Conviventi di fatto hanno diritto alle Legge 104? La risposta inaspettata

Conviventi di fatto e coppie sposate sono ancora lontani dall’avere gli stessi diritti ma qualcosa è cambiato. Vediamo in quali casi hanno diritto alla legge 104.

In Italia essere uniti dal sacro vincolo del matrimonio continua a produrre più vantaggi ai coniugi rispetto ad una coppia di fatto, che ha scelto di vivere insieme ma di non sposarsi.

LEGGE 104
LEGGE 104 (Foto Canva)

Tuttavia nel corso degli anni questi ultimi hanno visto riconosciuto qualche diritto in più, come per esempio la possibilità di assistere il partner in caso di bisogno. A migliorare le cose ci ha pensato nel 2016 la legge Cirinnà, che ha anche ampliato il diritto alla legge 104 per i conviventi di fatto. In questo articolo approfondiamo l’argomento, per capire quali sono i benefici della 104 e in che misura interessano anche le convivenze di fatto.

Cos’è la convivenza di fatto

La legge Cirinnà ha riconosciuto le convivenze di fatto e le unioni civili, ciò significa che due persone che vogliono essere riconosciute dallo Stato si recano in Comune e formalizzano la loro posizione. Ciò non accade invece per le coppie di fatto, termine molto simile ma con un significato profondamente diverso. In questo caso due persone scelgono di vivere insieme ma senza ufficializzare la loro convivenza. La differenza è che le coppie di fatto hanno nella società meno diritti rispetto a chi sceglie la convivenza di fatto, perché la legge non le riconosce.

Quando si diventa conviventi di fatto

Per dare vita a una convivenza di fatto disciplinata dalla legge sono necessari alcuni requisiti:

  • Maggiore età per entrambi i soggetti;
  • Stabilità dell’unione ovvero la presenza di un legame solido con assistenza materiale e morale reciproca;
  • Assenza di un rapporto di adozione, parentela e affinità tra i conviventi;
  • Obbligo di stato libero: significa che non deve sussistere un vincolo di rapporto di unione civile o matrimonio precedente;
  • Obbligo di coabitare nella stessa casa nello stesso Comune.

Benefici della legge 104: quali sono?

Le agevolazioni previste dalla legge 104 del 1992 interessano il lavoratore dipendente che necessita di assistere un famigliare con gravi problemi di salute che non è ricoverata in un ospedale o in una struttura sanitaria a tempo pieno. Nello specifico il paziente da seguire deve essere il coniuge o un parente entro il secondo grado. Può essere anche entro il terzo grado se il coniuge della persona affetta da handicap o il coniuge hanno un’età di 65 anni o più oppure siano a loro volta affetti da malattie invalidanti o non siano più in vita.

La legge 104 prevede che il dipendente possa scegliere di avvicinarsi a casa per assistere il famigliare, andando a lavorare nella sede più vicina possibile, sempre che ciò non sia incompatibile con le esigenze aziendali. Allo stesso tempo chi usufruisce della 104 può anche rifiutare un trasferimento in altra sede, qualora la nuova sede sia più lontana dal domicilio della persona da seguire rispetto alla sua sede di lavoro abituale.

Tra i benefici della legge 104 c’è anche il permesso retribuito mensile di tre giorni, che viene rilasciato quando si comprova con la documentazione medica che il famigliare richiede l’assistenza perché non ricoverato stabilmente in una struttura. Recentemente, dallo scorso 13 agosto, è possibile che il permesso possa essere utilizzato da più lavoratori che seguono lo stesso disabile: ciò vuol dire che si possono alternare nell’assistenza, sempre mantenendo il limite temporale dei tre giorni. Chi ha un famigliare con handicap grave può anche richiedere due anni di congedo straordinario, che gli viene riconosciuto all’interno della sua vita lavorativa.

Convivente di fatto e benefici della 104: a quali ha diritto

I conviventi di fatto possono usufruire di alcuni benefici della Legge 104 ma non di tutti quelli concessi alle coppie sposate o alle unioni civili. Congedo straordinario e assenze dal lavoro sono previste soltanto per l’assistenza al partner convivente e non vengono concesse invece per seguire i parenti e i suoi affini. Ciò si verifica perché la convivenza di fatto non è un istituto giuridico per cui il rapporto che sussiste tra il convivente e i parenti del suo partner non è considerato di affinità.

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