Cos’è l’alfa di Jensen e in che modo può determinare il rendimento di un portafoglio?

L’Alfa di Jensen conosciuto anche più semplicemente come coefficiente Alfa, è un calcolo che si applica per determinare le performance di un portafoglio.

Conto corrente
Conto corrente (Adobe)

I’Alfa di Jensen è utilizzato quando si vuole misurare quando uno o più investimenti hanno realizzato rendimenti superiori a quelli medi del mercato. Generalmente questi fanno riferimento a un benchmark, come ad esempio un indice azionario, in modo da stabilire quale è stata la variazione media del mercato di riferimento.

Questo indicatore mette in evidenza quando un rendimento è superiore a quello che ci si attenderebbe dal mercato, in un dato periodo di tempo. L’alfa di Jensen può essere positivo o negativo, a seconda della sua vicinanza o lontananza dai livelli presi come riferimento.

Per questi motivi l’Alfa di Jensen è strettamente correlato alla valutazione di un portafoglio. La sua misurazione viene messa in relazione al grado di rischio assunto. A seconda dell’esposizione al rischio di un investimento o di un portafoglio questo risultato assume infatti significati differenti. Possiamo dire che in generale maggiore è il profitto e minore è il rischio assunto tanto più l’investimento avrà avuto una performance elevata.

Utilizzare l’alfa di Jensen in sinergia con indicatori correlati

Alfa di Jensen è usato insieme al beta per contestualizzare, confrontare e analizzare il rendimento di un portafoglio. L’alfa misura il rendimento del portafoglio, mentre il beta determina il contesto in base alla volatilità passata, rispetto a un mercato di riferimento. Per esempio, se beta è 1,2 significa che le azioni di una specifica società quotata ad esempio sul NYSE, risultano più volatili dell’indice del 20%.

Il beta di uno strumento finanziario può esprimere in questo senso anche una misura del rischio del titolo. La volatilità, infatti, è la variabile in grado di generare le escursioni di prezzo che determinano il rischio e anche il rendimento di un titolo, in relazione alla sua grandezza. L’indice alfa misura proprio questo, cioè la capacità di un gestore o di un trader di usare correttamente timing, money management e selezionare i titoli, conseguendo performance che siano il più possibile equilibrate e costanti nel tempo.

I’alfa e il beta possono mutare quindi di significato in relazione al tipo di trading e soprattutto in base all’asset in cui è investito il capitale. Per esempio, un beta superiore a 1 potrà incidere in modo maggiore sulla valutazione del rischio di una obbligazione piuttosto che nell’azione di una società innovativa.

Questo segue una scala di valori, se uno strumento ha un beta pari a uno, la sua volatilità è uguale a quella del mercato. Diversamente se è superiore o inferiore a uno, sarà più o meno volatile rispetto al mercato. Il beta è calcolato a partire da informazioni passate, tenendo conto della volatilità storica dello strumento e confrontandola con quella del mercato.

Come si calcola il coefficiente Alfa?

Il calcolo dell’Alfa di Jensen si può esprimere come:

Ritorno annuale sugli investimenti – (Tasso di interesse senza rischio + Beta del portafoglio* (Ritorno annuale del benchmark di mercato – Tasso di interesse senza rischio))

  • Ritorno annuale sugli investimenti: è la quantità di capitale media o annuale guadagnata sull’investimento iniziale rispetto al periodo di tempo preso in considerazione.
  • Tasso di interesse senza rischio: Il tasso di interesse privo di rischio è il tasso di rendimento teorico di un investimento senza rischi.
  • Beta del portafoglio: Il beta del portafoglio è la somma ponderata dei beta dei singoli asset.
  • Ritorno annuale del benchmark di mercato: Il rendimento annuo del benchmark di mercato è l’importo medio di profitto del benchmark ogni anno.

Supponiamo che il rendimento previsto corrisponda al 12% dopo un anno, il tasso di riferimento esente dal rischio è 10%, il beta è pari a 1,2 e l’indice di riferimento ha avuto un ritorno dell’11%. Il calcolo dell’alfa di Jensen sarebbe quindi: 12 – 10 – 1,2 x (11 – 10).

Vuol dire che l’alfa di Jensen è 0,8%. La percentuale positiva indica un portafoglio che sovraperforma il mercato.

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Vantaggi e svantaggi nell’uso dell’Alfa di Jensen

L’alfa di Jensen può aiutare i gestori di fondi, ma anche i trader e gli investitori a misurare e confrontare il rendimento dei propri portafogli, rispetto al contesto economico e al mercato di riferimento. Nelle attività di trading e di investimento, l’alfa di Jensen può servire a stabilire i punti di ingresso e di uscita dal mercato. Questo può essere effettuato osservando il momento in cui un certo asset riesce a sovraperformare o sottoperformare il mercato, ottimizzando in questo modo, attraverso l’analisi tecnica o fondamentale, l’ingresso o l’uscita dall’operazione. Il limite nell’uso di questo indicatore è che l’Alfa di Jensen non può essere utilizzato per confrontare portafogli di investimento basati su mercati differenti.

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