Aumento di capitale di Monte dei Paschi di Siena; un esborso che non arriva dai privati

L’aumento di capitale di Monte dei Paschi di Siena è in corso e si concluderà lunedì 31 ottobre. Sono richiesti fino a 900 milioni di euro al mercato ma la verità del costo totale è che dipende naturalmente dallo Stato.

Un esborso per MPS che lo Stato garantirà per continuare a mantenere a galla la banca senese pari in tutto a 2,5 miliardi.

capitale privato
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La vicenda sta già attirando l’attenzione della Commissione europea che vigila sulla corretta condotta degli interventi statali nel mercato bancario.

La Commissione europea ha richiesto un aumento di capitale per MPS per irrobustirne il patrimonio. Nessun soggetto privato si è fatto avanti accettando le condizioni dettate dallo Stato italiano; per mesi si è fintamente proposto un accordo in perdita per qualsiasi investitore privato. Per capire il contesto economico della banca

Monte Dei Paschi ha concluso il 2021 con risultato operativo netto positivo per 629,2 milioni di euro, dopo il rosso di 20,3 milioni contabilizzato nel 2020. MPS ha oggi problemi di natura finanziaria, patrimoniale e anche organizzativa. Queste risalgono all’acquisto nel 2007 di Banca Antonveneta a un prezzo esorbitante, a cui si aggiungono anni di errata contabilizzazione dei crediti deteriorati. I destini economici dell’istituto sono incerti da diversi anni e la banca si trova oggi in una situazione economica compromessa e figlia del connubio di finanza e controllo politico.

Interessi alle stelle per garantire mezzo miliardo di euro mancante per Monte dei Paschi di Siena

Dopo varie pressioni, è stato messo in piedi un consorzio a cui partecipano Axa e Anima per complessivi 410 milioni. Resta da coprire un fabbisogno di 500 milioni. L’istituto è oggi controllato dallo Stato attraverso il MEF che mantiene una quota del 64,2 per cento.

Anche per questo l’AD Luigi Lovaglio è riuscito a ingaggiare un consorzio di garanzia composto da Algebris, Bank of America, Citigroup, Credit Suisse e Mediobanca. L’obbiettivo è garantire in assenza di investitori il mezzo miliardo di euro mancante per raggiungere la soglia dei 2,5 miliardi necessaria all’aumento di capitale.

L’operazione è perciò non derogabile considerando anche che i colossi bancari citati avranno nel caso l’onere di trovare appena 100 milioni a testa. Questi non saranno regalati; MPS ha promesso interessi del 25%; una cifra spropositata secondo tutti gli analisti. A pagare in assenza di utili significativi sarebbe infine il Mef e quindi lo Stato italiano.

Il Tesoro non essendo riuscito a trovare soggetti interessati a entrare nel capitale ha dovuto pagare qualcuno che prestasse il suo nome temporaneamente per figurare un’alternativa all’intervento diretto dello Stato. Tutto ciò è pagato indirettamente dai contribuenti; per avere un’idea della situazione compromissoria

l’ammontare degli interessi applicati all’aumento di capitale corrisponde a gran parte del valore di capitalizzazione in borsa dell’istituto. In altri termini, MPS sta pagando al consorzio quasi quanto essa valesse prima dell’aumento.

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