Per giorni sembrava che il terreno stesse per cedere sotto i piedi degli investitori. Fra marzo e aprile, i mercati hanno iniziato a perdere quota, come se qualcosa si fosse rotto. Le previsioni più pessimiste hanno cominciato a risuonare ovunque. Ma ora, all’improvviso, tutto è cambiato. I listini sono tornati a salire e c’è chi si chiede se non sia stata solo l’ennesima falsa partenza del panico.
C’è qualcosa di profondamente affascinante nel modo in cui si muove il mercato. Un attimo prima ti sembra tutto in ordine, l’attimo dopo vedi il rosso dilagare ovunque.

Tra la fine di marzo e la prima metà di aprile, è stato proprio così. Una correzione improvvisa, una discesa che ha rimesso in discussione molte certezze. In quei giorni, i toni si sono fatti cupi: grafici in calo, titoli finanziari in allerta, investitori tentati di uscire. E intanto gli analisti più noti tornavano a parlare di crisi.
Ma, come spesso accade, la realtà è sfuggita alle previsioni. Dopo appena qualche settimana, senza annunci o clamori, i mercati azionari hanno ricominciato a salire. Oggi, all’inizio di maggio, buona parte del terreno perso è stato recuperato. L’S&P 500 ha superato i livelli precedenti alla correzione. E ora la domanda è un’altra: siamo di fronte a un recupero solido o solo alla calma prima della vera tempesta?
I catastrofisti in attesa del loro momento
Fra le voci più critiche c’è David Roche, che ha previsto un mercato ribassista nel 2025, parlando di tassi d’interesse più alti del previsto, crescita economica debole e una possibile bolla legata all’intelligenza artificiale. Il suo scenario vede un calo del 20% nei listini globali. Ma il recente rimbalzo sembra smentirlo, almeno per ora.

Anche Mark Zandi di Moody’s è stato chiaro: secondo lui c’è più del 50% di possibilità che il mondo vada incontro a una recessione nel 2025. I dazi imposti dall’amministrazione Trump potrebbero colpire duramente settori chiave come l’agricoltura e la manifattura. Zandi ipotizza cali del 30% per l’S&P 500, ma finora le vendite sono state rapidamente riassorbite.
Poi c’è Torsten Sløk che arriva a stimare una probabilità del 90% di recessione negli Stati Uniti, mentre Goldman Sachs e BNP Paribas parlano di correzioni fino al 30% anche in assenza di crisi. L’autore di “Padre ricco, padre povero”, Robert Kiyosaki, ha addirittura previsto un “massiccio crollo” per febbraio 2025, consigliando di puntare tutto su oro, argento e crypto.
Eppure i mercati non sembrano ascoltarli. I titoli tech, che secondo Bank of America sono in piena bolla, continuano a tirare. E mentre Jeremy Grantham avverte di un “declino catastrofico” causato da sopravvalutazione e crisi globali, la realtà non gli dà ancora ragione.
Mancano sette mesi alla fine dell’anno. Forse le previsioni più fosche troveranno conferma. Oppure no. Ma se il mercato ci ha insegnato qualcosa, è che non ama fare quello che tutti si aspettano. E tu, da che parte stai: coi pessimisti o con chi guarda avanti?