Come investire in BTP Italia, BTP Futura e CCT per guadagnare con i titoli di Stato e combattere l’inflazione

Guadagnare dai titoli di Stato italiani per proteggere il portafoglio o i risparmi sembra in un periodo come questo la soluzione più semplice in vista di nuove turbolenze sui mercati.

L’inflazione erode la liquidità, il denaro lasciato disinvestito rimane così senza difesa dall’ incremento del prezzo delle materie prime, che si trasferisce sui prezzi alla produzione e su quelli al consumo.

guadagnare con i titoli di Stato

Il rischio è già palese almeno in Italia; la propensione ai consumi può arretrare rapidamente, con effetti dannosi sia sulle aziende e quindi di ritorno sui lavoratori e le famiglie. Da parte della Bce non resta che difendere quello che rimane della crescita economica con l’aumento dei tassi d’interesse il cui obiettivo rimane un’inflazione al 2% annuo.

Sia nel comparto azionario, sia in quello obbligazionario l’incertezza fa da padrone. Tuttavia se il primo risente di brusche variazioni di prezzo e in generale un’erraticità difficile da gestire, sui rendimenti delle seconde si sconta un trend rialzista che ha portato i titoli di Stato italiani come i BTp intorno al 3,15%. A fronte di un calo del valore nominale, le obbligazioni sono offerte con cedole sempre più alte che tuttavia sul breve termine non riescono a compensare l’inflazione.

Investire in Titoli di Stato come Ccteu, Btp Italia e Btp Futura

Investire su questi titoli ha senso a fronte della costanza del flusso cedolare su lunghe scadenze in grado di compensare con i profitti futuri i rendimenti negativi reali attuali. Chi aveva già acquistato titoli a cedola fissa in portafoglio, si troverà oggi nella situazione di incassare gli stessi interessi inizialmente fissati ma con valori capitali inferiori.

Questa nuova dinamica di prezzi e rendimenti vale in misura più marcata, nel caso di titoli con scadenza medio lunga, con cali non trascurabili anche per le emissioni con scadenza a più breve termine. Per questi motivi la migliore soluzione è rivolgersi a titoli a cedola variabile, Ccteu agganciati all’Euribor, Btp Italia e Btp Futura.

I Ccteu sono titoli a tasso variabile con una durata compresa tra i 3 e i 7 anni e interessi sono corrisposti con cedole posticipate semestrali. Il rendimento finale del titolo dipenderà oltre che dagli stessi, anche dalla differenze tra il valore nominale a rimborso e il prezzo pagato all’emissione. Tra le altre caratteristiche comuni a tutti i Ccteu ci sono la periodicità delle aste che avvengono di norma con cadenza mensile alla metà di ogni mese e hanno modalità di rimborso alla pari.

Il Btp Italia è un Titolo di Stato il cui rendimento viaggia in parallelo al tasso di inflazione rilevato dall’Istat ogni mese, con cedola reale fissata all’emissione. La cedola lorda dell’ultimo titolo di aprile è stata ampiamente rivalutata arrivando al 3,758%.

Le caratteristiche dei Btp Futura e tre premi fedeltà dell’obbligazione

I Btp Futura infine, sono titoli nati nel 2020 con l’esigenza di contribuire alla spese di finanziamento per le perdite economiche registrate durante la pandemia. Questi titoli hanno durate che variano dagli 8 ai 16 anni; la loro peculiarità sono le cedole step up, ossia cedole nominali semestrali calcolate sulla base di tassi prefissati e crescenti nel corso del tempo. Queste premiano gli investitori che mantengono il titolo in portafoglio a lungo termine che ricevono così una cedola rivalutata con un incremento noto ogni quattro anni. Le cedole minime del titolo a 12 anni emesso il 12 novembre 2021 sono dello 0,75%, 1,25% e 1,70%.

A questo si aggiungono tre premi fedeltà. Il primo a un terzo della vita del titolo, in questo caso dopo otto anni, per chi ha detenuto il titolo sin dall’emissione. Esso sarà pari al 40% della media del tasso di crescita del PIL nominale registrato dall’ISTAT nello stesso periodo di tempo. Il premio è garantito entro un range che va da un minimo dello 0,4% del capitale investito, fino a un massimo dell’1,2%.

Il secondo nei successivi quattro anni sarà pari al restante 60% della media del tasso di crescita del PIL registrato nei primi otto anni del titolo, con un minimo dello 0,6% fino a un massimo dell’1,8%. La terza parte sarà uguale al 100% della media del tasso di crescita del PIL e sarà compreso in un range che va da un minimo dell’1% e un massimo del 3% del capitale investito.

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