La pensione che vogliamo | Pensionati sempre più poveri e il prezzo più alto lo pagano i giovani

La pensione è un bel rompicapo che non trova una giusta via di uscita tra spesa pubblica e i lavoratori che vedono la pensione sempre più lontano e irraggiungibile.

La pensione che vogliamo | Pensionati sempre più poveri e il prezzo più alto lo pagano i giovani
La pensione che vogliamo | Pensionati sempre più poveri e il prezzo più alto lo pagano i giovani

Di fatto le nuove pensioni sono sempre più povere e non sufficienti a vivere una vita dignitosa. Più volte i sindacati e i lavoratori hanno manifestato l’allarme dell’impoverimento del popolo italiano. Oltre alla mancanza dei posti di lavoro, si è innescato un meccanismo di povertà che investe i pensionati, e secondo uno sguardo attento al nostro sistema previdenziale, i giovani sono quelli più penalizzati. Infatti, i figli che fanno lo stesso lavoro dei padri, non solo prenderanno la pensione tre anni più tardi ma con molti soldi in meno.

La pensione che vogliamo | Pensionati sempre più poveri e il prezzo più alto lo pagano i giovani

Una lente di ingrandimento sul nostro sistema previdenziale difficile da  mandar giù, ma che non sembra trovare soluzioni al momento. Infatti, la Legge di Bilancio, al varo in Parlamento, nel 2022 ha solo prorogato misure già esistenti, con qualche criticità per i precoci e ha sostituito la Quota 100 con la Quota 102. La pensione che vogliamo | Il Governo vuole Quota 102: elenco usuranti e Opzione Donna

Quindi, al momento le cose non cambiano, anche se è stato disposto un nuovo calendario di incontri tra Governo e Sindacati per decidere le sorti dei nuovi pensionati. Ma, verifichiamo se un figlio fa il lavoro del padre quando effettivamente prenderà di pensione.

La pensione dei figli a rischio povertà

Per capire come il prezzo più alto lo pagano i giovani, ipotizziamo un figlio che svolge lo stesso lavoro del padre. Alla fine della carriera lavorativa con la maturazione dei requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia, in media sarà erogata un assegno pensione con il 25% in meno. Inoltre, dovrà lavorare tre anni in più per perfezionare il requisito anagrafico richiesto per l’accesso alla pensione di vecchiaia. Questa forte differenza è dovuto dal calcolo della pensione con il sistema contributivo in vigore con la Riforma Monte – Fornero. Infatti, rientrano nel sistema contributivo tutti coloro che versano contributi dal primo gennaio 1996.

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Il Governo segue la Riforma Fornero

Questo significa che i giovani che si affacciano al mondo del lavoro percepiranno la futura pensione calcolata interamente con il sistema contributivo. In fondo, questa è la linea che intende seguire il Governo, iniziata dalla Riforma Fornero. Nel nostro sistema previdenziale, attualmente sono in vigore tre misure calcolate con il metodo contributivo e sono considerate molto penalizzanti.

Nello specifico sono: l’Opzione Donna prorogata anche per il 2022, ma la penalizzazione è “giustificata” dall’anticipo pensionistico di circa 8/9 anni dall’età pensionabile. Poi, la pensione contributiva con 64 anni di età e minimo 20 anni di contributi, ma è una misura non accessibile a tutti per i vari limiti. Infine, la pensione a 71 anni con un minimo di 5 anni di contributi.

Un altro fattore da considerare, che è uno dei fattori penalizzanti con il calcolo dell’assegno con il sistema contributivo, è la discontinuità lavorativa che crea periodi senza contributi difficile poi da riprendere.

Questa situazione è stata esposta dai sindacati che hanno chiesto al tavolo tecnico del Governo, maggiori tutele per i giovani che rispetto ai padri avranno pensione di gran lunga inferiore, con il rischio è di creare nuovi poveri ed emarginazione sociale.

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