Aumentano i tassi, i prestiti e la spesa degli italiani, i Btp ancora con rendimenti positivi

I problemi prodotti dal calendario della crisi e dell’aumento dei tassi si ripercuotono sui rendimenti dei Titoli di Stato e della spesa per interessi degli italiani.

Ciò che è accaduto negli ultimi giorni non ha lasciato indifferenti i mercati; la Borsa italiana, come le altre piazze europee, è stata influenzata dai diversi eventi della settimana.

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Il primo tra questi la decisione della BCE di alzare i tassi di 50 punti base, che ha sorpreso rispetto alle attese dei 25 pb. Oltre a questo, lascia dubbiosi il TPI per vaghezza e arbitrarietà della sua attivazione.

È finita così in tutta Europa la stagione dei tassi negativi, iniziata nel 2016. Con l’ultimo rialzo, infatti, il tasso di deposito delle banche arriva a zero. I primi effetti del nuovo corso di politica monetaria si scontano sui rendimenti titoli di Stato a breve termine, sia sui Bot che sui Btp a 10 anni. Questi titoli scontano in anticipo l’impatto dei futuri rialzi, che dovrebbero portare il costo del denaro nell’eurozona entro un anno intorno al 2%.

Azionario, spread e BTP, la reazione degli investitori alle mosse della BCE

Per quanto riguarda l’azionario, tra i principali ribassi a Piazza Affari si registrano quelli dei titoli finanziari; Poste Italiane, Banco BPM e Unicredit chiudono in negativo mentre salgono i rendimenti dei BTP e lo spread raggiunge i 240 punti. Sul mercato, tuttavia, non c’è più solo un sentiment negativo diffuso, ma anche molti portafogli che hanno ridotto il rischio.

Gli investitori hanno completamente scontato le notizie negative degli ultimi mesi e sono diventati particolarmente sensibili a ogni risvolto positivo. Un nuovo rialzo è possibile in questo contesto quando i dati sull’inflazione di luglio sia dell’Ue che Usa mostreranno un forte rallentamento grazie alla discesa dei prezzi dell’energia.

I mercati hanno scontato anche il rallentamento della crescita globale ma la sensazione è quella che una svolta positiva è comunque possibile entro la fine dell’anno. Ora, per lo meno, c’è l’idea di una ripresa di controllo da parte delle banche centrali, con una situazione tornata più comprensibile da parte degli investitori.

Con l’aumento dei tassi cambia l’importo della spesa per i prestiti a famiglie e imprese

Secondo i dati ufficiali di Banca d’Italia, da maggio è cambiata la dinamica dei prestiti a privati e alle imprese. A giugno il tasso medio sul totale dei prestiti è stato del 2,18% salito rispetto al 2,16 del mese precedente. Il tasso medio alle imprese è stato dell’1,49% contro 1,20% del mese precedente. Sale quindi in modo evidente il costo del denaro; chi ha contratto un prestito a tasso fisso può stare tuttavia relativamente tranquillo.

L’ultima preoccupazione per i cittadini rimane quella del costo dei mutui. Per quelli legati all’Euribor l’effetto non sarà così immediato; L’Euribor a 1 mese è passato a luglio dal -0,51 al -0,26%. Per avere un termine di paragone, chi ha un mutuo da 200 mila euro a 30 anni vede aumentare la rata di circa 24 euro al mese. Per quanto riguarda i mutui a tassi variabili l’aumento dovrebbe essere più sensibile ma è molto più basso rispetto a quello fisso.

Nella media delle offerte a 20 anni il fisso si situa a 3,10% contro lo 0,97% del variabile. Traducendo le percentuali in valore assoluto e riprendendo l’esempio del mutuo di 200 mila euro a 30 anni; il tasso variabile ha una spesa di 630 al mese contro gli 851 del tasso fisso.

Per quanto riguarda il Governo e i conti pubblici l’incertezza rimane sulla politica economica, per nulla scontata considerati i debiti sugli interessi. Già il Def di aprile calcolava in termini nominali 30 miliardi aggiuntivi in tre anni, oggi una risalita dei rendimenti più duratura può influire ancora sulla stima del debito e sulla capacità del prossimo governo di porvi rimedio.

I punti di rendimento aggiuntivi pesano oggi sui prossimi quattro anni rispettivamente dello 0,13% del Pil fino ad arrivare allo 0,53% in più nel quarto anno. Numerosi saranno i vincoli dovuti al ridotto margine di spesa, acuiti dai numerosi interventi che questo Governo ha dovuto e voluto per tutelare i cittadini e le imprese.

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