Tra Riforma Pensioni e Opzione Donna, le ultime novità dal Governo inaspettate

Per quanto riguarda Opzione Donna 2023 una proroga sembrerebbe prevista nella Riforma Pensioni. Cerchiamo di capire quali siano le novità e le posizioni assunte da Governo e sindacati.

Si attende per il prossimo autunno la Riforma Pensioni. Un provvedimento che dovrebbe includere una proroga dell’Opzione Donna 2023. Un ristagno che dura da parecchie settimane quello che delinea il duello in questione tra Governo e Sindacati.

Opzione donna
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Pare sia possibile che nella bozza di Legge di Bilancio, prevista per la fine del mese di settembre, si andrà a ripresentare lo stesso canovaccio del 2021. Esigue formule “ponte” da proporre nuovamente o prolungare, tutt’al più con alcune “concessione” in più. Si pensi a quanto andato in scena per come ad esempio è avvenuto per i gravosi con accesso all’APE Sociale.

Opzione Donna, una possibilità concreta di proroga

Facendo riferimento alle voci ufficiale in materia di riforma pensioni 2023, nelle volontà del Ministro del Lavoro ci sarebbe in effetti la proroga dell’Opzione Donna. A parere di Orlando potrebbe perfino porsi come strutturale.

Una disposizione dal carattere permanente che garantisca alle donne di ottenere il pensionamento tra i 58 e i 59 anni, dipendenti o autonome, aventi 35 anni di contributi.

Un’idea molto appetibile per le casse dello Stato. Questo perché prevede una importante penalizzazione sull’assegno. In diverse circostanze ne consegue un taglio dell’assegno al di sopra del 20%. Senza tralasciare le finestre mobili (12/18 mesi per dipendenti e autonome) per l’inizio del trattamento.

Le debolezze di Quota 102 e Quota 100

Si tratta di una metodologia di elasticità in uscita “a prezzo contenuto”, non lesiva della sostenibilità della struttura previdenziale. A differenza della Quota 41, presentata dai Sindacati ma non stimata dal Governo per la sua smisurata richiesta di energie e sostegno.

Ignoto il destino di Quota 102 (pensione a 64 anni con 38 di contributi), in scadenza a fine 2022 e poco “popolare”. Considerando anche come la celebre Quota 100 (sebbene maggiormente consigliabile in ottica di requisiti) non abbia raggiunto gli obiettivi prestabiliti, in buona sostanza connessi al tanto auspicato ricambio generazionale.

I pro di Opzione Donna

L’Opzione Donna ha goduto di un incredibile utilizzo. Sebbene l’evidente penalità economica, tra le forme di prepensionamento è tra quelle aventi maggiori pro. Ragioni ve ne sono.

Abbraccia una cerchia di lavoratori con ferree motivazioni. Una fetta di persone che scorge all’orizzonte l’uscita dal mondo del lavoro, anche entrata al di sotto a mille euro mensili, e la percepisce come un’ancora salvifica nel contesto di un mercato a dir poco articolato e nella prospettiva di un universo economico dalle tinte sempre più fosche.

Altro elemento a favore della proroga. Il Governo non ha mancato di ribadire la volontà di orientarsi verso un iter pensionistico in grado di privilegiare sistema contributivo. In questa prospettiva, l’Opzione Donna ha anticipato i tempi. Se da un lato accoglie il compromesso del sacrificio della quota retributiva dall’altro ottiene la bramata uscita dal mondo del lavoro.

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