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Finita l’estate il Fisco torna a bussare alle porte dei contribuenti

Non appena la pandemia sembra volgere (speriamo) al termine l’Agenzia delle Entrate torna a bussare alle porte degli italiani, all’inizio lo farà con con richieste bonarie ma poi..

 

La tregua fiscale voluta dai due Governi che si sono succeduti nell’era del Covid-19 ormai sembra essere finita anche perché il deficit statale continua a crescere giorno dopo giorno in maniera impressionate. Ci sono 160 milioni di euro in cartelle esattoriali ancora da saldare e dal prossimo settembre ricomincerà la… battaglia del grano. La prima mossa prende il nome di “compliance”, vale a dire l’invio di lettere ai cittadini per invitarli a verificare se nella dichiarazione dei redditi sono stati riportati correttamente tutti i dati richiesti. Insomma come primo step si cerca un dialogo bonario con il contribuente. Non per niente il provvedimento emanato da Ernesto Maria Ruffini, il presidente dell’Agenzia delle Entrate, parla testualmente di: “comunicazioni volte a favorire il versamento spontaneo nonché l’emersione degli imponibili” per il 2021.

Le lettere di avviso arriveranno anche in forma telematica

Le lettere d’avviso verranno inviate anche in forma telematica ma non rappresentano ancora una forma di vero e proprio accertamento formale. Per ora si tratta di segnalare al cittadino un insieme di informazioni legate alle annualità precedenti di cui Agenzia delle Entrate è a conoscenza ed anomalie riscontrate nelle varie dichiarazioni dei redditi. A quel punto il contribuente dovrà rispondere puntualmente alla Agenzia delle Entrate fornendo le dovute spiegazioni e le “pezze di appoggio” per giustificare eventuali anomalie se non vuole ricevere un vero e proprio avviso di accertamento. Se ci si renderà conto di essere in errore si potrà provvedere autonomamente alla correzione di possibili errori attraverso il cosiddetto “ravvedimento operoso”.

Insomma si vuole riprendere piano piano l’attività sospesa dal 2020. Per formulare tutte queste comunicazioni, il Fisco incrocerà le informazioni incrociando vari database a livello nazionale.

Stessa cosa sarà fatta anche in merito ai contributi comunali sugli immobili con l’obiettivo di: “garantire ai contribuenti e agli intermediari la conoscibilità delle relative aliquote e, per quanto riguarda l’IMU, anche di altri elementi informativi utili per la determinazione e il versamento del tributo”.

Previsti molti investimenti per lottare contro il tax gap

Ma per raggiungere tutti i contribuenti è necessario potenziare l’infrastruttura informatica per ridurre il pesante gap tra quanto dovrebbe entrare nelle casse del Fisco e quanto i contribuenti versano effettivamente. E al riguardo l’obiettivo è scritto: nel 2023 il tax gap dovrà essere ridotto del 5 per cento rispetto al 2019. In soldoni si tratta di circa 4 miliardi di euro che dovranno diventare più di 12 miliardi di euro con la riduzione a regime del 15 per cento del tax gap nel 2024.

Non per niente molti dei miliardi di euro in arrivo dalla Comunità Europea dovranno essere spesi proprio per far fare un balzo in avanti all’informatizzazione di tutto il Paese.

Ma prima bisognerà fare i conti con il Garante della Privacy

Per sintetizzare: per centrare questi obiettivi ambiziosi di riduzione del tax gap si spingerà attraverso due direttrici. Il potenziamento appunto della compliance e il completamento del processo di analisi dei big data e di pseudonimizzazione per potenziare le analisi nella selezione dei contribuenti da controllare. Al riguardo l’idea è quella di utilizzare il patrimonio informativo dell’amministrazione per costruire dei modelli di rischio evasione attraverso dei dati resi anonimi e poi calare nella realtà gli indici di rischio e procedere alla fase dei controlli sui soggetti ritenuti più pericolosi. Ma qui bisognerà fare i conti con il Garante della Privacy…

Fabrizio Lodi

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