Cina, una guerra su 2 fronti: la politica zero covid è una mina sul mercato immobiliare

Sono quasi tre anni che i politici cinesi combattono una guerra su due fronti: una contro la bolla del mercato immobiliare e l’altra più nota contro la pandemia.

I test di massa “zero-covid” e i lockdown hanno salvato vite umane con un carissimo prezzo per l’economia.

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Al momento il governo cinese si sta allentando la sua assurda battaglia per evitare che nel Paese ci sia anche un solo caso positivo al Covid-19. L’11 novembre Pechino ha annunciato almeno 20 modifiche alla sua politica “zero-covid”.

Test di massa e restrizioni draconiane stanno venendo allentati. Fino a oggi tra le misure più severe la sospensione dei voli delle compagnie aree che trasportano passeggeri infetti da Covid nonché la quarantena per i contatti più prossimi delle persone che sono state contagiate dal virus.

Negli ultimi giorni, i politici cinesi hanno segnalato una ritirata tattica per rendere un po’ meno onerosa una battaglia che è stata combattuta proprio per evitare le sue ricadute economiche prima che sanitarie. Con la variazione del virus non ci sono infatti i pericoli per la salute che erano presenti con le prime ondate della pandemia fino ai primi mesi di quest’anno.

Con l’aumento delle infezioni, anche nelle grandi città come Guangzhou, la Cina potrebbe vedere un aumento dei lockdown nell’immediato futuro. Il successo è tutt’altro che garantito soprattutto perché i risvolti economici stanno gravando sul mercato immobiliare. Le misure prevedono che i governi locali, le società di gestione patrimoniale statali e le banche commerciali lavorino insieme per finanziare i costruttori in difficoltà. Tutto questo senza prevedere in che modo e quando potranno rientrare dei prestiti erogati.

Prestiti che possono diventare insolvibili a causa dei frequenti lockdown

Ad agosto è stato annunciato un maxi prestito da 200 miliardi di yuan. Ventotto miliardi di dollari finalizzati a completare i progetti abitativi in stallo. Un mese dopo altre sei banche del Paese hanno promesso altri 600 miliardi di yuan entro la fine di quest’anno.

Negli ultimi mesi molti sviluppatori sono andati in difficoltà economica o hanno dichiarato fallimento. L’edilizia si è fermata su progetti di immobili già venduti prima di essere costruiti. La fiducia degli acquirenti di case è crollata insieme alle vendite. Molti di questi si sono fermati per l’assenza di liquidità. Oltre a questo, i tempi per estinguere il mutuo sono molto lunghi e arrivano in media a 50 anni.

Il fine è aumentare i prestiti agli sviluppatori redditizi e alle imprese di costruzione, per evitare una nuova ondata di insolvenze che contagiano tutta l’economia cinese. Mentre le autorità lottano per contenere le crescenti turbolenze non esiste attualmente uno strumento economico che possa garantire la solvibilità del settore. Questo incide infatti oggi per il 28% del Pil cinese.

Recentemente Pechino ha sollevato la prospettiva che il governo potrebbe dover re imporre rigorosi limiti alla mobilità ed emettere ordini per nuovi lockdown. Per le fiammate di Covid in Cina ma sopratutto per le reazioni esagerate del Governo il dollaro contro lo yen è arrivato ai massimi delle ultime due settimane. Nel frattempo, l’OCSE ha detto martedì che l’economia globale dovrebbe evitare una recessione il prossimo anno. La Cina per la sua importanza economica rimane osservata speciale.

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