In pensione dopo 30 anni di contributi: l’importo dell’assegno che si riceve è inaspettato

È possibile dire addio lavoro dopo 30 anni di versamenti contributivi. Scopriamo qual è l’assegno mensile che si riceverebbe.

Non tutti sanno che è possibile ricevere un assegno mensile di pensione dignitosa versando 30 anni di contributi. In particolare, l’attuale riforma pensionistica prevede due possibilità per ritirarsi dal lavoro dopo 30 anni di versamenti.

addio lavoro dopo 30 anni
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Anche se al momento la riforma pensionistica in vigore è quella conosciuta con il nome di legge Fornero, che prevede il compimento di 67 anni di età per potersi ritirare dal lavoro, l’ordinamento italiano prevede altre opzioni.

Di fatto, la riforma Fornero è quella che permette di accedere alla cosiddetta pensione di vecchiaia, per la quale sono necessari almeno 20 anni di contributi. Dunque, chi ha versato 30 anni di contributi ha la possibilità di soddisfare appieno il requisito richiesto dalla legge.

Tuttavia, vi sono anche altre opzioni tra cui l’APE sociale che permette di ritirarsi dal lavoro dopo 30 anni di versamenti contributivi, purché il lavoratore abbia raggiunto i 63 anni di età.

Così facendo è possibile godere di un assegno mensile che permette al lavoratore di attendere il raggiungimento del requisito di anzianità, che gli consentirà di accedere alla pensione di vecchiaia.

Addio lavoro dopo 30 anni di contributi: ecco l’opzione possibile

Chi decide di attendere la pensione di vecchiaia per ritirarsi dal lavoro deve rispettare il requisito contributivo di 20 anni di versamenti. Pertanto i lavoratori che raggiungono l’età prevista per la pensione di vecchiaia, ovvero 67 anni, ma hanno versato più di 20 anni di contributi, potranno beneficiare di un assegno pensionistico di tutto rispetto.

Il calcolo dell’assegno mensile avverrà in base al metodo misto. Dopotutto, il passaggio da sistema retributivo a sistema contributivo è avvenuto il 1° gennaio del 1996. Pertanto, se una persona nel 2022 ha versato 30 anni di contributi, vuol dire che alcuni versamenti sono avvenuti anche prima del 1996.

Per questo motivo sarà necessario effettuare il calcolo applicando entrambi i sistemi.

Per i contributi versati fino al 31 dicembre 1995 si applicherà il sistema retributivo. Se il lavoratore ha maturato almeno 18 anni di versamenti contributivi, entro la suddetta data beneficerà del calcolo retributivo anche per quelli versati fino al 31 dicembre 2011.

Invece, per la quota di contributi versata a partire dal 1° gennaio 1996 o successivamente al 1° gennaio 2012 sarà applicato il sistema di calcolo contributivo.

Sommando le due quote sarà possibile ottenere l’importo dell’assegno mensile che spetta al lavoratore/ pensionato.

Come si effettua il calcolo con il sistema misto

Guardiamo nel dettaglio come si effettua il calcolo, quando un lavoratore si trova a dover applicare entrambi i sistemi, sia quello contributivo che quello retributivo.

Per i contributi versati in data antecedente al 1° gennaio 1996 si applica il sistema retributivo, che tiene conto della media delle ultime retribuzioni percepite dal lavoratore. Questo sistema prevede anche il riconoscimento del 2% per ogni anno di lavoro.

Per i contributi versati in data successiva al 1° gennaio 1996 si applicherà il sistema contributivo. In tal caso, si tiene conto della montante contributivo e di un coefficiente che varia in base all’età del lavoratore.

Il montante contributivo è la somma di tutti i contributi versati dal lavoratore annualmente. Esso prevede un’aliquota che ammonta al 33% della retribuzione annua lorda.

Dunque, se si decidi di andare in pensione dopo aver maturato 30 anni di versamenti contributivi, al montante verrà applicato un coefficiente di trasformazione. Ciò vuol dire che più il lavoratore è in là con gli anni e più l’assegno sarà alto.

Per questo motivo, andare in pensione rispettando il requisito anagrafico previsto della riforma Fornero, ovvero 67 anni di età, permette di avere una pensione più alta.

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