L’economia dell’Intelligenza Artificiale, un nuovo concetto di ricchezza

L’intelligenza artificiale utilizza complessi algoritmi per replicare le capacità umane al fine di cooperare nella risoluzione di problemi e prendere decisioni sulle basi dei dati disponibili.

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Un sistema di AI, Artificial Intelligence, utilizza la potenza di calcolo dei computer al fine di replicare la capacità umana di apprendere e generare predizioni. Per fare questo è tuttavia necessaria una grande quantità di informazioni che garantisca un’esecuzione il più vicino possibile alla realtà con la quale deve interfacciarsi.

Il volume dell’informazione con la quale un’intelligenza artificiale può nutrire le funzioni e gli algoritmi con i quali ottiene i risultati attesi, è cresciuta a livello globale in modo esponenziale. Negli ultimi anni infatti, sempre più oggetti di uso quotidiano hanno ottimizzato le loro funzioni in un’ottica interattiva, cominciando a diventare sempre più smart, dal cellulare allo smartphone, dalle automobili tradizionali a quelle a guida assistita, dalle applicazioni che diventano sempre più in grado adattare le loro funzioni sulla base dei dati disponibili sulle preferenze del consumatore, fino agli orologi che sono in grado di aiutarci nelle nostra performance sportive, interagendo sulla base dei nostri dati biometrici.

La tendenza già in atto negli anni passati è divenuta più che mai manifesta con la riduzione delle libertà di spostamento che hanno incrementato notevolmente la quantità di servizi che fanno uso di dati sulle preferenze personali, garantendo il distanziamento sociale per mezzo di servizi a distanza.

Il settore più reattivo ai mutamenti dell’ultimo anno sembra essere quello dell’e-commerce. Negli Stati Uniti si stima infatti che il commercio online raggiungerà 1000 miliardi di dollari nel 2022, con un incremento quest’anno di almeno il 20%. I consumatori e le aziende, continuando a premiare l’efficienza delle nuove soluzioni, potrebbero non riprendere le passate abitudini anche dopo un eventuale ritorno alla normalità.

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L’intelligenza Artificiale applicata al caring e ai call center

Un esempio della nuova normalità dopo il coronavirus, che conferma l’irreversibilità completa della tendenza, è quella che si è creata nel settore dei call center e dei servizi di assistenza telefonica. Nelle Filippine, nel quale è presente il più grande mercato dei servizi di call center a livello globale, a causa dei lockdown si è definitivamente decretato la sostituzione degli operatori in carne e ossa con sistemi intelligenza artificiale, in grado di sopperire al lavoro umano simulandone tutte le caratteristiche. Quasi un milione e mezzo di persone che lavorano nel settore, potrebbero essere lentamente sostituite negli anni a venire da intelligenze artificiali che a oggi simulano già caratteristiche di empatia, comprensione ed efficacia nella risoluzione dei problemi e delle richieste dei clienti, di cui almeno il 25% utilizza già consapevolmente o meno servizi gestiti da questo genere di software.

Con un incremento che andrà di pari passo con la tecnologia e le informazioni aggregate che ogni persona, ogni giorno, accetta di scambiare in cambio dell’uso dei servizi che vuole utilizzare, il sospetto è quello che per i software di intelligenza artificiale potrebbe essere un decennio particolarmente positivo. Secondo l’International Data Corporation i guadagni delle aziende impiegate nella produzione di componenti hardware e software che possono supportare questo genere di tecnologia, crescerà annualmente dal 2021 al 2025 del 16%.

È quella che Samuel Altman, imprenditore e programmatore statunitense chiama “revolution AI”. Altman è il fondatore di OpenAI, una società di ricerca e consulenza che si pone l’obbiettivo di fare in modo che le intelligenze artificiali sviluppate dalle aziende abbiano un impatto positivo sull’umanità. Altman compara l’impatto che le A.I avranno nel progresso tecnologico della nostra società, con quello generato da rivoluzioni tecniche come quelle dell’agricoltura, la rivoluzione industriale e quella digitale. Aggiungendo che il progresso tecnologico nei prossimi cento anni sarà più avanti di quanto non abbia fatto dall’inizio dell’invenzione della ruota a oggi. Questo anche per via del fatto che le intelligenze artificiali svilupperanno a loro volta soluzioni per migliorare la tecnologia in un accelerazione nel quale saranno le tecnologie a migliorare se stesse.

Due società dell’AI da osservare da vicino: Delphi Automotive e Intel

Se è vero che stiamo vivendo nell’era della rivoluzione dell’intelligenza artificiale, il comparto dell’auto è quello che più fa parlare di sé per l’innovazione che sta trainando il settore a livello globale. Delphi Automotive è una compagnia con sede nel Regno Unito che focalizza la sua attività su sistemi di automazione, come ad esempio i sistemi di autopilota delle auto elettriche. È attivamente coinvolta nello sviluppo di soluzioni con BMW e Intel per riuscire a lanciare la prima auto senza pilota già quest’anno. Nonostante il progetto forse troppo lungimirante, le sue quotazioni vivono una stagione eccezionale, con il prezzo che è passato dal minimo dei 49,24 dollari di marzo 2020 ai 153 dollari attuali. Un incremento maggiore del 300%, rendimenti alla pari con le più chiacchierate delle criptovalute. Da dicembre 2019 ha superato il massimo precedente intorno a 95 dollari, quando le quotazioni erano crollate a causa del generale panico diffusosi sul mercato finanziaro con la pandemia.

Il trend regolare è stato sostenuto da un’ottima affluenza di volumi, fino al superamento del massimo storico a 98 dollari avvenuto circa cinque mesi fa. Da allora si registra la prosecuzione della tendenza che negli ultimi mesi ha mutato la sua volatilità aumentando l’escursione di prezzo dei suoi pattern ciclici di acquisti e vendite. Attualmente il prezzo sembra essere in una fase di consolidazione aggirandosi intorno al prezzo medio degli ultimi due mesi a 140 dollari. Tutto farebbe pensare a una ripresa Bull dei prezzi che se dovessero superare la resistenza a medio termine posta a 155 dollari potrebbero arrivare almeno fino ai 168 dollari per azione.

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La rinomata multinazionale americana Intel con sede nella Silicon Valley, specializzata nella costruzione e vendita di componentistica hardware nonché di computer, offre degli spunti in quest’ultima settimana, in quanto il prezzo si trova quasi al livello di resistenza che storicamente ha incontrato il favore dei venditori. Il prezzo si avvicina in questi giorni alla sua quotazione record raggiunta durante gli anni 2000. Se all’epoca si trattava di prezzi largamente gonfiati dalla speculazione in atto sui titoli legati al settore informatico, oggi invece la tenuta dei prezzi dal lungo trend long cominciati negli ultimi quattro anni, sembra fuori dubbio.

Dai 47,07 dollari di dicembre 2020, le quotazioni hanno più volte raggiunto il massimo intorno ai 63 dollari, ma da inizio del 2021 è stata respinta tre volte, segnando probabilmente quello che è percepito come il suo valore attuale. I 65 dollari di oggi sono infatti un’occasione da tenere sotto osservazione, perché segnano in modo definitivo quello che può essere un cambio di tendenza, confermando una salita verso nuovi record storici, oppure in ottica short un ritorno a quelli che sono livelli di supporto a partire dai 58 dollari fino almeno ai 53 dollari, nel quale il prezzo è stato scambiato in modo particolarmente regolare e con una volatilità molto contenuta.

Nella giornata odierna il prezzo si trova sostenuto all’interno di un canale di prezzo tra i 61 dollari e i 67 dollari, con una media delle ultime due settimane che conferma la tendenza long e una divergenza rialzista segnalata da un MACD in ipervenduto con l’incrocio della media mobile che sembra configurare nuovi rialzi di prezzo. Tuttavia è da considerare con prudenza l’avvio di una nuova fase rialzista prima di un sostanziale ritracciamento, in quanto i volumi da inizio febbraio sono cresciuti in maniera inversamente proporzionale all’aumentare dei prezzi, segnalando una particolare avversione al rischio, rispetto ai quei livelli così vicini alle resistenze o un disinteresse per una buona parte degli operatori.

Le informazioni presenti in questo articolo non sono da intendersi come un invito all’investimento né alla speculazione.

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