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Green pass, ecco chi ci perde e chi ci guadagna: i numeri non mentono

L’obbligo di green pass base per accedere ai negozi trova i consumatori divisi. Il canale di acquisto online sempre disponibile può creare ora più che mai forti distorsioni sulla concorrenza.

Chi non è in possesso del green pass o si sente limitato nel doverlo esibire all’ingresso della maggior parte dei locali pubblici e privati sceglie spesso di passare agli acquisti online.

Fonte Adobe Stock

Mentre i mercati si interrogano sulla difficoltà delle banche centrali di correggere l’inflazione senza contrarre nuovamente i consumi, i commercianti italiani vivono le limitazioni ulteriori di concorrenza e controlli. L’obbiettivo di un ritorno più veloce possibile alla normalità sta pesando sui negozi fisici, che già durante la fase emergenziale hanno visto un importante calo del fatturato a favore degli e-commerce.

Il sentiment dei consumatori emerge da un sondaggio condotto da Swg per Confesercenti su un campione di consumatori di età superiore ai 18 anni. L’obbligo di esibire il certificato vaccinale è sostenuto dal 64% degli intervistati, con 87% del campione che ha dichiarato di avere il green pass. La maggioranza, quindi, ritiene che la misura sia consona e apporti dei vantaggi, per esempio in termini di sicurezza.

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I numeri svelano gli effetti del green pass sugli acquisti, quasi 3,5 milioni di consumatori useranno e-commerce

Il 36% degli intervistati non è molto convinto e si pone in una condizione di dubbio. Tra questi il 26%, poco superiore a un quarto degli intervistati, lo vede come un impedimento che riduce l’accessibilità dei punti vendita. Chi deciderà di ovviare alle restrizioni almeno metà di chi non possiede il green pass e non ha intenzione di ottenerlo passare agli acquisti online, un totale di circa due milioni di persone, mentre poco meno di un milione e mezzo rimanderà gli acquisti.

A questo contesto non troppo incoraggiante, si affianca una ripresa economica che sta evidenziando l’inflazione dei costi dei prodotti, dovuta in particolare a materie prime ed energia. La politica monetaria non verrà modificata sul breve termine. Tuttavia l’economia italiana secondo i dati dell’Istat registra una crescita per il quarto trimestre consecutivo, seppure a ritmi più moderati rispetto ai periodi precedenti. La crescita del Pil del 6,4% superiore al resto dei paesi europei, va comunque contestualizzata alle precedenti perdite economiche, arrivate a quasi il 9% vicine solo a quelle francesi e spagnole.

I migliori paesi europei in base alla crescita del Pil

Nella classifica sulla crescita del Pil europeo, subito dopo l’Italia troviamo la Svezia che registra il 6,1%. Francia e Germania segnano rispettivamente una crescita del 5,4% e del 1,4%. Su base congiunturale, ovvero rispetto al terzo trimestre, l’Italia ha registrato una crescita dello 0,6% superando la Germania dove il Pil si è contratto dello 0,7 ma sorpassata da altri paesi. Tra quelli con le economie più simili a quella italiana, la Spagna cresciuta del 2% e il Portogallo cresciuto del 1,6%.

Bisogna andare al 1976, per trovare una crescita del Pil così alta e pari al 6,6. Tuttavia a differenza di allora, oggi a causa delle congiunture economiche e delle condizioni con cui esso si è manifestato non possiamo sfruttarne a pieno i vantaggi.

                                            Dal 1 febbraio stop all’obbligo green pass: facciamo chiarezza

Confesercenti conferma una visione negativa degli effetti del green pass sugli acquisti

Secondo Confesercenti, si profila un possibile ulteriore colpo al retail fisico, già messo in difficoltà dall’incertezza creata dai media in un contesto di preoccupazione generalizzata.

Per quanto riguarda gli e-commerce, le azioni Amazon rappresentative del settore hanno sottoperformato lo S&P 500 negli ultimi 18 mesi. Le azioni Amazon sono state più o meno stagnanti durante questo periodo. Il titolo sembra essere messo da parte data l’associazione comune tra l’azienda e le vendite online. Oggi, tuttavia, Amazon diversifica in segmenti che continuano a essere redditizi come pubblicità, servizi cloud e abbonamenti.

L’attività pubblicitaria di Amazon ha un fatturato di 31 miliardi di dollari si inserisce come la terza variabile nel duopolio di Google e Facebook. Negli ultimi tre trimestri il tasso di crescita della pubblicità di Amazon è stato rispettivamente del 73%, 83% e 49%. Non si sono registrati cali durante la pandemia neanche per questo comparto.

Lo stesso accade per il fatturato annualizzato di AWS arrivato a oltre 60 miliardi di dollari. Investire oggi rimane un’attività complessa. Visto il tasso di crescita dei ricavi è realistico pensare che la variazione delle quotazioni non stia riflettendo il valore intrinseco dell’azienda. Per questo motivo il titolo Amazon può avere un forte rally rialzista in grado di riportare il titolo sopra i 2900 dollari fino a estensioni a 3200 dollari.

Andrea Carta

Ha studiato Analisi Tecnica dei mercati finanziari e ha svolto la professione di trader indipendente fino al 2019. Appassionato di letteratura e scrittura creativa, concilia le sue conoscenze ed esperienze scrivendo articoli in tema finanziario, socio economico e politico

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