Tempi di crisi: rendimento BTP o Buoni Fruttiferi Postali?

Con le incertezze della guerra in Ucraina e la forte dipendenza dall’UE di petrolio e gas è aumentata da parte degli investitori la percezione del rischio di insolvenza.

Gli investitori e i risparmiatori che si sono allontanati dal mercato azionario si domandano se e quali siano le migliori opportunità sulle obbligazioni italiane.

denaro investimento Titoli di Stato

Nella giornata di venerdì 1 aprile i mercati sono in lieve rialzo, sebbene in un contesto instabile, volatile e irregolare. Le incomprensioni durante i negoziati di pace e i dati negativi sull’inflazioni mettono ancora una volta in discussione la stabilità finanziaria dell’Unione europea e dell’Italia. L’inflazione sale ancora nel secondo semestre e Wall Street chiude per la prima volta in due anni il trimestre con una perdita complessiva del 5%. L’indice di riferimento europeo STOXX 600 conclude il primo trimestre del 2022 in perdita del 5,8%, la peggiore avvenuta su base trimestrale dal primo trimestre del 2020, quando crollò del 23%.

Per quanto riguarda l’Italia lo Stato continua a pagare tassi di interesse più elevati di quelli corrisposti dagli altri Paesi europei. La stagnazione economica, è l’endemica evasione fiscale, mettono in difficoltà le casse statali influendo sul rapporto tra debito e PIL. In questi ultimi due anni la spesa pubblica ha continuato a crescere senza tuttavia produrre risultati positivi ma compensando per lo più le perdite.

Tempi di crisi: il contesto operativo e il rendimento dei BTP

L’Italia è il terzo Paese debitore del mondo, dopo Stati uniti e Giappone. Nell’Unione europea è secondo solo alla Grecia. La BCE non può fare nulla contro il sentiment degli investitori; se lo spread dovesse risalire i BTP perderebbero immediatamente valore. Approssimando con una semplificazione, un rialzo dei rendimenti dell’1% dei BTP farebbe scendere il loro valore di una percentuale pari alla loro vita residua. Ad esempio il decennale perderebbe il 10%, mentre il BTP ventennale il 20%.

Le ragioni sono intuitive, se le nuove emissioni rendono di più, gli investitori preferiranno comprare queste e così, per la riduzione della domanda le vecchie emissioni con cedola più bassa varranno di meno. Non ci sono molte possibilità di proteggersi dalle eventuali perdite date dall’evoluzione dei tassi e dei rendimenti delle obbligazioni. Anche acquistando obbligazioni indicizzate al tasso di inflazione, sia europea che italiana, come i Btpei o i Btp Italia, i prezzi scontano già l’aspettativa sui rendimenti futuri e sono perciò scambiati ampiamente al di sopra del valore di rimborso.

Da cosa dipende il rendimento dei Titoli di Stato?

Il rischio di perdere con i BTP riguarda le sole oscillazioni del prezzo, ed è un pericolo concreto che l’investitore corre, molto più in relazione alla percezione degli investitori che non all’oggettiva sostenibilità del debito. Solitamente il rendimento delle obbligazioni si adatta a variabili come il tasso di interesse, l’inflazione e naturalmente il rischio di mercato. Il risultato è che i tassi sui BTP decennali sono balzati dall’1,16% al 2,12% e i Bund decennali sono passati dal -0,18% allo 0,64%.

Per contestualizzare questi incrementi, i titoli di Stato tedeschi, tra quelli più sensibili ai cambiamenti di politica monetaria, hanno quindi avuto un tasso di rendimento positivo per la prima volta dal 2014. Proprio due giorni fa sono stati comunicati i dati di marzo sull’inflazione della Spagna +9,3% e della Germania +7,3%, ma è molto probabile che il peggio debba ancora venire perché il movimento rialzista dei tassi di interesse è appena agli inizi. Occorre dunque avere la massima consapevolezza di quanto sta accadendo sui mercati per orientare al meglio le proprie scelte di investimento, in particolare sulle obbligazioni.

Tempi di crisi: le perdite nel rendimento dei Titoli di Stato

Le perdite sui titoli di Stato dei maggiori indici obbligazionari internazionali segnalano nel primo trimestre del 2022 perdite che vanno dal 3 ad oltre il 6%. L’indice globale Bloomberg Barclays Aggregate e l’indice Merrill Lynch hanno mostrato una perdita totale comprensiva delle cedole rispettivamente del 6,3 e del 5,10% quest’ultima avvenuta solo negli ultimi tre mesi.

Per le emissioni italiane, il calo complessivo del 3,81% dell’Indice generale Italia ha avuto sui Btp, un calo medio del 4,41% con perdite a doppia cifra per le scadenze più lunghe, come per i Btp trentennali.

Per quanto riguarda le obbligazioni di Poste Italiane esse sono comunque legate come i BTP alla solvibilità dello Stato attraverso Cassa Depositi e Prestiti. Qui confluisce il capitale di chi ha scelto di investire in posta. Tra queste ad esempio i Buoni postali 3×4 che possono essere sottoscritti in qualunque momento presso qualsiasi ufficio postale e rimborsati nello stesso modo senza costi. I Buoni postali 3×4 hanno una durata massima di 12 anni e garantiscono rendimenti fissi crescenti, già noti al momento della sottoscrizione.

La differenza tra i BTP e i Buoni Fruttiferi Postali. Ecco il più sicuro

A differenza dei BTP investire in posta implica però rendimenti che crescono solo ogni tre anni. Essi sono rimborsabili anticipatamente dopo 3, 6, 9 anni, con il riconoscimento degli interessi maturati al completamento di ciascun triennio. Questo significa che essi sono strutturati per scoraggiare l’investitore alla loro liquidazione. Poiché gli interessi si fermano alla fine del triennio precedente, i rimborsi avvenuti al quinto, all’ottavo e all’undicesimo anno sono penalizzati.

Quest’ultimi però a differenza dei BTP e degli altri titoli di Stato, non sono negoziati sui mercati finanziari e hanno dei prezzi stabili. Questo permette di evitare così l’esposizione diretta al rischio di mercato. A differenza di quanto avviene per i Buoni del Tesoro che si ordinano in banca e sono soggetti a commissioni di negoziazione proporzionali al capitale investito, i Bfp, sottoscrivibili anche online, sono esenti da questi costi.

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