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Pensioni, a gennaio sotto con le rivalutazioni: ecco cosa potrebbe cambiare

Quello che potrebbe accadere dal prossimo gennaio potrebbe del tutto modificare lo scenario riguardante le pensioni in Italia.

Lo Stato potrebbe subire presto un duro colpo. Non parliamo di agenti esterni, non parliamo di dinamiche inaspettate ed imprevedibili, no. Parliamo di qualcosa che arriverebbe dall’interno, una serie di situazioni che potrebbero cambiare numerosi fattori per quel che riguarda l’impianto pensionistico, il suo funzionamento nel nostro pase, per farla breve. Una nuova riforma potrebbe presto sostituire la vecchia che non ha portato a quasi niente di buono stando alla fretta che si ha nel metterla da parte.

Quota 100 in soffitta e nuova riforma per quel che riguarda le pensioni. Il Governo pensa ad una dinamica che andrebbe a tutelare coloro che svolgono un lavoro usurante con l’anticipo, anche se di poco della pensione. In ogni caso esiste ancora fino al 2022 la dinamica delle rivalutazioni, situazione voluta dal primo Governo Conte, a guida Movimento Cinque Stelle e Lega. Secondo quella logica ogni anno si andrebbe a rivalutare l’importo della pensione in base all’oscillare del costo della vita, qualcosa della quale l’attuale Governo vuole assolutamente sbarazzarsi.

Pensioni: le ipotesi prese in considerazione per la nuova riforma

La dinamica voluta per quel che riguarda le pensioni dal Governo gialloverde porterebbe una variazioni per le pensioni da un minimo di 126 euro ad un massimo di 1000 euro. Il tutto si trasformerebbe in un aggravio per lo Stato di circa 4 miliardi di euro. Inoltre resta il contributo di solidarietà sulle pensioni ch superano i 100mila euro. In quel caso però, la Corte Costituzionale ha stabilito una riduzione della sua effettiva durata, da cinque anni iniziali si è passati a tre. “Eccessiva rispetto all’orizzonte triennale del bilancio di previsione dello Stato”, cosi la Corte ha definito la durata quinquennale del provvedimento.

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Il prelievo in questione sulle pensioni alte è stato inoltre cosi stabilito: 15% sulla parte di pensione fra 100mila e 130mila euro; 25% fra i 130mila e i 200mila euro; il 30% fra i 200mila e i 350mila euro; il 35% fra i 350mila e i 500mila euro; il 40% per la parte eccedente i 500mila euro. Il Governo, insomma dalla prossima finanziaria dovrà trovare nuovi equilibri economici per quel che riguarda il sistema pensione. I vantaggi scaturiti dai tagli alle pensioni alte negli ultimi tre anni, non ci saranno più e bisognerà attingere da altre dinamiche oppure rivoluzionare il tutto. Staremo a vedere.

Paolo Marsico

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