Tetto al contante, dal 2012 in pochi hanno cambiato la tendenza, ma qualcuno ci prova

La Lega di Matteo Salvini ha presentato tramite Bagnai la proposta di legge per innalzare il tetto al contante da 2.000 a 10.000 euro.

L’iniziativa rientra negli accordi del centro destra; tuttavia l’aumento prospettato è molto meno concreto e più simbolico arrivando a un massimo di 3 mila euro.

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È ciò che ha proposto o meglio deciso Giorgia Meloni; ciò non ha comunque evitato le critiche dell’opposizione. Nessuno nel parlamento vuole e può in realtà rinunciare a garantirsi gli introiti derivanti dal fisco. Cambiare il massimale oltre una certa soglia significa inevitabilmente aprire una breccia a favore dell’evasione fiscale che rimane anche nelle attuali condizioni nonostante tutto.

La digitalizzazione e la diffusione dei pagamenti tramite applicazioni, dopo le carte di credito e prepagate ha portato a una maggiore tracciabilità. L’iniziativa sembra oggi particolarmente anacronistica e invero non crea particolari differenze per il consumatore. Il cittadino dovrà fare i conti con un sistema fiscale che diventerà man mano sempre più inclusivo della sua capacità di spendere il proprio denaro. È un esempio lampante di questo l’euro digitale e la progressiva sparizione delle transazioni in contante.

Tetto al contante; una misura imposta, travagliata e discussa

Già nel 2015 Pier Carlo Padoan, giustificò l’innalzamento da 1.000 a 3.000 euro del tetto al contante, sostenendo che non vi fosse alcuna correlazione tra pagamenti cash ed evasione fiscale. Accadeva nel PD guidato da Matteo Renzi; tutto ciò a motivo di un solo argomento, dare l’impressione che il nuovo governo sia meno oppressivo dal punto di vista fiscale.

Secondo Unimpresa la misura è giustificata dalla lotta all’evasione fiscale nonostante i dati sembrano mostrare una correlazione. Il livello più alto infatti, con picchi superiori a 109 miliardi, si è registrato nel periodo che va dal 2012 al 2014, allora la soglia massima per i pagamenti in contanti era stata abbassata a 1.000 euro. Nel 2010 quando la soglia era pari a 5 mila euro si è registrato invece il livello più basso di evasione fiscale mai registrato nello scorso decennio, pari a 83 miliardi di euro.

Può essere una coincidenza? Unimpresa la vede così perché non è possibile individuare alcuna correlazione diretta tra l’andamento dell’evasione fiscale e l’evoluzione del cosiddetto “tetto al contante”.  Non sembra esserci alcun nesso causale tra le modifiche alle norme e la curva del gettito tributario. Vi sono condizioni a contorno che la giustificano ad esempio l’incidenza della crisi del 2012? Sicuramente la minore fiducia nel futuro ha creato una maggiore propensione a dichiarazioni meno generose. La crescita economica può essere affiancata senza problemi a soglie più elevate; sarebbe sicuramente una decisione positiva per la libertà individuale.

A prescindere dalle compagini del parlamento il tetto al contante è stata una misura travagliata nel corso dell’ultimo decennio. Fu introdotta nel 2012 dal governo Monti con il decreto “Salva Italia” che limitò la soglia a mille euro. Anni prima Bersani propose una misura molto più radicale; pagamenti in contanti fino a 50 o 100 euro.

Da allora la soglia ha oscillato sempre all’interno del range tra i mille e i 3000 euro. Sembra quindi che la ratio dell’imposizione non cambi; il cittadino rimane costretto a pagare con carta o tramite conto corrente subendo un metodo di regolamento degli scambi a favore del circuito bancario.

Ci sono paesi in Unione europea senza nessun limite al contante?

In altri paesi l’indipendenza negli scambi economici si affianca a una pressione fiscale più bassa e un’evasione decisamente minore. È il caso di paesi come Germania o Austria, qui il tetto al contante praticamente non esiste.

La stessa Commissione europea raccomanda un limite di 10.000 euro. Questo può colpire fenomeno di grandezza generale come finanziamenti terroristici o riciclaggio di denaro. C’è una parte della politica che vorrebbe controllare ogni attività del cittadino; il tetto al contante si presta perfettamente a un modello sociale caratterizzato da assenza di privacy giustificato dal bene comune.

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