Il calcolo dell’assegno è effettuato con il sistema contributivo che prevede tutti i contributi a qualsiasi titolo versati, tranne i contributi figurativi per disoccupazione indennizzata e malattia.
Questa misura prevede il meccanismo delle finestre, nel seguente modo:
a) 12 mesi dal perfezionamento dei requisiti per le lavoratrici dipendenti;
b)18 mesi dal perfezionamento dei requisiti per le lavoratrici autonome.
Precisiamo, inoltre, che Opzione donna prevede il principio della cristallizzazione del diritto alla pensione. Questo significa, che chi matura i requisiti, mantiene la possibilità di inoltrare domanda anche successivamente al 31 dicembre 2022.
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