I gestori patrimoniali, la pandemia e il trading in outsourcing

Come organizzarsi nel caso in cui un gestore non fosse nelle possibilità di svolgere la propria operatività come sempre? 

Computer e caffè

Gli investitori, ma in particolare i gestori, con la situazione emergenziale determinata dal Covid 19, hanno dovuto rivedere totalmente i loro modelli operativi. Oggi abbiamo un mercato volatile, un’estrema pressione sui margini, la tecnologia che diviene sempre più presente e complessa. Tutto questo, prima della pandemia, era già un tema molto importante per i gestori ed era parte delle variabili di cui tenere conto nel momento in cui dovevano studiare strategie di mercato, ma oggi sono sempre più incombenti e hanno costretto i professionisti del settore a strutturare processi operativi per far fronte a un numero crescente di eventi non pronosticabili.

Così sì è diffusa la pratica dell’outsourcing, assicurandosi di avere a disposizione qualcuno che in qualsiasi evenienza abbia la capacità operativa di sostituire il gestore “titolare”. La Northern Trust, società di servizi finanziari con sede a Chicago, recentemente ha pubblicato i risultati di un sondaggio: studiando 300 gestori, con un asset che si aggira tra i 10 e 500 miliardi di dollari, è stato dimostrato come i modelli operativi utilizzati nella gestione del portafoglio siano nettamente variati rispetto al periodo antecedente la pandemia.

Quando è stato chiesto loro di esprimere la propria opinione sul trading in outsourcing, l’85% degli intervistati ha affermato di aver già esternalizzato o di essere interessato a farlo. Le ragioni per utilizzare servizi in outsourcing sono molte, rendendo le operazioni “a prova di futuro” e migliorandone l’efficienza operativa. Basti pensare alle applicazione nella fornitura di servizi di trading, come esecuzioni, accesso ai mercati internazionali o ad altre aziende, gestione di investimenti ed hedge fund. 

LEGGI ANCHE>> Trading: non seguire il gregge, evita le fregature

L’operatività tradizionale non basta arriva l’outsourcing

La situazione emergenziale ha dimostrato che le modalità operative tradizionali talvolta sono inadeguate. Un elemento chiave per la gestione è il rischio, quindi cosa accade se il gestore non può operare? Questa domanda è stata da sempre fonte di preoccupazione, ma più passa il tempo e più cresce il timore in questo senso, anche perché ancora non è possibile vedere la luce in fondo al tunnel. Il rischio di perdere, anche solo per qualche tempo, il leader della gestione, è un’idea che non piace, soprattutto quando si tratta di investitori molto capitalizzati che fanno affidamento al loro gestore e a nessun altro. Così, se si ha un partner in outsourcing, l‘operatività non si arresta ma viene garantita una continuità.

LEGGI ANCHE>> Il ruolo del consulente finanziario, un alleato importante

I gestori degli investimenti hanno un solo obiettivo: generare profitto e farlo in maniera efficace e senza dispersione di tempo. Il trading in outsourcing, e quindi avere a una figura capace di sostituire immediatamente il leader, diviene importante visto il periodo storico in cui ci troviamo. Non si sa ancora per quanto tempo il Covid farà parte delle nostre vite, quindi meglio organizzarsi.

Impostazioni privacy