Una integrazione forse poco nota ai più che consente di far crescere e nemmeno poco il proprio assegno pensionistico mensile.
Situazioni al limite possono trovarsi ovunque, in ogni famiglia, in ogni contesto. La perdita della persona amata, la vita segnata dal lutto e la consapevolezza che nulla forse sarà più come prima. Ritrovarsi d’improvviso senza il compagno di una vita può determinare situazioni da considerare realisticamente al limite. A quel punto scatta la reversibilità, una pensione considerata sulla base dell’ultimo stipendio del congiunto versata mensilmente alla moglie, che può cosi provvedere a se stessa o nel caso ai figli.
Chiaramente in merito alla determinazione dell’importo in questione agiscono una serie di fattori che andranno a determinare l’effettivo requisito della donna. Potrebbe esserci ad esempio una donna lavoratrice e quindi in quel caso l’assegno di reversibilità non potrebbe essere corrisposto cosi come viene corrisposto ad una donna senza occupazione. Potrebbero insomma esserci dei fattori pronti a considerare aspetti diversi che di conseguenza andranno a determinare come detto importi diversi.
Ciò che può succedere di inaspettato, a volte nemmeno tanto, è che spesso possono sopraggiungere complicazioni che fanno in modo che con la semplice pensione di reversibilità non è sempre possibile vivere dignitosamente. Problemi sopraggiunti, acciacchi, cure da sostenere, impossibilità a svolgere determinate mansioni e quindi obbligo di servirsi delle abilità di un’altra persona. Tutto questo, insomma può trasformarsi in un enorme disagio difficile da gestire con l’importo classico della pensione.
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Ciò che si può richiedere, quindi è l’indennità di accompagnamento, stimata in 12 mensilità da 522,10 euro. Nessun condizionamento legato alla posizione reddituale e la possibilità di godere di una ulteriore entrata di denaro. Inoltre si tratta di una forma di indennità tranquillamente cumulabile con altri tipi di prestazioni. Insomma nessuna difficoltà per chi rischia di restare in una condizione di profondo disagio ad un certo punto della propria vita. L’indennità di accompagnamento, qualora ci fossero requisiti validi legati alla non autosufficienza del soggetto in causa, potrebbe rappresentare la giusta soluzione.
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