Pensioni e dossier segreto: incredibile quello che accadrà il prossimo anno

Svelato un dossier segreto sulle pensioni che porterebbe alla soppressione di quota 102 già a partire dal prossimo 31 dicembre. Ecco cosa accadrà.

Prima c’è stata quota 100, successivamente quota 102 che attualmente è ancora in vigore e potrebbe essere soppressa a partire dal 31 dicembre 2022. Le riforme sulle pensioni si susseguono di anno in anno, ma grazie alle dichiarazioni di Claudio Durigon proviamo a curiosare su quello che dobbiamo attenderci in vista del 2023.

Dossier segreto sulle pensioni
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L’esecutivo ha il compito di pensare ad una nuova formula previdenziale che permette, ad alcune categorie di lavoratori, di uscire anticipatamente, favorendo il ricambio generazionale. In effetti, sia quota 100 che quota 102 hanno rappresentato una sorta di rinnovamento del settore lavorativo.

Le due formule appena citate hanno permesso a milioni di italiani di anticipare il ritiro e di andare in pensione prima del previsto. Questa scelta ha un costo dal punto di vista economico, sia per lo Stato che per il contribuente che decide di approfittare dell’occasione della pensione anticipata.

Di fatto, coloro che hanno deciso di approfittare di quota 100 e di quota 102 hanno dovuto rinunciare ad una parte dell’assegno di pensionamento, che sarà poi erogata al raggiungimento dell’età ordinaria di pensionamento.

In ogni caso Claudio Durigon, in una recente intervista, ha anticipato i possibili scenari futuri per i lavoratori che intendono anticipare l’uscita dal lavoro, anche nel 2023. Per evitare di finire nella morsa della riforma Fornero, che prevede il pensionamento a 67 anni d’età.

Dossier segreto sulle pensioni: cosa accadrà nel 2023?

Secondo quanto anticipato da Claudio Durigon, per il 2023 potrebbe essere possibile andare in pensione con quota 41 anni di contributi. Questa forma di pensionamento anticipato potrebbe prevedere uno sconto per le donne con figli.

Inoltre, Durigon ha anticipato che potrebbe essere introdotta una pensione di garanzia per i più giovani con un assegno pari a 1,5 volte il minimo previsto dalla legge.

Senza dimenticare che a partire da gennaio 2023, avverrà una rivalutazione degli assegni di pensionamento in relazione all’indice di inflazione registrato nel 2022.

Lo scopo di queste formule è quello di evitare che i lavoratori finiscano nel baratro della riforma Fornero, consentendogli di ritirarsi dal lavoro ad un’età inferiore rispetto a quanto previsto dalla attuale riforma pensionistica.

Durigon ha chiarito che: “Il timing è già definito. Il superamento di Quota 102 e la nuova normativa devono entrare nella legge di Stabilità. Le nostre proposte, contenute nel DDL e che il Ministro dell’Economia Daniele Franco già conosce, devono essere messe dunque nel binario della sessione di bilancio”.

Se non viene immediatamente introdotta una nuova formula di pensione anticipata, lavoratori italiani che sono prossimi al pensionamento dovranno nuovamente fare i conti con la legge del governo Monti, che prevede l’uscita dal lavoro a 67 anni.

La proposta per il 2023

La nuova proposta  presente nel dossier segreto sulle pensioni, che potrebbe entrare in vigore per il 2023, prevede che l’assegno di pensionamento venga erogato a partire dal compimento del quarantunesimo anno di contributi versati.

Tuttavia, come spesso accade, la mediazione politica nella maggioranza e l’interlocuzione tra governo e Bruxelles contribuiranno ad imporre condizioni e paletti alla nuova formula di pensionamento anticipato.

Ma ciò che conta davvero è riuscire a rottamare definitivamente la riforma voluta dalla Fornero, durante il governo Monti. Lo scopo, infatti, è quello di stabilire una volta per tutte una soglia contributiva fissata a 41 anni. Fermo restando, che è sempre possibile aggiungere delle correzioni per alcune categorie di lavoratori.

Secondo Durigon, non è possibile eguagliare l’età per l’assegno di anzianità tra uomo e donna. Per questo motivo, è sua intenzione inserire nella riforma uno sconto dei contributi per le donne che hanno figli. In tal caso, dovrebbe essere tolto almeno un anno, ai 41 necessari per andare in pensione.

La sostenibilità della nuova formula di pensionamento anticipato

Quando si parla di riforme pensionistiche bisogna fare riferimento anche alla sostenibilità per le finanze pubbliche.

La nuova formula di pensionamento anticipato che prevede la possibilità di ritirarsi dal lavoro con 41 anni di contributi versati dovrebbe non avere un impatto invasivo sui conti delle finanze pubbliche.

Così come spiegato dallo stesso Durigon: “Non va dimenticato che, lentamente, il bacino di chi ha il conteggio con il retributivo, dunque più oneroso per le casse dello Stato, si sta esaurendo. Così l’uscita anticipata ha sempre un peso sempre meno rilevante sul bilancio pubblico. Le stime che circolano parlano, di un costo compreso tra 4,5 miliardi e sei tra il 2023 e il 2025. I dati precisi li ha l’Inps, i miei sono probabilmente spannometrici, ma non si discostano molto dalla realtà”.

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