Le correlazioni delle economie nazionali e dei mercati finanziari nello scenario attuale

La globalizzazione, soprattutto negli anni della pandemia, favorisce in particolar modo le aziende in grado di avere dimensioni sovranazionali che concentrano la propria offerta su servizi dedicati alla persona, come il campo farmaceutico, le telecomunicazioni, o i servizi digitali. 

Mappa Europa

Nel 2020 Apple Facebook e Alphabet (Google) hanno ottenuto la maggior parte del proprio fatturato fuori dal territorio USA. La globalizzazione mostra la portata del suo potenziale economico riflettendosi, nonostante la crisi, nella stabilità al fatturato delle grandi aziende.

Sfruttando lo stesso meccanismo i mercati internazionali riescono a compensare i mancati introiti del fatturato domestico, per mezzo della domanda dei mercati esteri. Italia, Francia, Germania e Spagna nel 2020 hanno in parte compensato le perdite dovute alla crisi, aumentando il loro fatturato all’estero. In controtendenza il Regno Unito, probabilmente per il nuovo assetto economico dovuto all’uscita dall’Unione Europea ha aumentato fino al 27% gli introiti dovuti al mercato interno mentre per la maggior parte questi continuano a essere realizzati all’estero.

Per questo motivo nonostante le economie globali siano largamente correlate, esse hanno dei cicli nel quale il livello di correlazione discostandosi da un rapporto diretto realizza occasioni di guadagno, di diversificazione e di squilibri, che riescono a venire compensati fino al rinnovarsi del ciclo economico.

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L’economia dei singoli paesi può muoversi in modi differenti da quello del comparto finanziario

In questo senso l’economia dei singoli paesi può muoversi in direzioni differenti e alcune volte opposte rispetto al comparto finanziario. Gli indici azionari hanno in questo senso smesso da tempo di essere indicatori affidabili della salute delle economie nazionali. I listini delle borse sono costituiti da aziende, spesso multinazionali, che sono influenzate da molteplici fattori dipendenti sia dalla finanza che dalle economie e dai mercati dei paesi a cui si affaccia il loro business. È un caso emblematico in questo senso il listino azionario francese, in cui meno di un quinto dei ricavi sono ottenuti dal mercato interno e sono molto più esposti e correlati ai fatturati realizzati in Asia e negli Stati Uniti. In questo scenario di interdipendeza e correlazione economica, la maggiore delle economie industrializzate rappresentata dagli Stati Uniti, sembra dimenticare la realtà dei fatti associando in modo eccessivamente diretto la salute del comparto azionario con la capacità di ripresa reale della sua economia, dipendente per il 70% dai consumi interni.

L’obbiettivo delle politiche espansive ha preso in considerazione gli investimenti sulle infrastrutture e gli interventi finalizzati a portare il paese verso la decarbonizzazione dell’economia. I consumatori hanno beneficiato dei sussidi economici così anche il mercato del lavoro beneficerà della rinnovata domanda nei settori coinvolti dagli investimenti, tuttavia senza un adeguata fiducia dei consumatori, data la presenza minacciosa di nuovi ritorni alle condizioni limitanti della crisi sanitaria, questi effetti potranno durare soltanto sul breve termine, rischiando di mettere nuovamente in crisi quella che è attualmente insieme alla Cina, la forza trainante per l’economia globale. La maggior parte della ricchezza negli Stati Uniti rimane allocata in attesa di occasioni favorevoli per investire sul territorio, una ricchezza che si accumula e viene concentrata nelle mani di una ridotta fetta della popolazione, rischia di limitare fortemente quelle circostanze di crescita in grado di portare stabilmente il Paese fuori dalla crisi economica.

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La riforma economica più importante per gli Stati Uniti

La riforma economica più importante sarebbe quella che va verso l’aumento del potere contrattuale dei lavoratori e la riduzione delle influenze sul governo dei lobbisti, che contribuendo largamente al corso delle iniziative politiche rischiano di avvitare la situazione economica su se stessa, erodendo alla base il sostegno dato dalla capacita di spesa della popolazione e amplificando quello che è oggi un evidente squilibrio economico tra le classi nella società USA.

Uno sbilanciamento ulteriore a favore dei comparti economici che diventano sempre più vicini a regimi di monopolio, potrà al contempo alimentare il risentimento sociale che verrà sfruttato demagogicamente nella prossima campagna presidenziale.

Intanto i dati di venerdì 6 agosto sui non farm payrool e sulla disoccupazione USA, hanno messo in evidenza il recupero del mercato del lavoro, amplificando le possibilità dell’inizio di un allentamento delle politiche espansive della Federal Reserve. Queste dovrebbero avvenire in modo graduale così da testare la tenuta del sistema che si regge sul debole equilibrio dovuto dall’immunità data vaccini, somministrati per il momento al 58% totale della popolazione. Con la fine dell’estate e un ritorno all’esposizione ai contagi data la maggior frequentazione e il maggiore tempo speso in ambienti chiusi, osserveremo se la percentuale raggiunta sarà sufficiente per dichiarare l’economia fuori pericolo.

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Le attuali correlazioni del settore finanziario con l’economia USA.

L’oro è sceso sotto i 1.800 dollari perdendo circa il 2,6% del valore, divenendo forse l’indicatore più significativo della diffidenza degli investitori, in relazione relativamente al recupero definitivo dell’economia. Allo stesso modo si è manifestata una variazione negativa nel prezzo del greggio, dei cambi Forex come Euro, variato negativamente dello 0,6%, così anche il Pound e lo Yen variati negativamente dello 0,4%. Sale anche il Bitcoin che arriva nuovamente ai 43.000 mila dollari.

Per quanto riguarda gli indici azionari USA ,sono saliti debolmente lo S&P 500 e il Dow Jones, che hanno guadagnato rispettivamente lo 0,2 e lo 0,4%. Il Nasdaq perde invece lo 0,5% segno di un settore che ha ampiamente scontato le aspettative positive per l’uscita temporanea dalla crisi sanitaria. L’economia europea segue anch’essa la tendenza positiva degli Stati Uniti, data la compresenza delle cause in grado di stabilire la base comune per gli sviluppi economici. Nonostante le grandi differenze tra le due economie, queste sono oggi più che mai correlate.

Segnali positivi arrivano anche dal mercato del lavoro italiano

Segnali positivi arrivano anche dal mercato del lavoro italiano che ad agosto ha visto un incremento, quasi assoluto, della domanda da parte delle aziende, cresciuta del 3,7% rispetto lo stesso periodo del 2019. Il dato proviene da Unioncamere e Anpal che rivelano nuove assunzioni in programma per ottobre, entro il quale dovrebbero crearsi opportunità di lavoro per 1,2 milioni di lavoratori. Nel trimestre da agosto a Ottobre gli occupati dovrebbero crescere del 10,9% rispetto allo stesso periodo del 2019. L’effetto espansivo è ottenuto dalla grande forza rilevata nel settore manifatturiero e delle costruzioni, quest’ultima particolarmente alimentata dagli incentivi fiscali e dagli investimenti nel settore edile.

In ottica correlativa questo settore sta facendo emergere incrementi del prezzo delle case, non solo negli Stati Uniti, ma anche in molti altri paesi nel mondo. Stimoli fiscali accompagnati da bassi tassi di interesse, la rivalutazione della casa come investimento sicuro e punto di riferimento durante i lockdown, hanno tutti contribuito all’aumento dei prezzi per case e affitti.

  • Cominciando dal Nord America, negli Stati Uniti i prezzi delle abitazioni sono aumentate rispetto al valore nominale del 12,6% e reale del 10,7% con il prezzo degli affitti che ha avuto una crescita record in rapporto al valore dell’immobile arrivata al 24,9%.
  • In Canada invece il valore nominale degli immobili è cresciuto del 10% seguito da quello reale aumentato del 8,7% con gli affitti che sono raddoppiati in rapporto al valore dell’immobile arrivando al 104,2%.

In Europa la tendenza vede delle variazioni significative che si registrano in particolar modo in Germania, Spagna e Italia.

  • La Germania vede un incremento del costo delle case del 8,1 pari all’incremento di quello reale, mentre gli affitti in rapporto al valore, aumentano del 17,5%.
  • Molto più accentuata è la disparità tra il valore e l’incremento degli affitti in Spagna, dove a fronte di un aumento del valore nominale del 1,7% e reale del 2,1% gli affitti sono aumentati del 27,3%.
  • In controtendenza l’Italia, con un esempio analogo in Giappone. Gli incrementi del prezzo delle case sono arrivati 1,6% del valore nominale e del 2% di quello reale, con una diminuzione del costo degli affitti del 11,5%.

Il fenomeno della mancanza di manodopera e figure professionali in Italia

Nel settore edile vi è stato infatti il più rapido incremento nelle richieste di assunzione, tanto che le aziende hanno difficoltà a trovare figure professionali di riferimento come artigiani e operai specializzati nel settore delle costruzioni. Questo fenomeno ricorre ultimamente in molteplici settori con una difficoltà per le aziende a reperire almeno un terzo delle figure professionali ricercate.  Tra quelle più difficili da trovare vi sono:

  • Installazione e manutenzione, con una carenza del 48,3%.
  • Progettazione e sviluppo (46,2%).
  • Tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni (58,7%).
  • Artigiani e operai specializzati nell’installazione e manutenzione, nelle attrezzature elettriche ed elettroniche (58,5%).
  • Tecnici in campo ingegneristico (53,0%).

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Nel settore dei servizi si assisterà invece al maggior incremento delle assunzioni, agevolato dalla tendenza positiva dei servizi turistici che nel trimestre fino a Ottobre raggiungerà un aumento del 15%. Nonostante la recente crisi il settore turistico italiano ad agosto è cresciuto rispetto allo stesso mese del 2019 del 36,1%.

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