Riforma pensioni 2023: novità su Opzione donna e Ape Sociale, tutto quello che c’è da sapere

La Riforma pensioni 2023 è un argomento caldo. Il dibattito verte perlopiù sulla potenziale proroga di Opzione donna e di Ape sociale. Del resto sono tante le donne che sperano nell’opzione donna sostanziale.

Mentre non manca chi auspica nella proroga dell’ape sociale con un allargamento delle tipologie dei lavori gravosi.

Riforma pensioni 2023
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Cerchiamo di capire in che misura e in che termini potrebbero essere riconfermate queste due misure.

Prorogare Opzione donna, una riforma di valorizzazione

Prorogare “opzione donna” non avrebbe spese aggiuntive per le casse dello Stato. D’altronde si tratterebbe di un puro computo contributivo. Non vi sarebbero ragioni per non confermare nuovamente la disposizione.

La problematica risiede altrove. La sola proroga di “opzione donna” non è abbastanza, in quanto avrebbe in ogni caso un effetto circoscritto. Ci sarebbe bisogno di una concreta valorizzazione, anche in prospettiva previdenziale, del lavoro delle donne e nel complesso di quello di cura.

Ape sociale, istanza di certezze e necessità di allargamento

Sul versante Ape sociale si esigono maggiori certezza riguardo le casistiche incluse in tale istituto (disoccupati, invalidi civili, caregiver e gravosi). Per i rappresentanti della Cigl non è possibile proseguire nel suo rinnovo annuale. Sarebbe il momento di effettuare un autentico “tagliando” a questo provvedimento, per renderlo così strutturale.

Si pensi ai cosiddetti“gravosi”. Vi sarebbe la necessità di agire al più presto, nella fattispecie diminuendo il requisito contributivo, che attualmente si presenta come il principale impedimento. Non solo, lo status previdenziale dei “gravosi” andrebbe considerato in modo maggiormente organico.

Non si tratta solamente delle disposizioni di flessibilità in uscita (l’ape sociale o i “precoci”), ma anche di azioni sulla misura e pertanto sul computo della pensione. È chiaro che, in un iter contributivo, l’uscita anticipata dal lavoro significherebbe la ricezione di una pensione ridotta.

L’attesa di vita di una persona operante in una attività classificata come gravosa è decisamente più bassa. Malgrado ciò i componenti di conversione per quantificare l’assegno pensionistico, stando ai dettami odierni, restano i medesimi per tutti.

Sarebbe necessario ammettere, una volta e per tutte, che “i lavori non sono tutti uguali”. Una realtà, che lo si voglia o no, a dir poco ineludibile.

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